Spazio pubblicitario elettorale

Ricci in missione da Bruxelles:
«Sanità, giovani e imprese al centro
Le Marche non crescono, serve coraggio»

LE INTERVISTE AI CANDIDATI GOVERNATORI - L'eurodeputato dem guida il centrosinistra: «Primo obiettivo ridurre le liste d'attesa entro sei mesi. L'ospedale di Macerata è il simbolo del declino sanitario». L'impegno per i laureati: «Esenzione dall'Irap e dall'Irpef per cinque anni a chi rientra in regione e un assegno di 15mila euro per master o nuove attività». L'affondo: «Banca Marche? Spacca fermo per vent'anni». Sulla guerra a Gaza annuncia: «Boicottaggio delle aziende coinvolte»

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Matteo Ricci durante il comizio finale di ieri sera ad Ancona

di Luca Patrassi

Matteo Ricci, pesarese di 51 anni, già sindaco di Pesaro e presidente della Provincia di Pesaro e Urbino, è stato eletto lo scorso anno europarlamentare nelle liste del Pd. Si candida a governatore delle Marche con il centrosinistra.

Tra pochi giorni si apriranno le urne, quale risultato si aspetta?

«Il destino delle Marche è nelle mani dei marchigiani. Sono convinto che sapranno scegliere il rinnovamento, specialmente su temi come lavoro, imprese e sanità. La nostra campagna è stata popolare, per la gente e tra la gente, e sono fiducioso che il nostro impegno sarà premiato con la fiducia degli elettori».

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Matteo Ricci a Macerata con la segretaria Pd Elly Schlein

In campagna elettorale ha battuto ripetutamente il tasto dei servizi sanitari. Cosa vede di peggiorato con il governo Acquaroli?

«La sanità marchigiana è in una crisi profonda. Le liste d’attesa sono aumentate e spendiamo 160 milioni di euro all’anno per curare i nostri cittadini in altre regioni. Il dato più sconcertante è che un marchigiano su dieci ha rinunciato a curarsi. Questo è inaccettabile. Non possiamo più dire “signor sì” al governo centrale. Andremo a Roma per batterci affinché il Sistema sanitario nazionale sia finanziato almeno al 7% del Pil. Di questo declino l’ospedale di Macerata è un simbolo: nel 2020 era già pronto il progetto, cancellato poi da Saltamartini per un nuovo progetto che ancora non è stato messo a gara e ad oggi manca il progetto di fattibilità tecnica economica e soprattutto non ci sono le risorse per farlo. Eppure, la posa della prima pietra era stata annunciata per il 2023».

In sintesi le sue idee guida per la sanità se dovesse vincere le elezioni?

«Ci siamo dati tre obiettivi: ridurremo le liste d’attesa entro sei mesi, creando un filo diretto tra medicina del territorio e ospedali. Riformeremo il settore dell’emergenza-urgenza, che non può più reggersi su cooperative e gettonisti. Infine, daremo un forte impulso alla salute mentale, un’area dove le Marche sono indietro. Introdurremo lo psicologo di comunità e investiremo nelle scuole».

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Matteo Ricci con il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte

Le Marche pagano la carenza di infrastrutture materiali e immateriali. Come se ne esce?

«Le Marche hanno bisogno di infrastrutture moderne per non rimanere isolate. In cinque anni la Giunta Acquaroli non ha inaugurato un’opera, non è riuscita a portare a casa un euro per le infrastrutture. Un tema fondamentale è il rilancio dell’aeroporto: i voli partiti con un solo passeggero a bordo fotografano un sistema che non funziona. Manca una strategia vera, su trasporti e collegamenti. Noi vogliamo invece dare un senso ad un’infrastruttura così importante e che può realmente essere centrale nella nostra Regione. Nel Centro Italia ci sono quattro aeroporti (Falconara, Perugia, Rimini, Pescara) che si fanno concorrenza tra loro, per questo c’è bisogno di una strategia interregionale che porti ad una federazione di questi aeroporti affinché abbiano funzioni complementari. Nel maceratese, in questi anni ci sono state solo promesse sulla Valpotenza e sulla intervalliva Tolentino San Severino, entrambe senza risorse, mentre la città risulta un cantiere aperto, poiché nessuno dei progetti avviati con il Pnrr – cui, ricordiamolo, la destra ha votato contro in Europa – è stato portato a termine. I cittadini meritano di più, è tempo di cambiare».

Alcuni progetti che pensa di poter mettere in campo sul fronte dei servizi sociali, dello spopolamento dell’entroterra?

«Sono cinque le nostre proposte finalizzate a fermare lo spopolamento, fenomeno che impoverisce il tessuto sociale ed economico della nostra terra. In queste aree batte il cuore più autentico delle Marche, lì dobbiamo investire con forza. Proponiamo un contributo a fondo perduto fino a 30.000 euro per giovani coppie che risiedano nelle aree interne; asili nido gratuiti per i bimbi delle famiglie residenti nelle aree interne; trasporto scolastico e per i lavoratori pendolari gratuito per i residenti dell’entroterra marchigiano; Sostegno economico e di servizi ai medici che lavorano nelle aree interne delle Marche; incentivi alle botteghe che svolgono un ruolo sociale nell’entroterra».

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Guida una coalizione unita del centrosinistra, un “campo largo”. Il fronte avverso dice che non vi unisce una strategia ma l’essere contro qualcuno, Acquaroli nella fattispecie.

«La nostra è una coalizione unita e forte, radicata nel territorio ed espressione di istanze plurali. La vera novità di queste elezioni è questa: il centrosinistra si presenta unito in tutte le regioni al voto. Le Marche sono state il primo laboratorio di questa alleanza basata su proposte concrete e sull’ascolto dei territori».

Ribadisce spesso di essere il discendente di una famiglia di minatori, pensa che l’ascensore sociale sia ancora attivo nel nostro Paese e nella nostra Regione?

«L’ascensore sociale è bloccato e i dati lo confermano. I nostri giovani laureati sono costretti ad andarsene: va garantito loro il diritto a tornare e il diritto a rimanere. Per invertire la tendenza, proponiamo l’esenzione dall’Irap e dall’Irpef per cinque anni per i giovani laureati che rientrano in regione e un assegno di 15.000 euro per sostenere master o nuove attività. Dobbiamo riportare il futuro qui, nella nostra regione, e riattivare l’ascensore sociale».

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Cosa replica a chi le dice che il centrosinistra ha governato la Regione nei venti anni precedenti l’amministrazione Acquaroli e che le cose che non vanno sarebbero il frutto di quelle politiche?
«Basta scaricare le responsabilità su altri. Ora che hanno imbarcato Spacca, a chi daranno la colpa di tutti i problemi? La verità è che la giunta Acquaroli ha segnato cinque anni di mediocrità e declino per le Marche, che sono in grande difficoltà: Acquaroli vuole prendersi le responsabilità o no? La crescita è ferma, se non fosse per i fondi del Pnrr e per la ricostruzione post-terremoto. I dati economici di Bankitalia, Svimez e Confindustria confermano che le Marche non crescono. I dazi statunitensi stanno mettendo in ginocchio la nostra manifattura. Noi vogliamo invertire questa tendenza, sostenendo le imprese con un fondo di 10 milioni di euro per trovare nuovi mercati e istituendo il salario minimo regionale».

Della vicenda Banca Marche cosa dice?

«Purtroppo è stata una banca gestita male che è finita peggio. Sarebbe stato importante averla sul territorio, magari Spacca, che oggi sta con Acquaroli, e che ha governato le Marche per 20 anni sarebbe potuto intervenire prima del disastro così come persone molto vicine alla giunta Acquaroli avrebbero fatto meglio a pensare come saldare gli oltre 100 milioni di debiti che avevano con Banca Marche. Invece la destra, come sempre, preferisce accusare gli altri anziché assumersi le proprie responsabilità».

Ha fatto il sindaco di Pesaro, è un parlamentare europeo: quali sono i risultati che ha colto per il suo territorio?

«Da sindaco, ho vissuto il successo di Pesaro che, da Capitale italiana della cultura 2024, è diventata una città di rilevanza nazionale. L’obiettivo ora è rendere le Marche una regione europea. Da parlamentare europeo, mi sono occupato del nuovo regolamento per i diritti dei passeggeri. Ma l’amore per la mia terra ha prevalso su tutto: il mio impegno è ora totalmente rivolto a far diventare le Marche una regione forte e protagonista».

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Matteo Ricci lo scorso agosto in barca a Civitanova

Si vince di squadra o conta l’appeal del candidato governatore?

«Si vince di squadra. La nostra è una coalizione forte, unita e coesa sul programma. Siamo una squadra che tiene insieme, per la prima volta, i progressisti, i moderati, i civici, come non era mai successo, e al tempo stesso si sceglie il presidente della Regione. Noi pensiamo che questa volta abbiamo dalla nostra parte i candidati e i programmi migliori».

Il 50% circa dei marchigiani non va a votare, in linea più o meno con il dato nazionale. Se ne esce rinnovando la politica, i suoi protagonisti o come?

«L’astensionismo è un problema serio, e chi ha governato ha fatto di tutto per scoraggiare la partecipazione. Hanno fissato il voto a fine estate e hanno avvelenato la campagna elettorale con una campagna d’odio nei miei confronti. Noi abbiamo risposto con il sorriso, ricevendo il sostegno delle persone. La partecipazione si recupera con la concretezza, la passione e un programma credibile».

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La prima cosa che farà se dovesse vincere?

«Durante il primo consiglio regionale, chiederemo il riconoscimento dello Stato di Palestina. Proporremo il boicottaggio delle aziende coinvolte nella guerra e trasformeremo il gemellaggio tra Pesaro e Rafah in un gemellaggio regionale».

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