Marianna Paris davanti alle stalle d’emergenza inutilizzabili
di Federica Nardi
A Vallestretta di Ussita c’è l’unica azienda del circondario rimasta ancora senza stalle a due anni dal terremoto. Due anni, due inverni e un altro in arrivo. Animali morti a causa del freddo e dello stress. A mancare per il via libera per la nuova struttura: una firma degli uffici regionali. «Sono sfinita – dice Marianna Paris, 33 anni, figlia del titolare dell’azienda -. Sono incinta e ho un bambino di tre anni. Mio fratello lavora con gli animali. Siamo solo noi due. Sto sempre a scrivere e preparare carte per questa questione. Sono mesi che ci dicono prima che è tutto ok e poi ogni due settimane spunta fuori un problema. Abbiamo comprato il terreno, le ditte sono pronte a partire. Non sappiamo più cosa fare e non ci fanno sapere niente. Stanno scaricando colpe e costi su di noi». Marianna, insieme al fratello Giovanni, 30 anni, porta avanti con sacrificio e passione l’azienda di famiglia nella frazione ormai deserta dopo il terremoto. Dal 24 agosto 2016 oltre che ad aver perso la casa e la stalla si sono dovuti scontrare con il percorso a ostacoli della burocrazia. Il paradosso è che le loro stalle d’emergenza erano state montate a maggio dell’anno scorso. La Regione le aveva collaudate, cioè controllato che fosse tutto a posto. E invece a gennaio gli stessi funzionari sono tornati per un sopralluogo e ad aprile è arrivata una lettera: i tendoni non si possono usare, sono inutilizzabili. Insomma, una beffa enorme. E il calvario dei Paris non è finito.
Giovanni Paris
LE PROMESSE MANCATE DELL’ASSESSORE – A ricostruire l’annosa questione è Giovanni Paris, che si prende cura materialmente degli animali. «Le stalle comunali sono crollate la notte del terremoto del 24 agosto del 2016 – racconta Giovanni -. Abbiamo chiesto subito di fare le stalle di legno, ma non si poteva perché non era ancora attiva l’ordinanza 5 (quella che, quattro mesi dopo, avrebbe permesso agli allevatori di muoversi autonomamente e costruirsi stalle in legno, ndr). Dovevi per forza farti montare i tendoni dalla Regione. La piattaforma in cemento per montarli era pronta il 15 dicembre. Dovevano soltanto sistemare i tunnel (la struttura che fa da stalla, ndr). Hanno appoggiato per terra le strutture verso la fine di dicembre 2016 e le dovevano montare prima dell’inverno. Ma la ditta che all’epoca aveva l’appalto della Regione, la Lmv, non ci è riuscita. Anche se, considerando che il “nevone” è arrivato il 17 gennaio, c’era tutto il tempo materiale. Pochi giorni prima della neve di quell’anno l’assessore regionale Anna Casini venne a Cupi e passò dalle stalle di Vallestretta, dove c’era la gettata di cemento sul terreno. Mi disse che lei si assumeva tutte le responsabilità del caso. Io risposi: come fai ad assumerti responsabilità oggi, che domani mettono due metri di neve? E lì non c’è stata risposta. A oggi non si è fatta nemmeno più vedere. Siamo arrivati alla neve quindi senza strutture montate. Sono rimaste fuori le vacche, le pecore, tutti gli animali. Ci siamo dovuti rimboccare le maniche e cominciare a governare le bestie all’aperto. Abbiamo dovuto fare un recinto enorme, prendere tutte le vacche e portarle in montagna per fare le analisi del sangue obbligatorie, dato che ovviamente non avevamo più nemmeno lo spazio. Già allora eravamo gli unici allevatori di Ussita rimasti fuori con gli animali. Gli altri stavano tutti dentro. Chi dentro le strutture agibili o anche inagibili. Ho avuto vitelli mangiati dai lupi, vacche morte. Abbiamo perso un sacco di soldi».
Le vacche ancora all’aperto dopo due anni
LA BEFFA DEI TENDONI INAGIBILI – «Solo a maggio – prosegue Giovanni -, ci hanno completato i tendoni. Sei moduli in tutto. In quell’occasione sono venuti i funzionari della Regione per il collaudo delle strutture e hanno detto che era tutto ok. Ma mancavano ancora gli impianti dell’acqua e della corrente che sono stati realizzati solo a luglio dal Consorzio di bonifica. A ottobre siamo riusciti finalmente a metterli in funzione». Solo che le strutture «non andavano bene. Non c’era il sistema d’areazione e le condutture dell’acqua, dopo le gelate, erano saltate tutte». Marianna e Giovanni hanno inviato tre pec per segnalare questi problemi nel corso di quell’anno. Sia all’assessore Anna Casini che al Comune di Ussita. «Con i dirigenti regionali – spiega Giovanni – ho sempre avuto anche contatti telefonici. La Regione mi rispondeva “sì” a tutto, e invece ci siamo trovati ad aprile con la comunicazione di inutilizzabilità e abbiamo dovuto passare un altro inverno con gli animali fuori. Inoltre a quel punto per la Regione sistemare i tunnel era un costo in esubero e non l’hanno potuto sostenere».
Marianna Paris
UN’ESTATE DI FALSE SPERANZE – Due anni dopo il sisma, a giugno, «la Regione ha finalmente accettato di incontrarci – aggiunge Marianna -. Dato che i tunnel montati da loro dovevano essere smantellati perché inutilizzabili ci hanno dato due possibilità: o accedere all’ordinanza 5 o lasciare fare a loro, cioè togliere i tunnel inagibili e montare le strutture della Frimat. Ma noi abbiamo risposto che avevamo un pezzo di terra nostro, senza vincoli, e che a quel punto avremmo preferito accedere all’ordinanza 5 per farci le stalle da soli. Il dirigente dell’Ufficio agricoltura ci aveva dato l’ok. Potevamo procedere e ci disse di iniziare a caricare la documentazione sul portale Siar (il portale online per le delocalizzazioni delle attività agricole e d’allevamento, ndr) e che quando avremmo individuato le ditte ci avrebbero dato tranquillamente il nulla osta. E invece dopo un mese un altro problema: ci hanno detto che non ci avrebbero riconosciuto il costo del basamento delle stalle, circa 50mila euro. Il motivo: avevano già speso soldi per l’altro basamento, quello delle stalle poi inutilizzabili. Non c’è stato verso di trovare una soluzione diversa. Abbiamo di nuovo scritto all’assessore Casini chiedendo un incontro e spiegazioni: non ha mai risposto e ci ha fatto contattare dal suo ufficio. Abbiamo fatto quindi un’altra riunione il 30 agosto, sempre in Regione. L’assessore Casini, anche questa volta, non c’era. Dovevano indire una conferenza dei servizi per la seconda settimana di settembre tra Regione, Ufficio ricostruzione, comune di Ussita e Protezione civile. Ma il comune non si è presentato, inviando una pec in cui dicevano che loro non dovevano autorizzare niente per cui non serviva che partecipassero. Ci ha colpito questo disinteresse. Anche perché invece la Regione ha detto che serve che il Comune individui l’area con una delibera». Insomma, questione rimandata ulteriormente. «Abbiamo problemi anche per i fienili. Adesso ci ritroviamo, con 120 bovini, un solo fienile di 180 metri quadri. Non basta assolutamente». Il timore maggiore, per i Paris, è di nuovo l’inverno in arrivo. «Rischiamo di passare un altro inverno con gli animali fuori – dice Marianna -. Non è più sostenibile».
La stalla comunale inagibile all’ingresso di Vallestretta
«La stalla non è idonea: da 2 anni lavoriamo in condizioni disumane»
Sos di un pastore: “Vivo in roulotte per non abbandonare i miei animali”
E una vergogna
Poveretti
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Non è umanamente accettabile una situazione del genere. Le disposizioni che cambiano ad ogni stagione, benestare dato e poi ritirato, spese affrontate dai colpiti dal sisma rese improduttive.ii Impianti prima ammessi, poi dichiarati inutilizzabili e tutta un’altra serie di ostacoli.
Non vedo l’ora che arrivi il 2020 per dimostrare a questi poveri nostri allevatori tutta la mia solidarietà, mediante il voto contrario a quanti ci stanno pesantemente sgovernando in Regione.
Regione del PD questo è il motivo, i soldi li usano per gli amici degli amici, sono mafiosi.
……..e dovremmo avere ancora fiducia nei politici?????????
Per Pasquarè. Non è bene avere fiducia dei politici, allora vanno controllati e, se necessario, interpellati per ottenere chiarimenti.
Genova sta dimostrando che sebbene i politici abbiano, o devono avere, buone intenzioni lottare contro la burocrazia è veramente difficile. Gli amici di Visso del nuovo centro commerciale mi hanno detto che la struttura era pronta già dopo 2 mesi dal sisma, ma hanno perso 2 anni per avere tutte le autorizzazioni perchè non trovavano funzionari che firmavano: nessuno vuole più prendersi la “resconsabilità” per paura di finire sotto inchiesta. Allora suggerisco alla politica di modificare le norme perchè questa situazione è veramente intollerabile. Auguri