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Servizio idrico, Sciapichetti tuona:
«Siamo con un piede nel precipizio.
Così si aprono le porte ai privati»

L'INTERVENTO del segretario provinciale del Pd dopo la bagarre che continuano nell'assemblea dell'Aato 3 sulla gestione dell'acqua. Appello al presidente Alessandro Gentilucci: «Continuare ad ingaggiare un braccio di ferro è inutile e dannoso, fermatevi: riunitevi in una sorta di “conclave” e trovate una soluzione la più possibile condivisa e soprattutto realizzabile in tempi brevissimi: è questo quello che chiedono i cittadini»

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Angelo Sciapichetti

di Luca Patrassi

Il segretario provinciale del Pd Angelo Sciapichetti torna a suonare l’allarme sul fronte della gestione del servizio idrico: «Dopo anni di inutili discussioni, a 180 giorni dalla scadenza dell’avvio delle procedure di subentro del nuovo gestore, siamo con un piede nel precipizio ed è inutile e dannoso per i cittadini continuare a fare battaglie di principio: il presidente (dell’Aato 3 Alessandro Gentilucci, ndr), se non vuole ulteriormente perdere tempo e se vuole davvero evitare la gara aprendo le porte di fatto alla privatizzazione del servizio, convochi urgentemente un tavolo paritario ristretto fatto da sindaci e tecnici in grado di proporre all’assemblea in tempi strettissimi una soluzione largamente condivisa perché una decisione così impattante sulla vita dei cittadini, non può essere presa solo a maggioranza». Sciapichetti avanza anche ufficialmente il dubbio che, dietro la facciata della volontà di mantenere pubblica la gestione del servizio idrico nel territorio maceratese, qualcuno persegua il fine di mettere a gara il tutto e dunque privatizzare.

La premessa di Sciapichetti: «Per quanto ci riguarda, due sole cose debbono esser chiare; la prima in assoluto per importanza è che il Pd ha un solo interesse: scongiurare in tutti i modi il fatto che il servizio idrico vada in mano ai privati perché i democratici hanno sempre sostenuto che l’acqua deve rimanere un bene pubblico; la seconda è che il centrodestra che ha la guida e la maggioranza nell’assemblea dei sindaci dell’Aato 3 irresponsabilmente ci ha portato nella situazione in cui siamo, facendoci perdere tra l’altro tutti i finanziamenti del Pnrr indispensabili per l’efficientamento della nostra rete idrica».

L’ennesima assemblea Aato 3: «l’assemblea dei sindaci di mercoledì scorso è stata ancora una volta inconcludente e divisiva perché il ruolo del presidente spalleggiato da una parte politica, anziché essere quello di garante per trovare soluzioni tecnico-giuridiche fattibili e condivise, risulta essere fortemente divisivo e di parte, impedendo anche la sola presentazione e discussione di una diversa ipotesi dalla sua, volendo così imporre una propria soluzione (società consortile di primo livello), compiendo una forzatura istituzionale oltre che un errore politico. Vista la delicatezza del tema, il presidente, avrebbe dovuto assumere un ruolo super partes di rappresentanza collegiale, anziché creare inevitabili divisioni, impedendo di fatto una soluzione concertata e condivisa».

La posizione dei Dem: «La posizione del Partito Democratico non è mai stata quella di adesione alla soluzione di società consortile di primo livello come erroneamente è stato affermato da alcuni esponenti della destra nella nostra provincia. La soluzione migliore auspicata dal Pd fin dall’inizio è stata sempre la replica del “modello Cosmari”, ovvero una società al 100% pubblica, i cui unici soci siano tutti i comuni ricompresi nell’Aato3 la quale gestisca autonomamente tutti le attività ricomprese nel servizio idrico integrato.

Tuttavia, preso atto che tale scelta non è stata nemmeno presa in considerazione per arroganza da parte dei sindaci di centrodestra e che il tempo a disposizione è quasi scaduto tra le due opzioni di cui si sta discutendo, la società consortile di secondo livello (dove i soci sono solamente le società di gestione), appare l’opzione certamente migliore, e più realizzabile nella situazione data, in quanto maggiormente tutelante dell’operatività gestionale».

Le differenze tra i due modelli di società consortile pubblica: «La società consortile di primo livello comporterebbe la concreta possibilità che i Comuni del territorio siano costretti a versare centinaia di milioni di euro nella fase di start-up della nuova società (derivanti dal pagamento del valore di subentro delle infrastrutture delle attuali società operative, della necessaria fideiussione per l’avvio della gestione, dall’assunzione del personale).

Importi difficilmente sostenibili per tutti, soprattutto per i piccoli comuni e che finirebbero inevitabilmente per ricadere sulle tasche dei cittadini che si vedrebbero aumentate le tariffe dell’acqua da un minimo del 40% ad un massimo del 50% e questo per il Pd é assolutamente inaccettabile. Dice un vecchio detto delle nostre parti che si addice perfettamente alla situazione in cui siamo “il meglio è nemico del bene” bisogna allora che tutti, sindaci e rappresentanti delle forze politiche ne prendano atto per scongiurare il rischio della gara, a meno che coloro che di giorno fanno dichiarazioni roboanti contro la privatizzazione, di notte non perseguano altri interessi.

Il Pd quindi ha sempre la stessa posizione, ma nella situazione in cui la governance di destra ci ha portato, il rischio della gara è altissimo e in questo caso, il bene comune che coincide con l’acqua pubblica viene prima di ogni altra questione di parte o di principio». La riflessione finale del segretario provinciale dem Angelo Sciapichetti: «Caro presidente continuare ad ingaggiare un braccio di ferro sull’acqua è inutile e dannoso, fermatevi: riunitevi in una sorta di “conclave” e trovate una soluzione la più possibile condivisa e soprattutto realizzabile in tempi brevissimi: è questo quello che chiedono i cittadini».

 

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