di Monia Orazi
Sono una cinquantina i terremotati colpiti dalle nuove norme che hanno aderito all’azione legale collettiva promossa dall’associazione “La terra trema noi no”: un ricorso al Tar del Lazio contro le discriminazioni geografiche e di tempo messe in atto dall’ordinanza 670 della Protezione civile, che sarà depositato entro il prossimo 6 luglio. L’iniziativa è stata presentata questa mattina nel corso di un’assemblea alla Rocca Borgesca di Camerino. A spiegare l’operazione sono intervenuti gli avvocati Federico Valori, Pietro Chiucchiuini, Marco Massei e Giulia Garofalo, insieme al presidente dell’associazione Diego Camillozzi. «Tante persone hanno avuto la vita stravolta dal terremoto e ora sono colpite anche da queste norme. Tra terremotati non è giusto che ci siano disparità di trattamento geografiche o temporali, non si può penalizzare chi è voluto rimanere qua – spiega Camillozzi – perché c’è chi ha preso la casa, contando sul Cas (contributi di autonoma sistemazione ndr) per prendere un mutuo. Ancora più grave il fatto che alla perdita del Cas, è legata anche la perdita della priorità dell’esame del progetto di ricostruzione della prima casa. Chiederemo di abolire le due ordinanze, la 614 e la 670, la politica deve assumersene la responsabilità».
Tra gli effetti paradossali delle ordinanze c’è che chi ha acquistato casa, nel comune di residenza o limitrofo, prima del novembre 2019, data di entrata in vigore dell’ordinanza 614, perde il diritto al contributo di autonoma sistemazione, a cui è legata anche la priorità nell’esame del progetto di ricostruzione della propria casa. Chi invece ha acquistato la casa successivamente, o in comuni lontano da quello di residenza, continua a prendere un contributo forfettario del Cas, per tre anni, cifra su cui in molti contavano per pagarsi il mutuo. Soddisfatto della partecipazione l’avvocato Marco Massei: «Il ricorso abbraccerà criteri generali, di ingiustizia, di irretroattività di alcune disposizione dell’ordinanza 670 del 28 aprile. Abbiamo anche fatto capire che questo deve essere coordinato con un’azione mediatica e di sprone alla politica e quindi ci auguriamo che a fronte della grossa lesione che c’è stata, ci sia un successo giudiziario, quanto meno sull’accoglimento della sospensiva. I criteri singoli dei soggetti verranno analizzati da noi in altri momenti. Impugneremo i principi basilari, la disparità di trattamento geografico, temporale. Sono queste le discriminazioni più grandi, sembra che la normativa emergenziale sia quasi ordinata a punire chi si è attivato subito, chi si è rimboccato le maniche e ha deciso, contando sul Cas di acquistare una casa. Il proprietario dell’immobile viene punito, a tutto vantaggio del conduttore. C’è una legislazione per cui chi si dà da fare viene penalizzato, gli altri se la cavano». E’ intervenuta l’avvocato Tina Fusari che ha presentato ricorso per il figlio, ha impugnato l’ordinanza 614, a cui si aggiungerà anche l’associazione “La terra trema noi no”. Prosegue l’avvocato Federico Valori: «Abbiamo chiesto un sostegno all’associazione che deve sopportare questi costi notevoli, di un ricorso al Tar Lazio. Noi stiamo combattendo per difendere due principi, il principio dell’affidamento, quando la pubblica amministrazione con quello che esprime rafforza una convinzione cioè che se acquisto casa non perderò il diritto al Cas, non può comportarsi in modo diametralmente opposto. E’ un inganno intollerabile. Non si possono introdurre discriminazioni temporali, chi ha comprato prima, o ha comprato dopo, o geografiche senza una motivazione logica. Il gioco sporco è di trattare i cittadini come i capponi di Renzo, farci spizzicare tra noi, considerare chi ha investito i propri risparmi o ha dovuto contrarre un altro mutuo per comprare un’altra casa e sollevare lo Stato dalle spese della Sae, dell’affitto o dell’albergo o di altro, costui viene punito perché ricco e colpevole. E’ grave, è un contegno miope che introduce delle fratture nella cittadinanza, sarà difficile rimarginarle, fermatevi finché siete in tempo. Se non si fermeranno chiediamo ai cittadini di sostenere l’associazione, per contribuire a fermarli, se possibile».
«Inaccettabile l’ordinanza sul Cas, così si fa discriminazione: faremo ricorso al Tar Lazio»
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