Tittarelli: «Io candidato sindaco?
Sarebbe una pazzia ma non direi di no»

MACERATA VERSO LE COMUNALI - Il direttore del Valdichienti e presidente della Pallavolo Macerata sul futuro della città: «Non servono grandi progetti, ma risolvere i problemi di tutti i giorni». Sulla possibile discesa in campo con il centrosinistra: «Sto parlando con diverse forze politiche ma deciderò solo se riuscirò a unire e non a dividere. E' un passo importante, dovrei cambiare vita e non ho un percorso politico alle spalle come dovrebbe essere». Primarie? «Nulla in contrario»

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Gianluca Tittarelli oggi in redazione durante l’intervista

di Matteo Zallocco 

Gianluca Tittarelli, 56 anni, è il direttore del centro commerciale Valdichienti da quando è stato aperto, 27 anni fa. Da una vita anche nella pallavolo, è presidente della Banca Macerata Fisiomed, ora in Serie A2.

Il suo nome circola negli ambienti del centrosinistra come possibile candidato sindaco e negli ultimi tempi è stato spesso presente agli incontri pubblici.

«Sono presente innanzitutto perché mi interessa capire cosa succede nella mia città. Più che del nome del candidato si dovrebbe parlare di un modo nuovo di approcciarsi alla politica: i vecchi schemi, le vecchie ideologie vanno azzerati. Sono d’accordo che a questa città serve un cambio di mentalità: non è un discorso di età, ma c’è bisogno di gente nuova, con esperienza sul campo, poi è giusto che si affaccino anche i giovani».

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Gianluca Tittarelli ultimamente ha partecipato a diversi incontri pubblici sulla politica cittadina

Secondo lei di cosa ha bisogno Macerata?

«C’è bisogno di semplicità, concretezza e risposte alle esigenze quotidiane di chi ci vive. L’azione politica deve essere rivolta a soddisfare i bisogni primari: manutenzioni, viabilità, decoro, sicurezza delle scuole. Dobbiamo ripartire da un pensiero più semplice: non serve parlare della Palestina o di questioni che c’entrano poco con la città».

Macerata ha ricevuto fondi Pnrr come mai prima d’ora. Che giudizio dà su come sono stati utilizzati?

«Non ho visto una visione unitaria. Non c’è stato un disegno: sono stati fatti molti interventi, molti ancora in corso, ma non si è colta questa grande opportunità per marcare davvero una differenza rispetto al passato».

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Tittarelli ha parlato della sua possibile candidatura in vista delle elezioni della prossima primavera

È stato contattato da forze politiche in vista delle comunali?

«Ho parlato e continuo a parlare con diverse persone che conosco».

Di quale schieramento?

«Centrosinistra. Sono sempre appartenuto a quell’area, pur non avendo mai avuto esperienze dirette in politica. In realtà il primo a chiamarmi è stato Giordano Ripa, che si candiderà a sindaco con una lista civica dopo essere uscito dal centrodestra: anche con lui continuo a sentirmi».

Cosa le hanno detto?

«Abbiamo fatto delle chiacchierate interessanti su prospettive interessanti. Per ora sono solo chiacchierate».

Ma lei lo farebbe il candidato sindaco?

«Sì, anche se sarebbe una pazzia».

Perché una pazzia?

«Mi cambierebbe la vita, dovrei lasciare la pallavolo, il lavoro da direttore del Valdichienti poi è molto impegnativo. Oltretutto passare dal nulla al ruolo di sindaco richiede un po’ di incoscienza. Un percorso andrebbe fatto, lo dico anche a mio discapito».

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Lo stesso discorso vale per Parcaroli visto che è stato eletto sindaco cinque anni fa alla sua prima esperienza politica?

«Io mi riterrei un po’ incosciente, per il rispetto che ho del ruolo: la macchina politica va conosciuta bene. Magari è un discorso un po’ controcorrente».

Però a Macerata c’è la ricerca del nuovo.

«C’è la necessità del nuovo. Macerata deve cercare il nuovo nell’approccio all’amministrazione che, per quanto mi riguarda, non deve basarsi su enormi progetti. Serve serietà, rispetto dell’interlocutore (che è il cittadino) e la capacità di risolvere i problemi di tutti i giorni. Bisogna rispettare e valorizzare gli altri attori del territorio: università, accademia, associazioni. Non siamo una città industriale ma culturale».

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Nello statuto del Pd sono previste le primarie e a Macerata nelle ultime tornate elettorali sono sempre state fatte. Potrebbe essere lo strumento giusto per individuare il candidato sindaco del centrosinistra?

«Se è un meccanismo che quella parte politica sceglie di adottare non ho nulla in contrario. Ma non faccio parte né del Pd né di alcuna forza politica, anche se sto parlando con quasi tutti. Serve una uniformità di vedute. Non voglio essere quello che divide, ma semmai quello che unisce. Se c’è un punto condiviso, bene; se dovessi creare problemi mi tirerei indietro: di cose da fare ne ho già tante».

Lei che è molto presente nello sport, come valuta l’impiantistica maceratese? La Lube andò via perché il palasport non era adatto alle competizioni più alte.

«È la verità, quello è un palazzetto nato – come spesso succede a Macerata – in piccolo. Quando realizzarono la rotonda davanti al palasport, portai un progetto con una colonna e i cerchi olimpici: mi dissero di abbassarlo di molto, così ha perso attrattività. In generale la situazione dell’impiantistica è buona. A non funzionare è la manutenzione».

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Tittarelli durante una conferenza della Pallavolo Macerata

Da quanto tempo è nel mondo della pallavolo? 

«Da 40 anni. A 15 anni giocavamo con il Montalbano Volley. Eravamo dei ragazzini del quartiere di Colleverde che giocavano in un campetto e da lì è nata la società. Qualche anno dopo ho capito che non era per me ma sono sempre rimasto nella famiglia: ho ricoperto ruoli dirigenziali e sono presidente da più di 10 anni. Da una società di quartiere siamo diventati una società nazionale».

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Tittarelli mentre assiste a un consiglio comunale sul centro commerciale Simonetti

Si è battuto contro il nuovo centro commerciale Simonetti a Piediripa, che dopo la bocciatura in Consiglio potrebbe comunque ricorrere al piano B: quello dei capannoni.  

«Un’operazione che non ha senso, sono stato contento di quel voto in Consiglio, per fortuna c’è stato un colpo d’ali e qualcuno ha reagito. Il progetto Simonetti non sta in piedi per tre motivi: se prendi 100 persone 99 ti dicono che non serve il terzo centro commerciale, quello che dice che serve è perché si è sbagliato. Ci sono due centri commerciali a poche centinaia di metri, altri due a Tolentino, il Cuore Adriatico a Civitanova, il Girasole a Campiglione, l’area del Decathlon a Montecassiano. Quindi non c’è esigenza. Il secondo motivo è che dal punto di vista commerciale i marchi nazionali in questo momento non sviluppano e tanti sono già presenti nel territorio. Da noi al Valdichienti ci sono 27 proprietari di immobili su 50 e non andrebbero a chiudere per andare in affitto da un’altra parte. E’ assurdo che l’amministrazione comunale non abbia chiesto il piano commerciale. Il terzo motivo è il traffico, insistiamo su una rete viaria vecchia, inadeguata e satura: basta vedere alle 8 e alle 18 le code che ci sono sono. La doppia corsia sul ponte del Chienti non risolverà i problemi perché ci saranno comunque gli imbottigliamenti nelle rotonde. L’unico progetto giusto è il collegamento tra Valleverde e la statale, ancora sulla carta».

Lei aveva premuto molto per lo svincolo della superstrada a San Claudio.

«Si, era un’opera strategica, vitale per Valleverde che tra l’altro non ha mai avuto vita. Chi ha acquistato sapeva che ci sarebbe stato lo svincolo, c’è stata poca visione di sviluppo. A Macerata manca una visione di insieme ed è questo che dovremmo ricostruire».

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