Commerciante in coma dopo una bottigliata,
aggressore condannato anche in Appello
«Ma non siamo stati risarciti»

CIVITANOVA - Mauro Raschia era rimasto ferito mentre era al lavoro alla Ternana, bar che gestiva. Sotto accusa un 34enne: 3 anni e 9 mesi

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Mauro Raschia e l’avvocato Maurizio Vallasciani (a destra)

 

Commerciante finì in coma dopo essere stato colpito con una bottigliata, la Corte d’appello di Ancona ha confermato la sentenza di primo grado decisa al tribunale di Macerata: 3 anni e 9 mesi. I fatti risalgono al 25 giugno del 2014 ed erano avvenuti al bar Ternana di Civitanova. A quell’epoca il gestore del locale era Mauro Raschia (che ora gestisce altre attività, sempre a Civitanova).

Il commerciante rimase ferito in modo grave in una rissa scoppiata nel locale. Venne aggredito anche lui e colpito con una bottigliata. Sotto accusa per il ferimento di Raschia, è finito un 34enne di Giulianova, Daniele Saccia, che era imputato anche per rissa e danneggiamenti. La rissa sarebbe iniziata per via di uno sguardo di troppo tra due gruppi di persone che si trovavano nel locale.

Raschia in quel momento era al bancone, era intervenuto per cercare di calmare gli animi quando l’imputato aveva preso due bottiglie e con una di queste si era scagliato contro Raschia, ferendolo al capo. Per Raschia, assistito dall’avvocato Maurizio Vallasciani, che è parte civile al processo, è stata disposta una provvisionale di 25mila euro già in primo grado.

«Dopo il coma alla vittima sono residuati postumi per i quali dovrà perennemente assumere farmaci oltre all’amarezza di non essere riuscito ad ottenere il pagamento del danno patito per il quale è stata liquidata una provvisionale di 25mila euro -dice  Vallasciani -. L’imputato non ha infatti adempiuto al proprio dovere risarcitorio. La difesa della parte civile ha ottenuto il sequestro di un immobile di Saccia, ma i tempi sono ancora lunghi. Raschia ha il solo conforto dell’attenzione posta dagli inquirenti prima e dai i giudicanti poi al proprio caso. Profonda gratitudine esprimiamo pertanto anche alla Corte d’appello che in tempi brevissimi ha deciso il gravame, scongiurando il rischio della imminente prescrizione».

(Gian. Gin.)

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