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«Voglio prendermi cura di chi si prende cura»
La sfida di D’Alessandro per la Regione

MACERATA - La vice sindaco, candidata con Fratelli d’Italia, punta su sanità territoriale, sostegno alla famiglia e sviluppo delle aree interne: «In Consiglio regionale per fare leggi più vicine ai bisogni reali. Il mio impegno: far tornare la città grande con le sue terre»

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Francesca D’Alessandro

Un primo bilancio della campagna elettorale che volge al termine per la vice sindaca di Macerata Francesca D’Alessandro, candidata al Consiglio regionale con Fratelli d’Italia. Dopo quindici anni di attività amministrativa, D’Alessandro si prepara al confronto con le urne per la prima volta su scala regionale. 

Perché questa scelta?
«Innanzitutto perché – spiega – dopo tre lustri d’impegno politico prima come consigliere comunale, poi con la responsabilità di un assessorato che impatta direttamente sulla qualità della vita e sui bisogni dei cittadini e delle famiglie e con quella certo onerosa, ma altamente gratificante di rappresentante della mia città con un mandato per cui non smetterò mai di rendere grazie ai maceratesi, sento l’esigenza di dare un contributo ulteriore. Non più alto come si è portati a credere, ma più incidente. Entrare al consiglio regionale significa determinare il processo legislativo; ho intenzione, se sarò eletta, di contribuire a fare leggi più vicine ai bisogni dei cittadini. A cominciare dagli anziani, dai giovani, dai più fragili con un decisivo contributo al supporto delle famiglie. La famiglia oggi deve riacquistare valore. La denatalità si combatte dando sostegno economico, ma soprattutto protagonismo sociale alla famiglia che è il primo nucleo decisivo della società. Nel mio impegno da assessore mi sono dovuta occupare di chi si prende cura di infermi, di disabili, di persone anziane. Ecco se posso dare un senso alla mia candidatura è questo: voglio prendermi cura – dalla salute alla casa, dall’istruzione all’assistenza, dal lavoro alla formazione, dal benessere ai servizi indispensabili – di chi si prende cura per costruire una società più giusta dove sia bello scommettere sul proprio futuro».

dalessandroGiornata-mondiale-disturbi-alimentari-2-325x217Uno dei temi forti di questa campagna elettorale è stata la sanità. Matteo Ricci ha attaccato a testa bassa, lei come risponde?
«Rispondo come ha ottimamente risposto Francesco Acquaroli, il nostro candidato presidente che sarà riconfermato perché il buon governo premia e lui è stato autore del buon governo delle Marche, che abbiamo posto rimedio ai guasti lasciati dal Pd. Sono in costruzione o in via di progettazione gli ospedali in tutti i capoluogo di provincia, Torrette si conferma per il terzo anno consecutivo il miglior nosocomio d’Italia, l’esser passati dall’Asur alle Ast ha consentito una migliore gestione dei servizi e una maggiore aderenza ai bisogni dei cittadini. Tuttavia la mia esperienza da assessore, e il fatto di avere una sorella che fa il medico in ospedale che mi trasferisce ogni giorno le sue esperienze, mi porta a dire che dobbiamo cambiare punto di vista. Noi ci dobbiamo occupare prima di tutto di salute: garantire ai cittadini una vita buona, sana. Dobbiamo fare una sanità territoriale di prossimità, dobbiamo occuparci di tenere in salute i nostri anziani, dobbiamo studiare forme di diagnosi e assistenza anche nei territori montani. Per quel che riguarda Macerata il mio primo impegno se sarò consigliere regionale è di vigilare e spronare affinché la realizzazione del nuovo ospedale sia la più rapida possibile. Ma sono anche convinta che dobbiamo uscire dall’idea dell’efficienza sanitaria per passare a quella dell’efficacia della cura sviluppando la telemedicina, potenziando i servizi territoriali anche dando un maggiore protagonismo alle strutture diffuse in provincia e al ruolo dei medici di base che devono tornare a essere i medici di famiglia».

La famiglia è un suo cavallo di battaglia.
«Sì, sono convinta da cattolica che la famiglia sia il pilastro della società: va incoraggiata, sostenuta, valorizzata. Ma un mio amico liberale mi ha fatto notare che il liberalismo, quello buono, quello inglese delle origini, si fonda proprio sul valore della famiglia come primo nucleo della società ordinata e prospera. Ecco io sono convinta che nei paesi dell’interno una nuova residenzialità parta da tre esigenze: sviluppo dell’impresa e dunque del lavoro, sviluppo dei servizi anche sfruttando al massimo le infrastrutture informatiche, consolidamento della residenzialità attraverso la tutela del valore della famiglia. Che significa restituire opportunità di benessere. E poi un mio desiderio è restituire ai bambini, ai ragazzi spazi di socialità e di attività sportiva. Il modello dell’oratorio non era così sbagliato. La famiglia è però anche la custode delle tradizioni, l’amplificatore del valore dei territori. Noi sentiamo spesso dire che il turismo è una delle leve del nostro sviluppo. E lo confermano i dati ragguardevoli raggiunti da Francesco Acquaroli con la sua giunta. Ma il turista ha bisogno di una narrazione dei luoghi, ecco che le famiglie diventano accoglienti e promotrici dei territori stessi. Egualmente vale per gli anziani che sono- come dice un proverbio africano – la nostra biblioteca. Dobbiamo averne la massima cura».

Lei di recente ha affermato che le Marche hanno imboccato la via di un nuovo sviluppo. Che cosa immagina per la nostra economia?
«Le Marche hanno la potenzialità per uno nuovo sviluppo armonico. Abbiamo quattro atenei prestigiosi, nel maceratese abbiano due tra le più antiche università d’Italia e d’Europa che sono tra l’altro all’avanguardia nella ricerca e nella formazione. Dunque i nostri sono territori dotati d’intelligenza collettiva che si sposa con la straordinaria capacità degli artigiani e degli agricoltori custodi del saper fare. Penso che si debba ripartire da lì: sviluppare competenze in armonia con le vocazioni dei territori. Poi bisogna dotare i territori della massima infrastrutturazione. Molte opere sono state avviate e verranno concluse con il Pnrr; le Marche hanno sofferto troppo di un isolamento in larga misura voluto dal Centrosinistra. La vittima più illustre di questo è stata senza dubbio Macerata. Si è invertita questa tendenza, ma oggi con l’intelligenza artificiale, con le nuove tecnologie e conoscenze c’è bisogno di una tessitura di fino dei collegamenti territoriali. Da qui si parte per fare delle Marche la porta d’Oriente dell’Italia, da qui si parte per qualificare al massimo la formazione professionale, da qui si riparte per fare dei territori distretti integrati di valore che tengono insieme e qualificano tutte le attività: dall’industria alla cultura, dall’artigianato all’agricoltura, dall’immateriale al naturale a cui dobbiamo prestare la massima cura. Sfugge che questa regione perdendo Banca Marche, e la responsabilità di chi allora governava la nostra Regione non sarà mai abbastanza rimproverata, ha avuto una mutilazione nella sua capacità di sviluppo. Là dove c’è un tessuto di piccola e media impresa il credito è fondamentale. Con intelligente ostinazione sono sorti e prosperano nuovi istituti di credito territoriali, ma io credo che una nuova intelaiatura finanziaria sia indispensabile. Perché ciò accada serve un patto per lo sviluppo tra attori economici, Regione e cittadini e a questo intendo lavorare anche per favorire l’investimento in nuova impresa e in impresa innovativa. Il modello Terre di Macerata da questo punto di vista è ottimo, va valorizzato e proposto in Regione. Del resto se Guido Piovene diceva che i paesaggi italiani sono la sintesi del mondo e che le Marche sono la sintesi dell’Italia e in particolare il maceratese carte da giocare ne abbiamo. Dobbiamo però metterle a sistema e io questo mi riprometto di fare».

Un giudizio sulla campagna elettorale e un pronostico.
«Per me la campagna elettorale è stata entusiasmante, mi sono arricchita a ogni incontro, ho conosciuto una provincia viva, ho avuto tantissimi suggerimenti tutti di valore. Credo in larga misura per responsabilità della lista concorrente che ha avuto un approccio agonistico e non di proposta in generale è stata una campagna che non ha sciolto gli interrogativi che gli elettori pongono alla politica. Lamentarsi poi dell’astensione ha poco senso se si è puntato all’antipolitica. Il pronostico per me è facile. Se i cittadini voteranno valutando i risultati raggiunti, Francesco Acquaroli sarà ancora il presidente delle Marche per proseguire la straordinaria opera di buon governo che hanno caratterizzato la sua azione e quella del Centrodestra nei cinque anni trascorsi. Per parte mia ho preso un impegno: far tornare Macerata grande con le sue terre. E a questo impegno da consigliere regionale terrò fede».

(spazio elettorale a pagamento)

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