Morto durante l’arrampicata
«Restano il suo sorriso ingenuo,
la dolcezza e l’umiltà del carattere»

MONTECASSIANO - Stamattina a Torrette l'ispezione cadaverica su Maurizio Pandolfi, idraulico di 37 anni. Lascia il padre Agostino e la madre Paola. Ancora da fissare il funerale. Era uno degli sbandieratori del Palio. I ricordi dell'ex primo cittadino Mario Capparucci e del sindaco Leonardo Catena

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Maurizio Pandolfi

 

Una città in lutto quella di Montecassiano per la scomparsa di Maurizio Pandolfi, il 37enne morto ieri durante un’arrampicata a San Vittore di Genga. Stamattina a Torrette è stata effettuata l’ispezione cadaverica, ancora non è stata fissata la data del funerale.

Idraulico con la passione per la montagna (era un aspirante istruttore del Cai), Pandolfi viveva con i genitori Agostino e Paola. A Montecassiano e non solo era molto conosciuto e benvoluto. Lui era uno sbandieratore al Palio dei Terzieri, ma anche i genitori partecipavano attivamente alla rievocazione. Ieri pomeriggio, Pandolfi era con un’amica lungo la via “Collega Alpinista” nella parete di addestramento che porta al tempietto del Valadier. Secondo quanto è stato ricostruito, la donna si trovava in sosta, ossia attaccata ai puntelli applicati nelle pareti di roccia per riposarsi dopo i vari step della scalata. Pandolfi invece si stava arrampicando legato alla corda di sicurezza. È stato in quel momento che si è verificata una frana con rocce che hanno investito i due. Lei è riuscita a restare attaccata alla parete, lui è caduto ma la corda lo ha fermato. Nonostante i soccorsi, per il 37enne non c’è stato niente da fare.

«Ora Maurizio ha compiuto la sua ultima ascesa e da quella crudele roccia così vicina al cielo, il Signore delle cime lo ha raccolto tra le Sue braccia, per donargli il premio della vita eterna – dice l’ex sindaco Mario Capparucci – Se n’è andato così, all’improvviso, in un tragico incidente nella gola della montagna, la sua ultima passione. Maurizio amava il padre e la madre in modo speciale e li riteneva i suoi angeli custodi. Con loro ha vissuto in un solo palpito di intenso affetto e in perfetta unione, senza preferenze e con pari sentimento. Aveva un profondo spirito di amicizia, intriso di dedizione e di assoluta lealtà e lo feriva profondamente anche soltanto l’ombra del tradimento. Sapeva abbandonarsi al piacere della comitiva, ma nelle relazioni interpersonali preferiva rimanere in seconda fila, laddove lo collocava il suo naturale senso di discrezione che invitava alla familiarità, ma senza mai imporla. Il Palio è stata la sua seconda famiglia e la sicura destrezza nel maneggio della bandiera, ha trasformato l’allievo in maestro. Nel lavoro è stato disponibile, competente e onesto. Di lui restano il suo sorriso ingenuo e disarmante, il gesto premuroso e affabile, la dolcezza e l’umiltà del suo carattere. Per me che l’ho visto crescere, il ricordo del piccolo compagno di scuola di mia figlia, del tenace alfiere del Palio, la tenerezza delle sue confidenze. Per tutti rimane il ricordo di una vita vissuta con la delicatezza e la brevità di un battito d’ali, tanto da fare nostra la sofferta preghiera del Santo: più che donarcelo Signore, ce lo hai mostrato».

Anche il sindaco Leonardo Catena parla di una tragedia per tutta la comunità. «Era un bravo ragazzo, educato, gentile – ricorda – Aveva molti amici e la passione per la montagna, proprio quella passione gli è stata fatale. Una tragedia che ci addolora tutti».

(redazione CM)

 

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