L’arcivescovo Rocco Pennacchio
«Non ho titolo per istruirvi ad essere alunni, insegnanti e genitori. Ma vi ho voluto scrivere per aiutarvi a leggere con sapienza quella parte di storia recente che vi ha resi protagonisti». E’ un passaggio della lettera aperta dell’arcivescovo di Fermo Rocco Pennacchio, per la fine dell’anno scolastico. La diocesi di Fermo comprende anche 13 Comuni della nostra provincia (Civitanova, Corridonia, Gualdo, Loro Piceno, Mogliano, Montecosaro, Monte San Giusto, Monte San Martino, Morrovalle, Penna San Giovanni, Petriolo, Potenza Picena, Sant’Angelo in Pontano) e quello dell’arcivescovo è un messaggio indirizzato appunto ad alunni, insegnanti e genitori che si sono trovati a vivere mesi difficili a causa dell’emergenza coronavirus e che ora guardano a settembre con tutte le inevitabili incertezze del caso.
Ecco il testo integrale della lettera aperta dell’arcivescovo Pennacchio
«Carissimi ragazzi e giovani, cari insegnanti, carissimi genitori,
La scuola è finita da qualche giorno, anche se le attività non son del tutto concluse: è tempo di scrutini, degli adempimenti di fine anno e fra qualche settimana si svolgeranno gli esami. Qualcuno forse pensa che questo sia stato un anno scolastico da dimenticare per l’impossibilità di andare a scuola a causa delle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria; io non sono d’accordo, e fra un po’ vi dirò anche perché, e ho voluto scrivere e ringraziarvi proprio per la tenacia con la quale avete vissuto l’impegno scolastico in questi ultimi mesi.
Certo, è mancata la classe, la vita quotidiana della vostra scuola, i volti e gli ambienti a voi familiari; se poi si pensa al programma che sicuramente non si è potuto completare a dovere, all’insegnamento che è stato mortificato… Insomma, se consideriamo ciò che è mancato, l’anno scolastico è da dimenticare. Ma se non ci attardiamo a guardare indietro, e pensiamo invece a cosa custodire, a partire da domani e per il futuro della nostra scuola, inaspettatamente ci è stato donato veramente tanto in questi mesi così particolari.
Al riguardo avrei in mente tante cose buone da sottolineare; proverò a dedicare una breve riflessione a ciascuno di voi, alunni, insegnanti, genitori, perché possiate far tesoro di questa esperienza, quando tutto sarà passato.
Cari bambini, ragazzi, giovani… Non avete mai pensato che andare a scuola è noioso, è pesante, forse addirittura inutile? Io, lo confesso, l’ho pensato tante volte alla vostra età. Probabilmente, però, nei mesi passati, costretti e controllati negli spazi limitati della casa senza poter incontrare gli altri compagni, avete avuto nostalgia della scuola. Essa, infatti, è anche uno spazio di libertà, da vivere con coscienza e responsabilità, in cui si matura, a volte anche sbagliando. Tutto questo, prima, forse non lo apprezzavamo abbastanza, perciò vogliamo ricordarcelo quando inizierà il nuovo anno scolastico perché ci impegniamo a vivere amicizie vere, relazioni sane e mai violente o prevaricatrici.
Cari insegnanti, a costo di tante fatiche, in breve tempo avete dovuto riorganizzare il vostro lavoro. Vi siete ingegnati nell’uso di tecnologie più avanzate, che ad alcuni non erano familiari, e avete studiato come ristrutturare i contenuti dell’apprendimento per porgerli in modalità diverse dal solito. Sono certo che avete scoperto in voi stessi abilità nuove e possibilità insospettate, che vanno custodite anche nel futuro. Non disperdete il patrimonio di fantasia e inventiva che i vostri allievi hanno conosciuto: vi saranno riconoscenti.
Cari genitori, stare così strettamente a contatto con i vostri figli vi ha fatto prendere maggiormente coscienza che la scuola si fa carico veramente dei nostri ragazzi, con tanto dispendio di energie. Ricordo, negli anni in cui ho insegnato religione, che la tentazione dello scaricabarile era sempre in agguato. Gli insegnanti dicevano: “Le famiglie dove sono?” e i genitori, dal canto loro: “Ma la scuola cosa fa?” Forse l’esperienza scolastica al tempo del Covid sta aiutando anche voi famiglie a considerare diversamente il valore della scuola e degli insegnanti. Ci siamo accorti di essere tutti nella stessa barca e questo ha favorito un approccio diverso e più realistico verso il mondo scolastico, i figli e noi stessi. Non dimentichiamo, infine, che questa circostanza ha fatto riscoprire la bellezza (e la fatica) del rapporto genitori/figli, del fare cose insieme, dell’ascoltarsi reciprocamente un po’ più a lungo.
Carissimi, il vescovo è padre ma non papà, non è un docente e da tempo ha superato l’età scolare. Non ho titolo per istruirvi ad essere alunni, insegnanti e genitori. Ma vi ho voluto scrivere per aiutarvi a leggere con sapienza quella parte di storia recente che vi ha resi protagonisti; una storia che, affidata alle mani di Dio e sotto la protezione della Madonna, ci farà crescere e recuperare ben più delle lezioni che, sulla carta, abbiamo perso.
Vi benedico tutti di cuore».
Grazie Monsignore, condivido la sua comunicazione
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Sante parole. Mia figlia insegna Inglese alle medie inferiori. Era giornalmente in collegamento con gli alunni. Poiché i ragazzi la vedevano, mia figlia si acconciava, con trucco e vestiti, come se fosse dietro alla cattedra. Stessa cosa devono averla fatta tutti gli altri insegnanti. Il Covid non dovrebbe essere dimenticato. Ci ha posto di fronte alla vita con un nuovo punto di vista. Recluso in casa, ho potuto gustare le Messe mattutine del Santo Padre e il Rosario da Lourdes al pomeriggio, come in molti lo avranno fatto. Adesso che posso uscire, continuo comunque a seguire le sacre funzioni, poichè ne sento il bisogno. La tragedia mondiale, non molto ferale in verità, almeno al confronto con il colera del 1855 e con la “spagnola” che uccise il fratello sacerdote di mia nonna, pure ha lasciato il segno della caducità delle nostre certezze di immortalità terrena. Spero che il ricordo del covid ci riporti sempre in tempo presente, al di fuori delle illusioni della mente.
Questa lettera sembra un elogio delle tautologie, anzi lo è.
Non si può censurare una verità accecante: i farisei erano i dottori della legge, i sapienti, gli scolarizzati e Gesù, forse esagerando, si proponeva di affogarli per l’eternità nel più schifoso percolato della monnezza. Mentre gli Apostoli, prediletti dal Signore e destinati alla gloria dei cieli, erano ignoranti, sprovveduti, tonti e somari fino alla squisitezza…