di Gabriele Censi (foto di Fabio Falcioni)
Il “Rinascimento del sociale”, lo slogan lanciato dall’associazione Alzheimer Uniti Italia per promuovere “Macerata città amica della persona con demenza”, è un progetto che va avanti. A tre anni dal lancio del progetto oggi nella sede comunale la presidente dell’associazione, Manuela Berardinelli, ha siglato con il sindaco e i rappresentanti di tre delle quattro università marchigiane che hanno aderito il protocollo d’intesa. Il momento più toccante dell’incontro è stato l’intervento di Adelaide, una delle persone che frequenta la sede di Circola-mente che, aiutata da un appunto ha raccontato, la sua esperienza «Mi dimentico le cose ma mi aiuta il mio caro nipotino, il progetto della città amica mi ha cambiato la vita». La sede, che funziona da ritrovo per familiari, malati e tutti i cittadini era fino allo scorso anno in piazza Mazzini ma per inagibilità dei locali le attività sono svolte in modo itinerante, anche il ristorante Macrobiotico l’ha ospitata e il titolare Paolo Cudini ha ricevuto da Manuela Berardinelli il certificato di “Ristorante della Città Amica”.
«Stiamo percorrendo un cammino – spiega la presidente – tutti insieme magari con passi diversi, abbiamo iniziato la realizzazione dei percorsi cittadini con un primo studio delle strade con criticità e l’aiuto della Fondazine Colonna, serve un pronto soccorso adeguato alle esigenze delle persone con demenza, abbiamo avuto a disposizioni dei locali per la generosità dell’imprenditore Sandro Parcaroli, una nuova sede di Circola-mente in via dei Velini, che speriamo di inaugurare ad ottobre saremo più decentrati ma portare lì il nuovo punto di riferimento. Per questo chiediamo l’aiuto di tutti, ci sono da fare lavori di sistemazione e arredo dei locali, uno spazio aperto non un ghetto.
L’incontro si è aperto con il video già presentato lo scorso aprile al convegno nazionale di Firenze dell’Associazione italiana di Psicogeriatria. La clip realizzata da Roberto Properzi con attori maceratesi della Ctr Calabresi Tema Riunite, mostra come piccoli gesti possono cambiare una giornata e una comunità. Protagonista Lucia Marchesini presente all’incontro di oggi. Il primo saluto è del prefetto Iolanda Rolli che oggi compie il suo primo anno a Macerata e omaggia la città: «Che belle persone che siete! Grazie di quello che fate».
Poi il vescovo Nazzareno Marconi che parla di santi: «Incoraggio questa iniziativa, molti grandi santi come anche san Francesco sono stati considerati pazzi, la straordinarietà porta a questo, per questo credo che loro siano vicini in modo particolare ai malati di demenza, ma serve anche l’aiuto concreto, gli angeli hanno un’ala in cielo e una in terra». Coinvolta anche l’Arma dei carabinieri, il colonnello Luigi Ingrosso racconta la sua esperienza personale con il papà malato, «Si capovolgono i ruoli ,ma per affronatare queste situazioni servono conoscenza, formazione e rete».
Tra gli interventi anche quello del direttore di Area vasta 3 Alessandro Maccioni («Nel mio lavoro ha contato molto l’esperienza personale per curare l’aspetto umano dei servizi») e il sindaco Romano Carancini che elogia il ruolo delle associazioni: «Un tessuto fondamentale per il cammino della città, abbiamo una serie di valori da trasmettere per rendere consapevole la comunità, alcuni veicoli di comunicazione mandano messaggi negativi non realistici, dobbiamo non urlare ma sussurrare più coralmente per non essere affogati da chi vuole al divisione». Per le università sono presenti Marco Cucculelli economista di UnivPm, il pro rettore di Unicam Graziano Leoni e quello di Unimc Claudio Ortenzi.
A concludere l’intervento di Rabih Chattat, professore dell’università di Bologna che, stimolato dal giornalista Franco Veroli, ha tracciato le linee da seguire per cambiare la narrativa della malattia: «Ci sono muri da superare nell’atteggiamento sulle malattie mentali, ritenute non infettive ma che contagiano, bisogna vincere la paura con la conoscenza e la formazione. Non è la malattia del singolo o della famiglia ma coinvolge tutti. Il familiare spesso prova vergogna che si traduce in chiusura e aumenta il problema. Adelaide rappresneta la nuova narrativa, non più un fòìlagello ma una disabilità come le altre. bisogna mettre le persone in grado di utilizzare le proprie capacità invece che creare ostacoli. La parola chiave è equità, non una sedia uguale per tutti ma per ognuno la sedia su misura».
Info: https://www.facebook.com/AFAMONLUS/
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