Lettera a Romano Mari:
«Mio marito ricoverato al Covid center,
tanta paura ma ci è stato accanto»

MACERATA - Il ringraziamento al presidente dell'Ordine dei medici. «E' stato presente sin da subito. Quando la situazione è precipitata con il ricovero l'ho chiamato, una domenica, perché nessuno mi diceva niente. E' venuto a casa, ci ha spiegato il virus e la sua evoluzione. Vivevamo nel terrore e ci ha rassicurato»

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Romano Mari in tenuta anti Covid

 

Il marito diventa positivo al Covid, la situazione si aggrava in modo tale da necessitare il ricovero nel reparto semintensivo del Covid center di Civitanova. Da lì in poi, per la moglie e per i figli, nessuna notizia dall’ospedale. Vicino alla famiglia, che vive a Macerata, però, c’è sempre stato il loro medico, Romano Mari (presidente dell’Ordine di Macerata), che la famiglia ringrazia con una lettera. Fortunatamente la vicenda si conclude nel migliore dei modi: tutti tornano negativi e soprattutto l’uomo fa rientro dal Covid Center e supera la malattia. L’uomo ha contratto il Covid a marzo e «subito si è messo in contatto con Romano Mari, il suo medico – scrive I. L. -. Mari il giorno dopo ha monitorato la situazione con una grande attenzione, sempre presente. In pochi giorni la situazione però è precipitata. Mari è stato presente sin da subito, la prima visita l’ha fatta alle 11 sera. Le sue parole erano quasi incomprensibili attraverso le molteplici protezioni. Fatta la visita ci ha assegnato la terapia, compreso l’ossigeno. Mari telefonava o scriveva un messaggio per sapere come stava il paziente e per monitorare i valori. Dopo due giorni è stato necessario il ricovero. Come tanti, mio marito è stato portato via in ambulanza e poi il silenzio. Due brevi messaggi e una video chiamata con il casco per l’ossigeno sotto al quale si intravedevano occhi spaventati e lucidi. Nessuno ti spiega veramente in modo scientifico cosa succede, quali sono le evoluzioni, quali sono le cure o i tentativi di cura attualmente applicate. Si ricevono poche notizie. Non capisco e quando non capisco ho paura». A quel punto la donna ha scritto a Mari, una domenica pomeriggio: «“Ho tanta paura”. Lui mi chiama, mi chiede se avrebbe creato disturbo se attorno alle 20 fosse passato, di rientro da una visita ad una famiglia di anziani in campagna. E’ arrivato in tuta da ginnastica, doppia mascherina come sempre, avanti al cancello con le giuste distanze. Era già buio e mi ha iniziato a spiegare. Mi ha illustrato la procedura, quali possono essere le evoluzioni del virus, quali sono gli stadi. Per mio marito non ha fatto previsioni, ma mi ha spiegato esattamente cosa succede nel suo corpo, come funzionano le varie cure. Mi hanno raggiunto anche i figli e insieme a me hanno ascoltato, fuori, al freddo e al buio. Questa persona ci sembrava meravigliosa, rassicurante, l’unica che si fosse occupata di noi che eravamo distrutti, preoccupati, in isolamento e non sapevamo come incoraggiare mio marito e con il terrore di non vederlo più. Professionale, umile, dedito, instancabile, attento, premuroso e soprattutto umano: Romano Mari non si veste della professione di medico, ma “è” medico e lo è nel senso più completo del termine, con tutto quello che comporta. Svolge con dedizione la sua professione, mi vengono in mente i medici di una volta. Non si limita alle ore del suo studio ma, instancabile, in questo periodo lavora sette giorni su sette anche fino a tarda notte, per aiutare i pazienti isolati ed anche solo per spiegare cosa è il Covid ai famigliari di un ricoverato. In mezzo a tanti medici straordinari: un esempio unico. Un grazie non è sufficiente, pubblicamente lo replichiamo: “Grazie di cuore!”, da una delle tante famiglie colpite dalla pandemia». La signora aggiunge che ora tutti i componenti della famiglia stanno bene e sono negativi.



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