di Giorgio Fedeli
«Per il momento, oltre che confermare l’imputazione per incendio doloso, non posso dichiarare altro, se non che ho trovato una donna provata». Sono le poche parole pronunciate dall’avvocato Gianmarco Sabbioni, legale che assiste la 38enne di origini bulgare, in stato di fermo per l’incendio doloso divampato nel corso della nottata dell’8 gennaio scorso, una notte drammatica in cui ha perso la vita la figlia di soli 6 anni nel loro appartamento di Servigliano (dove la famiglia si era trasferita lo scorso settembre da Treia). Le viene anche contestato il reato di morte come conseguenza di altro delitto. Sabbioni non ha ancora ricevuto notifica della data per la fissazione dell’udienza di convalida del fermo. «Per il momento la mia assistita non rilascia dichiarazioni. Lo capisco. E’ comunque uscita ieri dall’ospedale ed è stata subito convocata dai carabinieri. Ho visto una donna non in condizioni di parlare pubblicamente. Dunque anche io, nel rispetto della donna, in una situazione tutta da accertare, ho preferito non insistere. Ho comunque incontrato una donna fisicamente, psicologicamente e moralmente provata. Ha lesioni sul volto e alle mani».
La donna, infatti, ieri, appena uscita dall’ospedale per le ustioni riportate a seguito dell’incendio che ha avvolta l’abitazione dove si trovava con le sue due figlie di 4 e 6 anni, e da cui si è salvata insieme alla sua bimba più piccola, è stata subito convocata dai militari dell’Arma del comando provinciale di Fermo. E a seguito dell’interrogatorio la donna è stata posta in stato di fermo e trasferita al carcere femminile di Pesaro. Lì attende anche lei la data dell’udienza di convalida del fermo. Il provvedimento giudiziario nei suoi confronti, infatti, è scattato a seguito delle risultanze investigative raccolte dai carabinieri che hanno lavorato di concerto con i vigili del fuoco sull’abitazione, posta sotto sequestro subito dopo lo spegnimento delle fiamme. Sul tavolo della procura della Repubblica le risultanze dei militari dell’Arma, dei vigili del fuoco e anche il referto dell’esame autoptico e gli esami tossicologici sul corpicino della bambina deceduta in quella tragica notte dell’8 gennaio scorso. Un insieme di tasselli che ha spinto la procura a disporre il fermo della donna per arrivare all’esatta ricostruzione della dinamica degli eventi e, ovviamente, per accertare la causa del decesso. Una tesi, quella che ha portato al fermo della donna, formulata dalla procura della Repubblica di Fermo e accolta anche dal giudice per le indagini preliminari. Per il momento, sul fronte delle indagini, molto di più non è dato sapere. Con un paese intero, una comunità, quella di Servigliano, lanciatasi subito in una corsa alla solidarietà per i familiari, tutti, della bimba deceduta. E che oggi, dopo le domande rimbalzate in queste due settimane, è a dir poco sconvolta dall’esito investigativo che apre ad inquietanti scenari.
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