Folla di ammiratori giunti oggi agli studi Mediaset di Cologno Monzese per porgere l’ultimo saluto a Raimondo Vianello, morto ieri mattina all’ospedale San Raffaele. La camera ardente è stata allestita allo Studio 4. Moltissimi fiori e un grande schermo televisivo su cui scorrono immagini di Raimondo Vianello.
I funerali si terranno domani alle 11 nella parrocchia Dio Padre a Milano2, dove Vianello abitava insieme alla moglie. Poi il feretro sarà sepolto nella tomba di famiglia che si trova nel cimitero del Verano a Roma.
Raimondo Vianello nasce a Roma il 7 maggio 1922. Quarto figlio di un ammiraglio e della marchesa Virginia Accorretti, secondo il padre avrebbe dovuto seguire la carriera diplomatica dopo essersi laureato in giurisprudenza. Invece, grazie alle sue caratteristiche fisiche, viene scelto per interpretare il ruolo di un ufficiale americano nella rivista satirica “Cantachiaro n.2” di Garinei e Giovannini.
“In Raimondo Vianello c’era tanto sangue e latte maceratese – scrive Gabor Bonifazi-. Infatti la mamma del popolare comico era una Accorretti di Macerata e la balia di Raimondo era probabilmente una signora di Treja. Inoltre Raimondo Vianello si arruolò, insieme al giovane maceratese figlio del prof. Diamantini, alla leggendaria X Mas del principe Junio Valerio Borghese. Infine segnaliamo che la famiglia Accorretti aveva fatto una “donazione modale” (obbligo di mantenere una scuola) alle suore di San Giuseppe e quando l’edificio di via Tornabuoni venne venduto all’Università per poi essere trasformato in mensa studentesca, intervenne anche il buon Raimondo, in quanto uno degli eredi Accorretti.
La famiglia Accorretti era imparentata con i Bandini Erizzo e possedeva diverse proprietà, tra cui due palazzi (Ferrajoli e Gatti) in via Crescimbeni e Villa “Cristina” a Sasso d’Italia.
Non c’è dato sapere quando gli Accorretti se ne andarono da Macerata verso Ancona, anche se dalla lettera che pubblichiamo si capisce che già nella seconda metà dell’Ottocento vivevano tra Macerata e Filottrano dove rimane un palazzo con il nome. L’atmosfera arcadica del vivere in villa traspare da una lettera datata giugno 1860, ritrovata fortunosamente da un filatelico in un mercatino, scritta dal marchese Ricci all’illustre storico dell’arte e zio Amico: “Ho ricevuto qui a Boschetto la carissima del 6 e dal Boschetto rispondo; ove son venuto con Papà a passare 7 o 8 giorni intanto che Rina trovasi a Filottrano dagli Accorretti. Gregorio ci fa da mangiare e ci pulisce le camere; il giardiniere ci serve a tavola, mentre tutti gli altri della famiglia e anche i cavalli sono rimasti a Macerata. Così si fa vita arcadica, e papà coi suoi disegni, io coi miei libri ce la passiamo bene”.
Nelle foto: in alto Raimondo Vianello con la madre, la marchesa Virgilia Accoretti. Al centro con la moglie Sandra Mondaini.
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“Leggendaria” X Mas. Beh, a 9 giorni dal 25 Aprile è indicativo…
Spero di leggere presto delle fulgide imprese di Mussolini, della gloriosa attività di Pinochet e quant’altro!
Da Naviganti Attivi
Raimondo Vianello lo ha detto chiaro: “Io non rinnego niente”. Riaprire la questione del servizio militare prestato, oltre mezzo secolo fa, nella Repubblica Sociale Italiana, poteva costargli caro alla vigilia del Festival di Sanremo che deve presentare. Eppure Vianello ha scelto la dignità, non l’opportunità. Sarebbe bello se a Sanremo ‘98 ci fossero con lui anche l’ex iscritto al M.S.I. di Milano (1956) Adriano Celentano; l’ex frequentatore della “Giovane Italia” (poi FUAN n.d.r.) a Bologna nei primi anni ‘60 Lucio Dalla; il presunto finanziatore del Soccorso Tricolore de “Il Borghese” dei primi anni ‘70, Lucio Battisti con Mogol, alias Giulio Rapetti, che per i testi di qualche sua canzone ha preso in prestito parole di Robert Brasillach… (poeta francese collaborazionista coi tedeschi n.d.r.). Lasciamoli cantare, e dimenticare, come si è dimenticato che, nel 1958, Johny Halliday attaccava a Parigi manifesti per il gruppo di “Jeune Nation” (d’estrema destra n.d.r.).
Restiamo agli attori, come il tenente della Legione Tagliamento Giorgio Albertazzi, fucilatore di disertori, uno che oggi fa il radicale, ma che, come Vianello, ha detto quello che Walter Chiari (Decima MAS) e Ugo Tognazzi (Brigata Nera Cremona) avevano dovuto tacere. Anche Enrico Maria Salerno, ex della Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.), che era stato trattenuto per quasi due anni in un campo di concentramento dopo la fine della guerra (non si lasciava “defascistizzare”) aveva dovuto tacere e mimetizzarsi: in un film di Florestano Vancini, “Le stagioni del nostro amore” (1966), recitava da antifascista e prendeva addirittura a male parole un lettore de “Il Borghese”. E il regista Marco Ferreri, reduce anche lui della G.N.R., era diventato un idolo della sinistra intellettuale, anche se negli anni ‘50 era andato a girare i suoi film migliori, “El pisito” e “El cochecito”, nella Spagna di Franco.
Aveva dovuto tacere anche Marcello Mastroianni, l’attore italiano più noto al mondo, ma prima militare a Dobbiaco all’Istituto Geografico Militare della R.S.I. e poi passato con i tedeschi nelle file dell’Organizzazione “Todt”. Quando Mastroianni morì, sul “Corriere della Sera” Ernesto Galli Della Loggia rimproverò al Polo (berlusconiano) l’assenza ai suoi funerali, perché anche un attore può incarnare l’Italia. Il professore non immaginava quanto fosse vicino al vero, sia pure per ragioni diverse da quelle che lui sosteneva. Hugo Pratt non aveva dovuto tacere fino all’ultimo, ma quasi. Non si era mai vergognato di essser passato attraverso la Decima MAS e la polizia tedesca dello S.D. (Polizia Politica). Solo che, dopo, aveva confuso le piste alla maniera del suo Corto Maltese, che si definisce un “gentiluomo di ventura”, cioè un pirata, un rinnegato, ma è stato lo stesso adottato come un’icona dalla sinistra intellettuale. Che è rimasta molto delusa quando “Il Giornale” ha pubblicato una dedica di Pratt a un suo editore francese. Con la sua calligrafia inconfondibile scriveva : “De votre fasciste Hugo Pratt”. Non era del 1944, ma del 1988.
Oggi i tempi sono cambiati e l’ex paracadutista della G.N.R. Dario Fo ha vinto il Nobel che, più di lui, avrebbero meritato altri aderenti alla Repubblica di Mussolini, come Filippo Tommaso Marinetti o Ezra Pound. E il regista Piero Vivarelli, oggi comunista come Fo, può ammettere di essere stato anche lui nella Decima MAS e non solo di aver diretto un film come “Il dio serpente” (1970), memorabile solo per l’altra faccia di Nadia Cassini. I fascisti dell’altro ieri, diventati gli antifascisti di ieri, oggi si manifestano. La gente chic direbbe che “fanno outing”, come gli omosessuali. Nel mondo del pensiero unico, essere fascista equivale oramai a essere in qualche modo dei “diversi”. Ma Renzo Montagnani se ne infischiava, lui che era in buoni rapporti con l’ex ministro missino Altiero Matteoli. Ma non tutti hanno deciso di reindossare simbolicamente la camicia nera prima di morire. Alcuni non se la sono mai levata, come l’ex cronista radiofonico di “Tutto il calcio minuto per minuto”, Enrico Ameri. Il giornalista sportivo e paracadutista Gianni Brera, che aveva cominciato la propria carriera al “Popolo d’Italia”, ricordava volentieri il suo passato di partigiano in Val d’Ossola. Ricordava meno volentieri, ma non smentiva, che l’anno prima aveva fatto tranquillamente il suo mestiere nella R.S.I. E i suoi articoli e i suoi libri sono intrisi di una saggezza volkisch molto più spinta di quella leghista.
Di altri personaggi famosi il passato compromettente è stato dimenticato, come nel caso di Paolo Carlini, star dei primi romanzi sceneggiati in tv negli anni ‘50; di Paolo Ferrari, l’Archie Goodwin accanto al Nero Wolfe di Tino Buazzelli nella tv degli anni ‘70; dell’idolo della tv dei ragazzi di allora, Febo Conti (“Chissà chi lo sa?”). Quanto a Doris Duranti è stata considerata una “sventurata” più che una fascista, per il suo rapporto con Alessandro Pavolini, segretario del Partito Fascista Repubblicano. Lei lo ricorda così : “Ho avuto molti uomini, ho amato solo lui!”. Non si ha bisogno di molte parole quando si hanno le idee chiare. La morte, invece, non ha diviso altri due attori: Osvaldo Valenti e Luisa Ferida; insieme vissero intensamente, insieme vennero fucilati a Milano. Nuto Navarrini e Vera Roll, grandi nomi del teatro di rivista, furono più fortunati: nel 1945 lui finì in prigione, lei venne rapata a zero come “collaborazionista”. Si espose meno (e quindi se la cavò meglio) Gilberto Govi, che dal palcoscenico del Teatro Universale di Genova – nel cui atrio era esposto il motore di una fortezza volante americana abbattuta dalla nostra contraerea – esortava i giovani ad arruolarsi nella X M.A.S.
Anche Eduardo De Filippo, che sarebbe diventato un idolo del progressismo, nel 1943-44 lavorava per il fronte interno della R.S.I., con suo fratello Peppino (che ancora nel 1972, però, non avrebbe nascosto le proprie simpatie per il M.S.I.). Se la guerra fosse finita diversamente, l’opera teatrale “Filumena Marturano” magari sarebbe stata presentata da Eduardo come la storia di un’eroina della campagna demografica finita vittima di un borghese opportunista; quanto al film che ne sarebbe stato tratto, avrebbe avuto come protagonista sempre Marcello Mastroianni, come è accaduto per “Matrimonio all’italiana” di Vittorio De Sica… Proprio De Sica, affermatosi come attore e regista sotto il fascismo, nel dopoguerra costituì un sodalizio artistico d’intonazione populista con l’ex fascista Cesare Zavattini (“Miracolo a Milano”, “Umberto D.”). Ma nei primi anni ‘60 si sarebbe candidato alle elezioni nel suo paesino natale, nelle liste dei monarchici. Secondo le malelingue, invece, dal paesello sarebbe dovuta fuggire nel 1944 una quindicenne che aveva tenuto alto, molto alto il morale di un reparto della Wehrmacht: esule a Roma, Gina Lollobrigida, avrebbe intrapreso così la carriera cinematografica.
Un altro tipo di bellezza, più nordico e altero, era quello di Alida Valli. Nata Alida Maria Altenburger, a Pola nel 1921, figlia di un barone di origine austriaca amico del prefetto Ettore Tolomei, l’italianizzatore dei nomi delle località dell’Alto Adige, poi fatto senatore da Mussolini. Lanciata da Alessandro Blasetti e da Mario Soldati (anch’essi vicini al Regime n.d.r.), che era geloso del flirt che Alida aveva con l’assistente alla regia Dino Risi, la Valli sarebbe stata poi sospettata di avere una tresca perfino con il Duce. Anche per questo, nel 1954, la Mostra del Cinema di Venezia [la stessa Mostra del Cinema fondata da Benito Mussolini] le negò il premio per il film “Senso” di Luchino Visconti. Nel 1997 la Mostra ha cercato di farsi perdonare, conferendole il Leone d’Oro alla carriera. La Valli lo ha accettato, ma ha mormorato: “Potevano pensarci prima…”
Gentile Sig. Cerasi, la mia era un’osservazione all’aggettivo usato. Io non la definerei leggendaria, per il resto ho rispetto per Vianello e per i morti in genere, si figuri che rispetto pure Almirante firmatario delle leggi razziali tra le altre cose. E’ che io non avrei definito leggendaria una squadraccia fascista collaborazionista con una nazione che ci aveva invasi che andava impiccando i partigiani, quando andava bene; tutto qui.
Non per denigrare, affatto. Voglio aggiungere all’elenco dell’amico Cerasi una notula. Quando Ungaretti pubblica L’Allegria la prefazione è di un noto critico letterario: Benito Mussolini.E’ un po’, per simmetria, quanto è accaduto a Craxi. Lui disse al Parlamento: ” non sono il solo, anche voi facevate parte del Sistema” . Tutti gli Onorevoli se ne dimenticarono… ( rubò “solo” lui? )
@Ciccarelli
Anche per me la XMAS era tutt’altro che leggendaria…
@Garufi
Per anni l’allora DC andò a battere cassa in USA e il PCI veniva finanziato dall’URSS
Come avreste aggettivato un corpo militare indipendente che ha combattuto con onore?
Vale la pena ricordare che il 30 aprile 1945 gli uomini del “Barbarigo” entrarono a Padova armati passando fra i reparti di carristi inglesi e neozelandesi che resero loro l’onore delle armi.
…visto che sfilarono passando tra reparti di carristi inglesi e neozelandesi…a posto di leggendaria avrei aggettivato…merry Xmas…
Combattere con onore dalla parte sbagliata è un po’ come stuprare la moglie del tuo migliore amico facendola godere. Puoi farlo benissimo, ma è pur sempre un crimine odioso.
Mi permetto di aggiungere che dire “Tutti colpevoli” è l’artificio retorico per esprimere il concetto “Nessun colpevole”. Solo quelli in malafede (che hanno quindi qualcosa da guadagnare) e i minus habens che li seguono ciecamente non compiono distinguo. “Sono tutti uguali” e quindi rubano tutti, “sono tutti uguali” e quindi non vado a votare, ecc. E intanto quello che rimane sempre uguale è la nostra condizione. Cominciamo a pensare che NON siano tutti uguali e anche la società cambierà.
PS. Tra l’altro chi si schiera politicamente da una certa parte poi dovrebbe avere un minimo di coerenza nelle sue esternazioni. Craxi comunque fu quello che rubò più degli altri e non si fece neanche un giorno di carcere. Non erano tutti uguali.
Si, io spero proprio di leggere le fulgide imprese di Mussolini, perchè no…?
Credo che il puntualissimo e documentatissimo intervento del sig. Cerasi ci dica in realtà una cosa: quanto questo Paese non abbia fatto i conti col “Ventennio”, quanto non se ne sia mai discusso apertamente e realmente, magari in maniera lacerante come accaduto in Germania col Nazismo prima e col Comunismo poi.
Non trovo nulla di male se nel corso della vita ci si “ravveda” di errori anche gravi, decisamente più disonesto non ammettere tali errori o, peggio, condurre “doppie vite”. In realtà credo che la maggioranza di quella generazione abbia sic et simpliciter rimosso tutto il periodo pre-bellico e bellico, con le conseguenze che viviamo oggi, a 70 anni e più di distanza da quei fatti. Come ci insegna la psicologia, ciò che si rimuove è destinato a tornare sotto altre forme… forse ciò spiegherebbe come mai da quel Ventennio l’Italia non è realmente mai uscita. Almeno mentalmente. Spero nelle nuove generazioni.
@Gabor
Sebbene la X mas fosse un’unità non direttamente controllata dal Marina Nazionale Repubblicana (infatti era sotto diretto controllo dei nazisti) e nonostante che, per l’arruolamenteo, non venisse chiesta l’iscrizine al partito fascista (ed è qui che, impropriamente, nel dopoguerra si cerco di farla passare per una formazione militare apartica e apolitica, che voleva solo riscattare l’onore dell’Italia) ritengo che considerarla “leggendaria” sia utlizzare un’aggettivo altisonate ma (militarmente) completamente fuori luogo.
Reparti militari “leggendari” ce ne sono stati tanti (prima e dopo la II Guerra Mondiale) ma furono appunto leggendari perchè, militarmente, fecero qualcosa di sensazionale.
“Leggendari” militarmente perchè, come ad esempio un manipolo di legionari francesi a Camerone (30 aprile 1831) che resistette (in 65 contro oltre 3.000 assaitori) per un giorno intero e, alla fine, rimasti solo 5 legionari in grado di combattere questi caricarono, alla baionetta, i centinaia e centinaia di messicani che li stavano attaccando.
“Leggendari” come la battaglia dei paracadutisti (appiedati) della Folgore a El Alamein (da un bollettino di guerra dell’epoca: ““i resti della divisione itaiana Folgore hanno resistito oltre ognilimite delle umane possibilità”)
“leggendari” come la squadra SAS inglese che, oltre le linee nemiche, risuci a sopravvivere e causare ingenti danni durante la I Guerra del Golfo (Pattuglia Two Bravo Zero).
Quindi il paragone non solo non regge sul piano militare ma c’è anche da aggiungere che la divisione del principe Borghese (che decenni più tardi cerco di organizzare un Colpo di Stato fascista in Itaia) si distinse soprattutto per CRIMINI DI GUERRA e la loro rivista (l’Orizzonte) era piena di articoli ANTISEMITI…..
solo gli uomini possono definire “leggendari” i battaglioni, che di leggendario hanno il numero di morti portati a casa. solo gli uomini possono ideare un concetto come “l’epica della battaglia”. è incredibile quanto la violenza, anche per gli uomini più colti di oggi, sia ancora un linguaggio.
@Gabor: io lo definisco un corpo collaborazionista, asservito all’invasore tedesco, al soldo dei peggiori dittatori che la storia europea abbia mai conosciuto, che ha preferito uccidere altri italiani agli invasori di cui sopra. Ma io sono italiano, non un nostalgico del III Reich, e c’è una profonda differenza, me ne rendo conto!
Tra i peggiori dittatori che la storia europea abbia conosciuto mettiamoci anche Lenin, Stalin, Tito, Ceausescu e Milosevic(e Franco). Io sono contro ogni forma di totalitarismo, non solo quello di destra (e non venitemi a parlare di ideologie giuste o sbagliate)
D’accordissimo, con il sig. Lauro. Infatti io non direi che la Ceka sia stata leggendaria, o che i gulag lo fossero. Eppure i comunisti e l’Armata Rossa hanno pagato un prezzo di 20 milioni ed oltre di vittime nella seconda guerra mondiale, a dispetto delle poche migliaia di americani, reggendo da soli tutto il fronte orientale contro Hitler. Quello stesso che dopo l’8 settembre 1943 passava per le armi gli italiani che non erano disposti a svendersi ai suoi interessi, al contrario dei repubblichini di Salò. Altro che l’onore delle armi dei neozelandesi…
Gentile Ciccarelli,
mi dispiace davvero aver sollevato una polemica infinita per un aggettivo. E dire che avevo volutamente sorvolato sul fatto che il buon Vianello venne rinchiuso nel campo di concentramento americano di Coltano, in una prigione molto simile a Guantanamo, assieme ad Ezra Pound, Walter Chiari, Enrico Maria Salerno, Giuseppe Dordoni, Enrico Ameri, Luciano Salce, Mirko Tremaglia e tanti altri sconfitti.
Qual’è la sua opinione sul carcere di Guantanamo?
ma non si dovrebbe parlare di vianello e delle sue origini?anche su questo topic tocca a rileggere sempre la stessa solfa se è piu forte li comunisti o li fascisti
Macerata granne mi hai preceduto di poco…..
Pensavo che qui si dovesse lasciare un omaggio a Vianello e invce tocca sentir parlare di politica e di polemica.
Se Vianello potesse leggere penso che rinnegherebbe le sue origini….
Ma vede Gabor, per me il discrimine non è chi è stato sconfitto – chi ha vinto, anche se è vero che spesso la storia la scrive il vincitore. E’ che sono preoccupato ed anche incazzato per una galoppante carica ripetuta di revisionismo, che vorrebbe equiparare i morti di Salò ai partigiani, i prigionieri nei campi di concentramento nazisti e fascisti (un campo c’era anche a Sforzacosta e lei da profondo conoscitore del nostro territorio lo saprà sicuramente) ai campi di prigonia di guerra.
Facciamo una piccola precisazione; quelli di Salò sparavano ad altri italiani, rei di non accettare la dominazione fascista e poi, dopo l’8 settembre, nazista. Mi dispiace, non è sullo stesso piano di chi combatteva per la liberazione dell’Italia.
Cosa penso di Guantanamo: penso che la tortura, se è stata applicata (come pare) è un errore, penso che non sia giustificata oggi, è inutile anche dal punto di vista “pratico” visto che non è un mezzo per arrivare al fine che gli Stati Uniti si propongono (sconfiggere il terrorismo).
C’è una bella differenza tra i campi di prigionia in tempo di guerra americani e Guantanamo però: quella gente che lei cita è stata fatta prigioneria e ne uscita. La guerra è guerra, cosa ci si aspettava, che i fascisti venissero trattati da crocerossine? Vianello ne è uscito, insieme a tanti tanti tanti altri vivo e vegeto. Quella gente non è stata trucidata e sepolta in fosse comuni. Non è stata arsa viva nei forni crematori Non è stata soffocata da camere a gas. Lì si era in guerra; mi auguro non siano state praticate torture, ma Guantanamo no, non è giustificabile, non c’è nessuna “guerra” sul campo. Voglio dire, non è un campo di prigionia convenzionale, è a migliaia di chilometri da Afghanistan ed Iraq. L’uso della tortura è il sintomo di quanto l’America sia stata ferita e spiazzata dall’unico attacco mai ricevuto sul loro suolo nazionale.
Il fatto che Vianello non abbia mai rinnegato il suo ideale da repubblichino è una cosa che non condivido, non gli fa onore a mio giudizio, ma ha avuto molti meno problemi di un Morgan in questo paese di ipocrisia e di gente che si batte il petto. Però ha potuto dirlo perché qui in Italia c’è la libertà di farlo, anche grazie alle persone che quelli come Vianello lo hanno, fortunatamente, sconfitto.
@Lauro
Dimentica Salazar (Portogallo) e tanti altri in giro per il mondo
http://www.dittatori.it
forse avete dimenticato un piccolo particolare : il consenso. Mussolini ha avuto consenso. E consenso aveva la RSI . Documentatevi.
Mussolini è andato al potere per cooptazione dell’intelligentia liberale che poi ha tanto criticato e distrutto. Ha abolito le elezioni. Ha eliminato fisicamente e politicamente tutti gli oppositori. Se questo è il consenso che intende… come se poi chiunque “abbia il consenso” possa fare tutto. Anche Carancini ce l’ha, eppure pare che abbia perso e non sia legittimato a governare perché ha perso di poco. Certi discorsi sono assurdi.
Esatto. Documentiamoci. Solo così possiamo scoprire che Mussolini nelle elezioni del 1921 (le ultime libere) prese il 7% dei voti, e che dopo la marcia su Roma (1922) il Re lo nomina Presidente del consiglio. E solo dopo esserci documentati possiamo scoprire che i miliziani della RSI passavano per i fucili tutti i maschi in età utile che si rifiutavano di arruolarsi.
ed infatti basta guardare le immagini della dichiarazione di guerra…mancava il consenso? Comunque non sono qui a fare apologia, anzi ; l’aspetto deleterio del fascismo consisteva nell’allontanamento degli oppositori interni . Molti intellettuali fascisti furono “silenziati” come del resto molti artisti con tessera fascista. Gli stessi futuristi furono dapprima esaltati poi emarginati.
Per documentazione mi riferivo alla monumentale opera di Renzo De Felice che era uno storico di sinistra ma intellettualmente onesto. Nella sia “Storia del Fascismo – Laterza Editore -” scrive un bel capitolo intitolato ” Gli anni del consenso”
Capisco che certi intellettualoidi di provincia ignorano De Felice……
Anche gli intellettualoidi di provincia non ignorano la funzione della propaganda e delle squadracce, strutture volte alla creazione del consenso tramite la suggestione ed il terrore. Ma evidentemente questi sono pensieri troppo semplici per una mente evoluta e colta ma soprattutto metropolitana come la sua. Ed eviterò di rispondere ad ulteriori provocazioni, soprattutto da parte di chi ignora l’uso dei congiunivi e si permette di dare dell’ignorante a chi neanche conosce.
Per Nardi: rileggere De Felice è per me sempre una grande avvebntura di passione ( di lettura) e di apprendimento. Il suo allievo, Giovanni Sabbatucci ( ha insegnato da noi, a Macerata) era solito parlare, fuori dai denti, magari al bar. Il punto “oscuro” delFascismo non è la marcia su Roma, ma il mistero che circonda il Re. Perchè non firmò lo stato di assedio mentre i facsi littorio si avvicinavano a Roma? Averbbe potuto farlo. Qualcuno telefonò al Re. Forse qualcuno del Nord? Qaulcuno portavoce dell’allora Confindustria? In qualche modo a Mussolini si diede il lasciapassare.
lei ha ragione. un errore episodico sull’uso del congiuntivo non mi permette di darLe dell’ignorante in materia storiografica.
E’ più grave sbagliare ogni tanto un congiuntivo oppure ignorare 10 anni di storiografia che ha come riferimento accademico Renzo De Felice e la Laterza Editore ?
Più che altro mi trovo più d’accordo con l’interpretazione dell’allievo di De Felice, Emilio Gentile, che descrive il fascismo come un movimento totalitario, anche se questo significa contraddire in parte l’interpretazione sia di Hannah Arendt che quella di “totalitarismo imperfetto” di Sabbatucci. E con questo spero di aver chiuso la discussione.
x guido garufi : verissimo. in tal senso Piero Melograni nel suo libro “Mussolini e gli industriali” ( Longanesi) offre ampia argomentazione e motivi di riflessione sul rapporto Confindustria – Mussolini . Personalmente ritengo ( sottolineo personalmente) l’aspetto del dibattito interno al movimento fascista più interessante e certamente singolare tutto l’intervento critico , il fermento culturale…..
Grazie Nardi. Avrà notato la persistenza della mia insonnia che ” nol consente” sia l’uso del congiuntivo che, anche questo avrà notato, la corretta scrittura ( si notino le crasi, l’agglomerazione consonantica, e persino qualche forma di lapsus, non parliamo dei refusi). Certo, Melograni. A questo facevo “anche” riferimento. Sarebbe interessante “leggere” il tempo attuale con quelle lenti. La storia si ripete, non solo per Vico. Mi piacerebbe tanto, e lo dico seriamente, che proprio a Macerata si aprisse un “forum” vivo su tali questioni. Il Tema: La Storia di si ripete. Penso ad un circolo, ad un Bar da utilizzare settimanalmente o due volte al mese, persone che si incontrano su un tema. Qualcosa, insomma, tra Caffè letterario e altro.Non avrebbe un grande costo, ma solo la passione di chi è davvero interessato a discutere e dibattere.
b. giorno. L’idea di un “cenacolo” è certamente valida ma la mia storia scolastica e universitaria è costellata di alti e bassi sia per deviazioni sportive sia per scarso talento su alcune materie e quindi posso offrire un basso apporto intellettuale . Unica eccezione per tre o quattro discipline ( storia delle dottrine economiche, storia delle istituzioni politiche, organizzazione internazionale ( problematiche ONU, ecc. ecc. ) filosofia della politica ; materie che ho amato e che mi hanno permesso di contenere il dolore per altre lezioni universitarie che purtroppo dovevo frequentare. Unico elemento di vanto della mia vita universitaria ( di fatto trascorsa piu’ negli appartamenti di amiche di corso che sui banchi della biblioteca di Scienze Politiche…) è la tesi di laurea sul “Corporativismo nella manualistica economica degli anni trenta ” che coincise con ” l’epifania” delle mie passioni politiche giovanili .
A presto
Al di là della retorica dei “partisan” (giovani Partigiani) sono sicuro che Raimondo Vianello avrebbe potuto interpretare quel personaggio di “Un eroe del nostro tempo” di Vasco Pratolini.