Da sinistra: Maria Luce Centioni, Armando Lazzarini, Paola Fontana, Lavinia Bianchi, Silvia Squadroni, Giorgio Pollastrelli, Massimo Belvederesi, Roberto Pantella, Luca Buldorini, Elena Leonardi, Lucia Albano, Fabrizio Ciarapica, Pierpaolo Turchi, Pierpaolo Borroni, Giuseppe Cognigni, Nicolò Renzi, Roberto Tiberi, Fausto Troiani
di Laura Boccanera
«Mi congratulo per la scelta operata da Civitanova, oggi 29 aprile è una data che per me e per molti della mia generazione ha un riferimento preciso, un’intitolazione che va nella giusta e doverosa direzione della pacificazione». Addirittura il presidente del Senato Ignazio La Russa ha fatto pervenire al sindaco di Civitanova il suo plauso per la scelta di titolare una parte di via Mandela, già Almirante, a Sergio Ramelli.
Questa mattina davanti a tantissimi componenti di Fratelli d’Italia, Lega, ex di Alleanza nazionale e ex Msi è stata scoperta la targa col nome dello studente, militante del Fronte della gioventù, assassinato 40 anni fa durante gli Anni di piombo. Per l’occasione erano presenti anche la sottosegretaria all’economia Lucia Albano, la senatrice Elena Leonardi, per la Regione il consigliere Pierpaolo Borroni, per la Provincia il vicepresidente Luca Buldorini, tutta la commissione toponomastica comunale con Pierpaolo Turchi, Roberto Pantella, Silvia Squadroni e il presidente Giorgio Pollastrelli.
Un’intitolazione che «fa parte di un percorso virtuoso – ha detto il sindaco Fabrizio Ciarapica – che la commissione toponomastica all’unanimità ha voluto intraprendere per intitolare spazi della città a vittime di violenze, barbarie o sterminio come già iniziato col giardino Anna Frank. Affinché certi fatti possano non accadere più e per arrivare ad una pacificazione nazionale di cui sentiamo l’esigenza. Ed è un onore aver ricevuto un messaggio inviato dal presidente La Russa che ha voluto partecipare in questo modo all’intitolazione». Il primo cittadino ha poi letto il messaggio del presidente del Senato che ha ricordato Ramelli anche nel discorso di insediamento: «Oggi 29 aprile è una data che per me e molti della mia generazione ha un riferimento preciso: Sergio Ramelli. Ragazzo barbaramente assassinato sotto casa senza alcuna colpa se non l’appartenenza al Fronte della gioventù del Movimento sociale italiano – ha scritto La Russa – l’ intitolazione è una scelta che va nella giusta e doverosa direzione della pacificazione e della memoria condivisa affinché il sacrificio di quel ragazzo sia da monito alle giovani generazioni attraverso un messaggio di pace e condivisione da opporre a ogni forma di violenza e contrapposizione giovanile. Mi inchino davanti alla memoria di quei ragazzi come Ramelli e degli altrettanto inaccettabili omicidi di Fausto e Iaio e mi congratulo per la scelta operata».
Roberto Pantella, Luca Buldorini, Fabrizio Ciarapica, la sottosegretaria Lucia Albano e la senatrice Elena Leonardi
Si è detta commossa per il nome di Ramelli sulla targa la sottosegretaria Lucia Albano che ha sottolineato come il luogo scelto, all’intersezione con due istituti scolastici (Il Da Vinci e la scuola media Annibal Caro) sia importante: «L’omicidio di Sergio nasce sui banchi di scuola – ha sottolineato – da un tema che aveva svolto in anni di intolleranza e violenza». La senatrice Elena Leonardi ha invece puntato l’attenzione sul nome di Ramelli come simbolo: «Quella di oggi è una ricorrenza molto forte per il mondo politico dell’area a cui appartengo – ha esordito – e fino a qualche anno fa non era dato per scontato poter intitolare una via a Ramelli. Le parole che ho sentito vogliono superare quella fase e rendere omaggio ai giovani morti ambo le parti che si sono fronteggiate in una competizione politica diventata violenza fisica e contrapposizione. Ramelli per la destra è il simbolo di chi credeva nella politica e ha iniziato in gioventù a militare per un’idea, un credo, per le proprie comunità e per quelle idee ha perso la vita, il bene più prezioso».
Anche il consigliere regionale Pierpaolo Borroni ha ricordato Ramelli considerato «per anni una vittima di serie B – ha detto – oggi invece per la prima volta all’unanimità il nome Ramelli e quello di Anna Frank sono stati inseriti nella toponomastica nel riconoscimento delle posizioni politiche di ciascuno». Borroni ha ricordato anche come proprio il tratto di via oggi intitolato fa parte di via Mandela, fino al 2013 denominata via Almirante: «Questa via era intitolata ad Almirante e proprio per la mancanza del riconoscimento di reciproco è stata cancellata. Quindi quello di oggi è un ottimo segnale che nasce da qui e deve proseguire».
Il presidente della commissione Pollastrelli ha poi deposto un mazzo di fiori sotto la targa e nel suo intervento ha sottolineato l’assenza della minoranza e ricordato le polemiche su Toro seduto: «Il testo della delibera aveva fatto sorridere qualcuno che qui oggi non vedo, a qualche manifestazione viene e a qualcun’altra no (era assente tutta l’opposizione tranne Lavinia Bianchi e Silvia Squadroni dopo che alcuni componenti di Siamo Civitanova sono transitati in FdI, ndr). Io spero che la città impari a fare un percorso di pacificazione, oggi non c’è niente da ridere per cui rimando al mittente le battute e ringrazio i membri della commissione toponomastica che in maniera matura, spogliandosi dell’appartenenza di parte, hanno portato tutti i cittadini a essere orgogliosi di questa scelta. Dopo venti anni siamo riusciti ad arrivare alla maturazione politica per poterlo fare». Intervenuta anche Silvia Squadroni: «Ci teniamo a ribadire che siamo minoranza non opposizione – ha riferito – che è un criterio numerico e non un pregiudizio su ciò che fa la maggioranza. Significa condividere progetti utili necessari e validi per la città come questo di oggi perché occorre sensibilizzare i giovani sulla politica con la P maiuscola affinché non capitino più episodi in cui la politica è violenza e divisione».
Il presidente della commissione toponomastica Giorgio Pollastrelli depone un mazzo di fiori assieme a Silvia Squadroni
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La seconda carica dello Stato Italiano…. mah
Sicuramente per la storia della Repubblica italiana via Ramelli ha più ragione d’essere che non via Almirante, che è stato anche un funzionario della Repubblica Sociale!
…dalla prima foto, vedo che è soprattutto pieno di esponenti dell’opposizione di sinistra (PD, Sinistra Italiana, Comunisti Italiani, Democratici Di Sinistra-!!-Rifondazione, ex PDS, ex MdCI, ex DS, ex PCdL, ex Margherita, ex comunisti, forse anche ex stalinisti-ex!!? mah!!!-e altri ex o meno che non sto qui a elencare per non annoiare…), segno che il processo di pacificazione è ormai concluso e la festa della libertà è condivisa da tutti e per tutti, segno di grande maturità politica, si si, proprio!!! gv
Al processo gli aggressori dichiararono che intendevano causare a Ramelli, scelto a caso tra i militanti della zona, ferite lievi con qualche giorno di prognosi, ma che la situazione era sfuggita di mano, il che contrasta con il fatto che il ragazzo fu colpito ripetutamente al cranio con chiavi inglesi Hazet da 36 mm del peso di 3,5 kg l’una.Il 2 marzo 1989 la II sezione della Corte d’assise d’appello presieduta da Renato Cavazzoni accolse le richieste del pubblico ministero ma, benché l’accusa fosse mutata in omicidio volontario, riconobbe l’attenuante del concorso anomalo, che ridusse sensibilmente le pene: Costa passò da 15 anni a 11 e 4 mesi; Ferrari Bravo da 15 a 10 e 10 mesi; 7 anni e 9 mesi a Colosio invece che 15; 7 anni invece di 13 a Belpiede; 6 anni e 3 mesi a Castelli, Colombelli, Montinari e Scazza in luogo degli 11-12 iniziali.
Insoddisfatta, la parte civile ricorse in Cassazione per ottenere il riconoscimento della premeditazione e il conseguente aggravio delle pene. Il 23 gennaio 1990 la I sezione della Corte di Cassazione presieduta da Corrado Carnevale rigettò la richiesta e i ricorsi della difesa confermando le sentenze di secondo grado[1].
Costa e Ferrari Bravo tornarono in carcere, anche per via delle condanne aggiuntive, mentre gli altri imputati poterono usufruire di un condono e di pene alternative per via della loro condizione sociale e della loro ridotta pericolosità.
Alcuni degli allora studenti di medicina condannati hanno successivamente fatto carriera sino a ricoprire prestigiosi incarichi ospedalieri.da Wikipedia.