di Maria Stefania Gelsomini
Cinquanta minuti forse non sono bastati al pubblico dello Sferisterio. Avrebbero voluto più Abbagnato, e più Puccini. Tanto è durato lo spettacolo di danza andato in scena ieri sera davanti a un folto pubblico di appassionati, accorso per applaudire la protagonista Eleonora Abbagnato, al suo debutto in arena.
Spettacolo finito alle 22,10. L’étoile siciliana non ha deluso le aspettative, incarnando con drammatica passionalità due delle eroine pucciniane più tragiche, Suor Angelica e Tosca. Con lei, sul palco, sedici ballerini e il coreografo Julien Lestel. Lo spettacolo si apre sulle note della romanza per voce e piano “A te”. Oh! quanto t’amo e quanto in me forte è il desio di stringerti al cor mio, di farti palpitar: i danzatori sono le tante anime di Puccini, che si muovono all’unisono sulle note immortali del compositore toscano. Le scene si susseguono in un crescendo di emozione, dalla forza tragica di Cio Cio San sul coro muto della Madama Butterfly, alla terribile disperazione di Manon sulla celebre aria del IV atto “Sola, perduta, abbandonata”, dalla leggerezza luminosa della Rondine che si libra su un pannello scintillante, al trionfo d’amore del “Nessun dorma” in Turandot, con la voce di Luciano Pavarotti che riempie lo Sferisterio e fa venire letteralmente i brividi. La rassegna di eroine prosegue con Lauretta, la giovane innamorata del Gianni Schicchi che danza sulle note della celebra aria “O mio babbino caro”, e con Mimì, che si presenta a Rodolfo sull’aria del primo atto della Bohéme (“Mi chiamano Mimì”).
E poi finalmente, fra gli applausi, entra in scena lei, Eleonora Abbagnato, una Suor Angelica vestita di bianco fra consorelle del convento di clausura vestite di bianco. La sfortunata protagonista dell’opera del Trittico è ritratta nel momento di dolore più lancinante e della tragica risoluzione che le darà sollievo: unirsi nella morte al figlio abbandonato anni prima, di cui ha appena appreso la notizia della scomparsa. Sulle note dell’aria “Senza mamma”, la Abbagnato rende la determinazione e la dolcezza della maternità perduta e ritrovata, su una coreografia che qui si sposa alla perfezione con la dolcezza struggente della musica. L’ultima scena è dedicata a Tosca, con l’anima buia di Scarpia interpretata dallo stesso Lestel e l’intero corpo di ballo dal costume nero, in un’atmosfera cupa e terribile avvolta dall’incenso. L’anima di Tosca è rosso fuoco, come la passione per Cavaradossi e come il suo abito (“Vissi d’arte”). Poi entra Cavaradossi, ed entra la voce possente di Pavarotti che canta “E lucean le stelle”. La Abbagnato esprime con grande intensità prima la speranza della fuga d’amore e poi lo strazio per la fucilazione del suo amante. Lei, sola, sul palco nudo, e lo Sferisterio ammutolito. Uno spettacolo gradevole nel complesso ma senza colpi al cuore, con coreografie contemporanee ma poco innovative, non sempre in grado di esprimere la stessa forza drammatica e la stessa potenza evocativa della musica di Puccini. Alla fine, pioggia di applausi per tutta la compagnia e ovazioni per la biondissima star Eleonora Abbagnato.
(foto di Alfredo Tabocchini)
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Nulla da dire sulla bravura dell’artista, ma vista la durata dell’esibizione, non so se con il biglietto acquistato ho fatto un regalo a mia moglie o….. all’Abbagnato.