«Contratto integrativo dell’Ast?
Bene i riconoscimenti economici,
ma restano ombre sugli straordinari»

MACERATA - La Uil Fpl commenta l'accordo sottoscritto per i dipendenti dell'Azienda sanitaria territoriale

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Andrea Santavicca

«Come ogni anno la firma dell’accordo integrativo è un momento atteso da tutti gli oltre 2800 dipendenti di quella che, dopo la recente riforma regionale del Servizio Sanitario, è di nuovo la più grande azienda pubblica della Provincia. Un’ azienda che, a parte il nome, si trascina dietro, nel bene e nel male, anche tutte le problematiche ancora irrisolte delle passate gestioni e in primo luogo l’atavica carenza del personale e soprattutto della inadeguatezza della risposta in termini di servizi rispetto ai reali bisogni di un’utenza costretta sempre più a rinunciare alle cure o a rivolgersi al privato accreditato». E’ la Uil Fpl a parlare e traccia un bilancio dell’accordo integrativo firmato in settimana per i dipendenti dell’Azienda sanitaria territoriale. Il sindaco è soddisfatto per alcuni punti dell’accordo, ma sottolinea anche alcune criticità. 

«L’accordo che abbiamo sottoscritto – dice il segretario territoriale Andrea Santavicca – rappresenta sicuramente un traguardo a cui tutte le parti sociali, compresa la Uil Fpl, cercano di arrivare per ottenere le migliori condizioni possibili per i lavoratori che rappresenta. Ma come tutti gli accordi anche questo presenta luci ed ombre. E, toni trionfalistici o patemi d’ animo a parte, l’aspetto che ad una prima lettura di più balza agli occhi è sicuramente la possibilità per circa un quarto dei dipendenti di avere un maggior riconoscimento economico alla loro carriera professionale a decorrere dal 1/1/2023 che mediamente porterà nelle loro tasche circa mille euro lordi in più su base annua e che faranno la differenza. Un percorso che tuttavia, risorse permettendo, è pressoché scontato almeno per una parte del personale che ogni anno può contare su questa opportunità. Solo che questa volta, per effetto del contratto di lavoro sottoscritto nel novembre 2022 a livello nazionale, ci sono maggiori risorse a disposizione».

«Tra le criticità invece ce ne sono sicuramente almeno due che, secondo noi, stridono forte e che non possono non balzare agli occhi a chi si prenderà la briga di leggere – continua Santavicca – La prima è sicuramente la mancata implementazione dei Fondi contrattuali a carico del bilancio. Infatti, nonostante il nuovo contratto nazionale abbia previsto, dopo tanti anni che se ne parla e forse per la prima volta pure in maniera così chiara, la possibilità che un’azienda così virtuosa come quella di Macerata, possa mettere mano alle economie del proprio bilancio per farne partecipi, anche solo un po’, gli stessi lavoratori che con enormi sacrifici da sempre concorrono alla buona riuscita del servizio, nonostante questo fosse previsto, ahimè, neanche questa volta le nostre reiterate richieste mosse al riguardo sono state accolte e l’argomento è stato elegantemente rimandato alle future discussioni. La seconda criticità è il fatto che in questa grande azienda, fra il personale, ogni anno si genera una enorme mole di ore a credito, decine di migliaia che si sono andate progressivamente stratificando e che altro non sono se non le ore in più, oltre a quelle dovute da contratto, che il personale è costretto a fare, rinunciando spesso a qualche riposo, non solo per coprire le assenze improvvise di qualche collega che all’ultimo si ammala, ma anche le assenze lunghe per la mancata o puntuale sostituzione del turn over di personale che cessa. Come si pagheranno queste ore e con quali soldi visto che in questo contratto integrativo, anche questa amministrazione, ha imputato solo 753mila euro alla spesa dello straordinario? Una media poco più di 19 ore a testa in un anno che in pratica assorbirà giusto la spesa dello straordinario che serve per pagare i turni di reperibilità che si rendono necessari per garantire la continuità assistenziale. Un dato, per chi conosce un po’ il sistema, che non può essere considerato realistico soprattutto rispetto al dato storico. Basta pensare, a titolo di esempio, sul fronte assistenziale, alla drastica diminuzione di ben 65 infermieri rispetto al 2021 che il piano di fabbisogno triennale del 2022 ha preventivato. A meno che, proprio questo dato dello straordinario, oggi, non voglia preludere a nuove assunzioni/stabilizzazioni o a drastiche riorganizzazioni o a chissà che altro. In ogni caso – conclude Santavicca – è auspicabile una programmazione più oculata e magari anche condivisa attraverso il confronto in sede tecnica e poi negoziale con i rappresentanti dei lavoratori al fine di definire (con tutti i dati alla mano a disposizione) il reale fabbisogno di personale, quello che effettivamente ci serve avere per erogare un servizio sanitario pubblico efficace ed efficiente oltre che produttivo.

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