Il vicesindaco Lorenzo Riccetti
di Marco Pagliariccio
Esce allo scoperto l’assessore Lorenzo Riccetti. Era stato lui ad essere stato accusato da un dipendente comunale, che aveva sporto denuncia per presunte violenze e frasi ingiuriose durante un alterco avvenuto tra i due all’interno di un bar lo scorso 16 novembre. La querela però è stata archiviata per mancanza di profili penalmente rilevanti.
La vicenda, nella quale il nome di Riccetti non era mai emerso, era diventata di dominio pubblico dopo che in consiglio comunale il Centro Destra Unito presentò un’interrogazione al sindaco per chiedere conto dell’accaduto, che, secondo la versione del dipendente comunale, portò lo stesso addirittura a rivolgersi all’ospedale di Loreto. «Sono rimasto per quasi 11 mesi in silenzio nonostante in questi mesi abbia sentito parlare tanto e a sproposito – ha rimarcato l’assessore in una conferenza stampa tenutasi stamattina nel suo ufficio – si è parlato di un presunto clima di intimidazione, di terrore perpetrato all’interno del Comune, della paura dei dipendenti che subiscono e non reagiscono perché intimoriti dalla parte politica. Ma se un assessore riceve numerose segnalazioni riguardanti un dipendente che effettua diverse pause caffè in diversi bar cittadini in pieno orario di lavoro, l’assessore ha il dovere di sottolineare l’accaduto e attivare alcuni provvedimenti. Certi comportamenti a Porto Recanati erano così noti da diventare un fenomeno social. Tutti sanno, tutti vedono, ma chi deve prendere provvedimenti non lo fa. E addirittura sarebbero così intimoriti da continuare a portare avanti tali comportamenti senza alcun problema. La cosa incredibile è che a finire sotto processo, anziché il dipendente inadempiente, è stato l’assessore “terrorista” Riccetti. Nessuno in tutto questo tempo ha fatto il mio nome, anche se tutti lo sapevano. Nella querela si dice che io avrei insultato, maltrattato pubblicamente il dipendente, lo avrei pedinato, inseguito e ingiuriato e diffamato. Dopo oltre nove mesi è arrivato il provvedimento: “non si ravvisa alcun comportamento penalmente rilevante nel querelato, che si rivolgeva al querelante in modo severo ma senza urlare. Il malessere denunciato dal querelante non si ravvisa in alcun comportamento dell’indagato”».
Riccetti si toglie più di un sasso dalle scarpe: qualche roccia, sarebbe meglio dire. «Manca qualsiasi accenno alla volontà e consapevolezza di infliggere all’altro una qualsiasi forma di violenza – aggiunge Riccetti – la mia è stata una condotta da buon padre di famiglia e da buon amministratore pubblico, che sovrintende all’assessorato, dà direttive e quindi esercita le sue funzioni. Nell’immediatezza dei fatti avevo relazionato al sindaco, al segretario comunale e al responsabile del settore, sia durante che dopo i fatti, adempiendo ad ogni obbligo di condotta. Nei miei confronti si è attivata una macchina del fango».
Difficile parlare di macchina del fango in un caso in cui il nome dello stesso Riccetti non era stato pubblicamente rivelato, ma è certamente comprensibile l’amarezza dell’assessore, che si prepara anche al contrattacco. «Sto valutando eventuali profili calunniosi contenuti della querela per eventualmente impugnarla – conclude Riccetti – ma il dipendente al momento non rischia provvedimenti disciplinari, sospensioni o licenziamento: il responsabile del suo settore, che ha competenza su questo fronte, nella sua relazione non ha segnalato errori o vizi nella sua condotta lavorativa. Curioso, ma sto valutando anche se sussistono false dichiarazioni rese agli inquirenti».
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che tristezza.
Nei Paesi nordici non si va al bar – esterno o interno – nella pausa caffè, invece si usano i distributori automatici all’interno degli uffici oppure si consumano bevande calde preparate usando un fornello.