Luca Marconi
di Luca Patrassi
Luca Marconi, recanatese, figlio d’arte, in passato anche sindaco di Recanati, senatore e assessore regionale (nella seconda giunta di centrosinistra a guida Gian Mario Spacca), si gode un ritorno in Consiglio regionale cercato ma sicuramente anche oltre ogni apparente obiettivo verosimile della vigilia. Il 2,30% raccolto dall’Udc in provincia e le 1.067 preferenze personali non autorizzavano a grandi voli pindarici. E invece il funzionario in pensione di Unimc ce l’ha fatta.
Allora Marconi, la fortuna aiuta gli audaci?
«In questo caso i fessi (scherza il neoconsigliere). Ho fatto una lista sapendo che non sarei mai arrivato all’elezione, nessun algoritmo avrebbe potuto portare un simile risultato ma si sono combinate una serie di situazioni incredibili».
Quali?
«La prima combinazione a me favorevole è nata con la vittoria di Ricci ad Ancona che ha portato ad attribuire la maggioranza dei consiglieri al centrosinistra. Poi in provincia di Macerata Fdi è andata malino. Così è accaduto l’impronosticabile: per l’Udc ad Ancona non c’era lo spazio per attribuire un seggio che è così scattato a Macerata».
Torna in Regione da consigliere, con quali aspettative?
«Nessuna aspettativa personale. Siamo una lista regionale, il seggio è scattato grazie ai voti di tutta la regione e dunque in ambito regionale ragioneremo sul da farsi. Considero soddisfacenti il mio risultato e quello della lista: bisogna considerare che, rispetto a cinque anni fa, la concorrenza al centro era spaventosa vista la presenza di diverse liste civiche e di Noi Moderati. Nel 2020 è stato molto più facile».
In Regione in passato ha guidato l’assessorato ai Servizi sociali
«La composizione della giunta è una cosa di tutti e vedremo se c’è posto per un partito con un solo consigliere. La legge ora consente di aumentare da sei a otto il numero degli assessori, c’è anche il lavoro delle commissioni da seguire e su questo versante sarà il partito a decidere il settore da seguire. Comunque l’esperienza mi dice che l’attività di consigliere è a tutto campo e dunque può fare molto più di un assessore».
Il messaggio che le ha fatto più piacere ?
«La condivisione di diversi amici, non c’era alcuna reale possibilità che la mia elezione di concretizzasse. La lista di Macerata ha prodotto un grande risultato, c’è soddisfazione: la cosa che mi ha sorpreso maggiormente è l’impegno degli altri cinque candidati e delle donne in particolare».
Lei è in campo da lungo tempo, magari non sempre nella stessa coalizione ma sempre nello stesso partito.
«Ho fatto 14 campagne elettorali con lo scudocrociato, tante quante le stazioni della Via Crucis. In questo percorso ho trovato tanti amici, nessun nemico sul fronte avverso, solo avversari politici. Le 14 campagne elettorali non sono sempre andate bene, ma ne ho vinte sei: al Senato, in Regione e in Comune».
La prima volta se la ricorda?
«Era il 1985, campagna per il Consiglio comunale di Recanati. Feci l’assessore e cinque anni dopo il sindaco. Ho partecipato da candidato a elezioni di tutti i livelli, anche per il Parlamento europeo».
Cosa pensa di chi cambia casacca, anche poco prima delle elezioni?
«Non esprimo giudizi, la mia storia è stata diversa. Valuto una sofferenza il cambio di casacca, quando finì la Dc ricevetti fortissime proposte per entrare in Forza Italia ma sono rimasto lì. In questa storia sono stato il fondatore di Cdu, Udc, sempre la stessa strada non facile e con mille inciampi. Non mi sono mai occupato della convenienza, era la mia idea, in 40 anni ho sempre avuto quegli amici, l’amicizia sociale e politica è la prima cosa, chi si sposta è un bravo mercenario ma offre la spada a un esercito che non è il suo, a una patria che non è la sua».
Dal 1985 al 2025, quaranta anni di elezioni per Luca Marconi e chissà che, parafrasando Venditti, non ne esca fuori un tour celebrativo, “Notte prima delle elezioni”.
Con il 2/% udc manda in regione un consigliere Povera italia
Guerriero Viti Sicuramente uno dei consiglieri migliori vista la carriera e l'esperienza politica. Un'altro spessore dai politici più giovani e attuali, nati nella seconda repubblica.
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Con 1065 voti, raccoti nel suo piccolo orticello, beffa gli elettori che hanno dato la preferenza a chi ha raccolto 3 volte tanto nelle liste di partito. In fondo, è quello che succede quotidianamente, per favorire o tutelare le minoranze non si utilizzano nuovi fondi ma si preferisce sottrarre a quanto già percepito dalla maggioranza.