Kos, lavoratori in stato di agitazione
«Il nuovo contratto collettivo
è un uovo di Pasqua avariato»

I SINDACATI lo hanno indetto all'istituto Santo Stefano e alla Rsa di Montecosaro, struttura in cui sarà applicato il contratto "Confcommercio Salute e Sanità". La replica all'ad del Gruppo Kos Giuseppe Vailati Venturi: «L’unico speculatore che si arricchisce in questa virata verso il basso, è proprio il gruppo Kos, sopra il sudore dei dipendenti»

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John Palmieri

Stato di agitazione dei lavoratori teso ad uno sciopero collettivo nella Rsa di Montecosaro. La decisione dei sindacati arriva dopo l’annuncio del Gruppo Kos Care dell’intenzione di applicare il Contratto collettivo nazionale “Confcommercio Salute e Sanità” nelle Rsa del gruppo. «I lavoratori rispondono basta – fanno sapere Cgil, Cisl e Uil della Funzione pubblica- state distruggendo il patrimonio che con sacrificio e dedizione del personale è stato acquisito negli anni». Lo stato di agitazione ha coinvolto anche i dipendenti dell’istituto San to Stefano anche se, a quella struttura che fa sempre capo a Gruppo Kos, non sarà applicato questo contratto collettivo.
«Non siamo affatto sorpresi – scrivono John Palmieri, Mariella Mazzalupi e Marcello Evangelista – dalla mancata risposta dell’ ad Giuseppe Vailati Venturi del gruppo Kos Care (lo stesso che gestisce l’istituto Santo Stefano) in merito alla forte contrazione di personale avvenuta unilateralmente nella Rsa di Montecosaro. Che il nuovo contratto  sia “uno strumento adeguato a sostenere Kos Care in un contesto che cambia” è inequivocabilmente vero. La crisi energetica concomitante con la guerra alle porte dell’ Europa che ha generato un inflazione a doppia cifra è la tempesta perfetta per far ritornare i profitti del gruppo ai livelli pre pandemici. Tant’è vero che l’unico speculatore che si arricchisce in questa virata verso il basso, è proprio il gruppo Kos, sopra il sudore dei lavoratori. Un modo alquanto originale quello dall’ ad Vailati Venturi nel “ riconoscere la dedizione dei dipendenti di Kos Care”, che probabilmente i postumi riconosceranno come una figura magnanima, seppur incompresa dai lavoratori».
I sindacati accusano il vertice del gruppo di non aver rassicurato affatto i lavoratori: «La vostra azienda preferisce sottoscrivere subito dopo le feste di Pasqua un contratto con delle sigle sindacali del commercio. Un uovo di pasqua dal sapore avariato per gli oltre 45 lavoratori della Rsa di Montecosaro. Un modo affaristico di interpretare il mondo complesso della sanità e delle Rsa e soprattutto del personale che quotidianamente opera nei reparti di degenza, visto che è proprio questo personale a rimetterci economicamente da questo nuovo contratto. E pure tanto».

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La Rsa a Montecosaro

I sindacati analizzano anche cosa prevede il Contratto salute e commercio. «Ad onor del vero il ccnl prevede la 14° mensilità e gli scatti triennali di anzianità, ma gli infermieri e soprattutto gli oss, percependo solo parte delle varie e dovute indennità e conteggiando nel minimo dettaglio nell’anno solare di lavoro ci rimettono e non poco. Applicando il Ccnl salute e commercio (rispetto l’odierno Ccnl Aris-Rsa) ad un profilo Oss, subito risalta il danno al lavoratore. La paga base mensile è minore di quasi 20 euro, non c’è più il premio di incentivazione ( 500 euro sono invece previste da Aris), le ferie annue passano da 34 a 26 giorni, non c’è traccia dell’emolumento aziendale Aris , Edr e superminimo Aris che contribuiscono nel complesso a circa pari a 1.689 euro. Se a questo aggiungiamo i mancati introiti derivati dalle tariffe al ribasso del Ccnl salute e commercio per le indennità notturne e festive, e la sparizione dell’indennità giornaliera sui 3 turni, beh allora le minori entrate diminuiscono di ulteriori 512 euro. Una perdita che complessivamente per un Oss viaggia da un minimo di 2.200 euro annui (comprensivi di mancati emolumenti aziendali), e può raggiungere i 4.300 euro se consideriamo il mancato rinnovo Aris-Rsa con i dovuti arretrati di oltre 11 anni. Anche peggio va per il profilo degli infermieri, i quali hanno già espresso sdegno e la palese volontà di migrare altrove. Un manifesto sprezzante il comunicato del gruppo, per ringraziare i lavoratori che nel periodo Covid erano stati definiti eroi».
Cgil, Cisl e Uil della Funzione pubblica affondano infine: «Anziché riconoscere il sacrificio dei lavoratori, e rinnovare il contratto Aris Rsa scaduto dal 2012 e dare il giusto riconoscimento economico come avvenuto in quasi tutti i settori del socio sanitario, l’azienda sottrae all’improvviso risorse dalle tasche dei lavoratori. Il gruppo Kos non soddisfatto nella sua ingordigia, non raccoglie solo il magro bottino alla Rsa di Montecosaro, ma pianifica l’assalto al portafoglio dei lavoratori su larga scala, e prevede di convertire 60 strutture Rsa sparse per l’ Italia, 5 delle quali nelle Marche (per questa tipologia d’utenza), con la stessa metodologia: bussare nella categoria dei commercianti. Magari la prossima volta per risparmiare il gruppo Kos cercherà un nuovo contratto nella categoria dei calzaturieri sanitari (con tutto il dovuto rispetto per questa categoria). La direzione del gruppo ha già raschiato il fondo con la riduzione oltre il consentito del personale, ha assunto pratiche infinite per la sostituzione dei dipendenti assenti (costringendo i reparti a lavorare con meno personale), mettendo a rischio le ferie estive o gravando sopra i lavoratori presenti l’onere delle sostituzioni, e con ovvie ricadute sull’assistenza dovuta ai degenti. Ma non ancora domi tentano anche l’assalto sciagurato con un cambio di contratto collettivo dei lavoratori».


(Clicca qui sopra per ascoltare la notizia in podcast)

Kos, nuovo contratto collettivo nelle Rsa «Il nostro riconoscimento alla dedizione dei dipendenti»

«A rischio le ferie estive per i dipendenti del Santo Stefano. Il Gruppo Kos investa sui lavoratori»

«Un solo infermiere di notte per 85 pazienti su due piani, Kos specula sui lavoratori»



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