di Alberto Feliziani*
In questi giorni di dura quarantena molti avvocati italiani, utilizzando soprattutto il web, hanno dato la propria disponibilità ad intentare cause risarcitorie in danno di medici ed infermieri tanto da provocare dure reazioni in capo agli Ordini di appartenenza, sfociate financo nella trasmissione ai Consigli di disciplina distrettuali dinanzi ad iniziative qualificate – giustamente – quali atti di sciacallaggio. Il termine “sciacallo”, s’intende, non l’ho coniato io bensì altri e ben più illustri colleghi italiani i quali – a ragione – si sono sentiti offesi ed oltraggiati dall’atteggiamento di chi, in piena pandemia, cerca spazi lavorativi e prospettive che sicuramente la crisi in corso ha ristretto e che se la quarantena forzata dovesse perdurare nei prossimi mesi, si restringeranno ancor più. Con conseguenze facilmente prevedibili. Grave, piuttosto, che nel corso d’una pandemia ci sia chi, esercitando la professione di Cicerone e Carnelutti, costretto in casa come ogni italiano, elabori strategie per colpire la categoria più a rischio in questo momento: i sanitari. Obbiettivamente senza tema di smentita, questo può definirsi autentico sciacallaggio. Ma il fenomeno esisteva già: era sufficiente guardare con attenzione al fenomeno della pubblicità che taluni studi e professionisti praticavano in tema di “malasanità“. Ingresso pressoché gratuito e patti di quota lite sapientemente nascosti tra le pieghe di singoli mandati professionali. E giù botte da orbi a medici, infermieri e strutture sanitarie, con la speranza di strappare onorevoli transazioni. Il sistema non solo non è intervenuto ma ha lasciato fare e questo mi è stato confermato, negli anni, da molti direttori e da tantissimi chirurghi ed internisti amici. Per questo ho scelto, personalmente, di approfondire questo singolare aspetto ed ho chiesto a Domenico Chindemi, presidente di sezione della Suprema Corte e tra i massimi esperti italiani di responsabilità medica, di formare attraverso un master dedicato al solo mio studio, me ed i miei collaboratori nella difesa del personale sanitario. Perchè nel prossimo futuro medici ed infermieri saranno lasciati soli e giudizialmente aggrediti dinanzi ad un vero e proprio vuoto normativo. D’altronde, la legge Gelli-Bianco, che nella mente dei “dotti legislatori” doveva riformare la materia anche se non pienamente in vigore stante la mancanza del vincolo imprescindibile della assicurabilità, avrebbe dovuto costituire uno spartiacque che, purtroppo, non ha trovato applicazione pratica se non attraverso una linea interpretativa dettata da tutta una serie di sentenze emesse da varie Sezioni della Suprema Corte. Credo che tutti, transitando per le nostre città principali, abbiano notato studi legali con vetrine al piano terreno al pari di negozi, ove viene pubblicizzata consulenza gratuita in ambito di responsabilità medica e trattamento di favore qualora si conferisca mandato per l’esercizio dell’azione risarcitoria in danno di questo o quel medico essendo assai complicato, oggi, colpire la struttura sanitaria. Negozi identici a tutti gli altri, insomma, dove anziché vendere porchetta, prosciutto e formaggi, si mette sul mercato “il diritto “. Nessuno interviene, nessuno si straccia le vesti, nessuno invoca misure interdittive. Dovremmo quindi partire da molto ma molto lontano: i criteri di accesso alla professione forense e la facilità con la quale oggi, l’esame, può essere superato con una pratica brevissima e valutazioni assai allentate. Trovare lavoro e clienti, poi, è tutt’altra questione. D’altronde la sola Roma conta più avvocati che l’intera Francia. E questo la dice lunga. Ma se gli Ordini forensi non vigileranno e, soprattutto, se la temerarietà di certe liti non verrà economicamente sanzionata con condanne che facciano passar la voglia di “tentare la fortuna” credo proprio di sì. Ma c’è un fatto su tutti che dovrebbe far riflettere: siamo in uno stato di guerra, medici ed infermieri sono in trincea ed è chiaro che in trincea, con migliaia di ricoveri ogni giorno, si lavori in emergenzialità. Oggi siamo in pieno “caos sanitario” con tutti i limiti che ne derivano. Ecco che le garanzie per medici d infermieri debbono obbligatoriamente innalzarsi. Certamente con un provvedimento normativo d’urgenza che, a quanto mi consta, è in fase di studio. Faccio un esempio su tutti, estremo: in ospedale entrano contagiati un bimbo di 5 anni ed un uomo di 90 e tutti i ventilatori polmonari – tranne uno – sono impegnati. Giocoforza scegliere. Salvando la vita del più piccolo che la vita deve vivere ancora e sacrificando l’anziano. I parenti dell’ottuagenario che fanno? Portano in giudizio il medico che ha operato la scelta e gli infermieri che lo coadiuvano? E’ evidente che le norme previste in periodo di “pace “ non possano nè debbano essere applicate “in guerra”. E questo accade ed accadrà come in migliaia di altri casi , prossimi o simili a questo, nel prossimo futuro. Mancano attrezzature salvavita , mancano posti letto, il personale medico non copre l’intero fabbisogno, si opera e si interviene perennemente in emergenza: non possono valere le regole in vigore durante una situazione diversa, stabile, ordinaria. Certo che gli sciacalli continueranno a vivere ed operare in ogni tempo ed in ogni stagione ma, certamente, crescerà anche il numero dei cani da pastore. Stessa specie animale, se questo strappa un sorriso, ma di razza diversa.
* Avvocato Alberto Feliziani
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I medici saranno tutelati da un emendamento al precedente dcpm ormai in dirittura di arrivo, che si sta cercando di estendere anche alle responsabilità politiche ed istituzionali discendenti dalla sottovalutazione governativa del coronavirus dal 31 gennaio 2020 (data in cui Conte ha dichiarato lo stato di emergenza) all’esplosione cruenta e brutale del dramma che ancora stiamo vivendo.
Il vero contenzioso, quindi, potrebbe concernere le cause che contro l’esecutivo saranno avviate dai sanitari e dai parasanitari deceduti in quanto mandati sulla linea del fronte senza alcuna tutela.
Sentire avvocati dare dello sciacallo ad altri avvocati è completamente risibile. Certo prendersela con poveri medici ( tralasciamo il periodo, l’abnegazione e il covid) per casi di malasanità è sempre da sciacalli, in quanto sempre tutti indubbiamente innocenti. Non mi pare proprio almeno a giudicare da certe sentenze che mi sbaglierò ma che sempre più numerose vanno a sfavore dei medici. Leggere certe stupidate mi inteneriscono, facendomi provare una pena profonda per chi le diffonde e pure a mezzo stampa dove mi sembra che comunque pubblicizzi qualcosa. Fare l’esempio del bambino di cinque anni con il vecchio di 90 potrà anche essere giusto, tanto che un paio di settimane fa, ho letto di un dottore che in piena pandemia in una delle zone più colpite e prefigurando una situazione in cui i respiratori mancassero si dovesse tornare come in guerra a scegliere chi vive o chi muore e temeva di doversi trovare in una simile terribile circostanza. L’esempio portato dall’avvocato, lo lasci decidere ai genitori dell’anziano che certo nella visione dell’avvocato anche loro magari penseranno di poter trarne qualche insano profitto. Comunque lo trovo un esempio abbietto, proprio da sciacallo disposto a tutto pur di raggiungere il proprio scopo.
Stando così le cose oltre al tribunale per i diritti del malato occorrerebbe istituire anche il tribunale per i diritti del medico e quello per i diritti dell’infermiere.
“IL BUE CHE DICE CORNUTO ALL’ASINO”.
LO SGOMITANTE AVV. FELIZIANI – CHE SI E’ FATTA UNA ABBONDANTE PUBBLICITA’GRATUITA CON IL CASO DEL NOSTALGICO PROF. SIMONETTI DEI LICEI DI CIVITANOVA – PRENDE AL VOLO LA GIUSTA ACCUSA CONTRO GLI AVVOCATI CHE SI OFFRONO PER FARE CAUSA A MEDICI ED INFERMIERI E SI ERGE A PALADINO DELLA DEONTOLOGIA PROFESSIONALE. SENONCHE'(INVOLONTARIAMENTE…SONO SICURO…SIC!) FINISCE PER OFFRIRSI A MEDICI ED INFERMIERI PER DIFENDERLI.
Che ne pensa l’ordine degli avvocati ?
Sciacalli o cani pastore? Meglio avvocati e magistrati che abbiano cura del diritto anche e soprattutto di fronte ad una emergenza sanitaria durante una pandemia. Guerra? Le Camere lo “stato di guerra” non l’hanno deliberato e non è stata introdotta alcuna legislazione di eccezione.
L’esempio estremo che l’avvocato Feliziani propone (senza precisare meglio i dati, il contesto eccetera): un “bimbo di 5 anni” e un “uomo di 90”, entrambi contagiati, che arrivano in ospedale dove resta però un solo ventilatore disponibile: esempio rispetto al quale egli sembra dare per scontato che il medico debba “giocoforza scegliere”, quindi “Salvando la vita del più piccolo che la vita deve vivere ancora e sacrificando l’anziano”; ecco, questo esempio estremo da una parte allarma e dall’altra disorienta. Si considera cioè il solo criterio anagrafico; e poi si inserisce la condotta del medico dentro una sospensione delle norme “di pace” che guiderebbe e giustificherebbe quella scelta utilitaristica compiuta “in guerra”, laddove invece, mi pare, saremmo (o siamo, visti gli sfoghi e i racconti di alcuni medici, non solo lombardi) di fronte ad una scelta drammatica (che pure deve avere un suo protocollo, una sua condivisione, una verifica di inevitabilità…) imposta e necessitata, non già dall’accettazione da parte del medico dello stato delle cose (sanitario, amministrativo, politico…) e di una supposta normativa di guerra o eccezionale, bensì, paradossalmente, dalla difesa che egli medico attua, a beneficio del diritto alla vita e alla salute dei cittadini e degli utenti, contro la sproporzione tra la dimensione e l’intensità della domanda di intervento e cura e la risposta inadeguata offerta dal sistema sanitario in questi tempi di pandemia (ma i problemi, diversi e in misura diversa, c’erano anche prima).
https://www.oltre.tv/istat-2019-2018-morti-malattie-respiratorie/
Quando il negazionista è il presidente dell’Istat il caos è totale.
Cronache Maceratesi è veramente un esempio di liberta’ d’espressione.Tutti possono commentare tutto. E ciascuno , se non offende , è meritevole d’attenzione. Io ho semplicemente lanciato ” il caso ” tutto interno all’avvocatura come d’altronde altri titolati colleghi hanno fatto in altre citta’ italiane. Fortunatamente le telefonate di stima e condivisione sono decine e decine e tutte di giuristi e processualisti. Al Sig.Angelo Gattafoni , che mi dicono essere avvocato come me e che gia’ in precedenza intese offendermi , rispondo che sarebbe sufficiente controllare la mia dichiarazone dei redditi e quella del mio studio per comprendere che non ho necessita’ di acquisire clientela pero’ continuero’ a dire la mia , in punto di diritto e finche’ saro’ ospitato. Alla soglia dei sessant’anni clienti non me li sono mai dovuti cercare. E’ accaduto esattamente il contrario. E molti processi li ho sosenuti anche per chi non poteva permettersi ” l’avvocato di grido ” , perché amo la mia professione e da ex ufficiale ho tatuato in petto ” de oppresso liber “. Siam fatti cosi’…
Sento il dovere di scusarmi con Micucci per quella volta in cui ho negato il suo diritto alla scrittura… quel suo ”lo lasci decidere ai genitori dell’anziano” merita di restare aere perennius nella storia della letteratura universale.
DUE SOLE COSE ALL’AVV.FELIZIANI:
1. ANCHE IO SONO STATO UFFICIALE DURANTE IL SERVIZIO MILITARE, MA…CHE C’ENTRA?
2. ASPETTIAMO LA SUA DICHIARAZIONE DEI REDDITI.
Untermenschen Franco Pavoni.
Un giorno ti spiegherò la differenza fra singolare e plurale, Micucci. Ci vorrà tempo ma conto di riuscirci.
Non ti affannare è che preferisco configurarti come rappresentante di tutti gli elementi che ne fanno parte. Siccome ho notato che tu qualche problema nel leggere ce l’hai, non hai capito la sottigliezza. Veramente tu tante non ne capisci preso come sei da te stesso. Sbagli!!
Buona Pasqua, Micucci, a te e a tuo nonno…
Forse lo vedi prima tu.