Leu sulle aree interne, Rossi:
«Appennino vecchio dormiente»

ELEZIONI - Il governatore della Toscana all'incontro di "Liberi e uguali": «Senza servizi pubblici ed opportunità di lavoro per i giovani, lo spopolamento è inevitabile»

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L’intervento di Enrico Rossi, governatore della Toscana

di Monia Orazi

«L’Appennino è la spina dorsale del paese, un vecchio dormiente che quando si risveglia combina pasticci. Se noi spendessimo un miliardo di euro l’anno, per la messa in sicurezza delle strutture pubbliche e prevedessimo contributi per rendere antisismiche le case private, per almeno vent’anni, poi ci troveremo la dorsale dell’Italia, che regge ai colpi di tosse dell’anziano dormiente, questo vuol dire sicurezza antisismica, ma anche opportunità di lavoro. Senza servizi pubblici ed opportunità di lavoro per i giovani, lo spopolamento è inevitabile». Con queste parole il governatore della Toscana, Enrico Rossi, è intervenuto ieri pomeriggio a San Severino all’incontro su aree interne e ricostruzione dopo il terremoto organizzato da Liberi e Uguali.

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L’intervento del consigliere comunale di San Severino Francesco Borioni

Ad aprire il pomeriggio il coordinatore Massimo Montesi, presenti tutti i candidati alle prossime politiche. «Durante la settimana faccio l’amministratore, da un po’ di tempo il fine settimana vado in giro – ha detto – ma non mi è bastato fare l’amministratore, voglio una visione per il futuro, oltre le elezioni. Ho seguito le vicende del sisma, ho visitato Camerino ed altri luoghi dove la distruzione è totale, l’errore iniziale è stato non fare una legge speciale. Vanno bene il rispetto delle procedure ed i controlli dell’Anac, ma occorre superare le procedure ordinarie. Il governo non ha avuto coraggio. Nel 2011 abbiamo avuto l’alluvione in Lunigiana, contavo di ripristinare tutto entro tre anni, invece sto finendo tutto ora, con le procedure ordinarie i tempi per le opere pubbliche si allungano».

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Lara Ricciatti

Rossi è stato critico sulla gestione post terremoto del 2016: «Non so come si fa a tenere ancora la gente negli alberghi, lo Stato dovrebbe portare risorse, per una catastrofe come questa, ci vuole la mobilitazione del paese. Sono un amministratore rigoroso sulle procedure, bisogna essere corretti ed onesti, ma tutto questo va affrontato con una prassi accelerata, il primo errore si ripresenta ancora, la Protezione civile è stata depotenziata, con l’attuale legge si può intervenire sino ad un certo punto. Per l’alluvione di Livorno l’ho forzata finchè ho potuto, ma più di tanto non ho potuto fare. Le procedure ordinarie comportano che da quando si verifica il fenomeno calamitoso, a quando si conclude la riparazione dei danni, passano almeno cinque anni».

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La sala del chiostro San Domenico a San Severino dove si è tenuto l’incontro

Rossi, in una paese sempre in emergenza come l’Italia, ha invocato l’utilizzo di procedure ben definite, per dare risposte pronte e certe ai cittadini, in caso di calamità naturali. «Vedere ancora le macerie contraddice il buonsenso e racconta la difficoltà delle istituzioni – ha incalzato il governatore toscano – dove si è intervenuti intensamente e si è ricostruito secondo i migliori criteri antisismici, come ad esempio in Garfagnana, le case hanno retto ai successivi terremoti. La ricostruzione effettuata in Umbria dopo il 1997, può essere presa come modello». Proseguendo la sua analisi, il presidente della Regione Toscana ha evidenziato l’importanza della prevenzione: «In queste aree serve una forte quantità di investimenti, specie nelle aree a rischio sismico e lungo l’Appennino. Programmazione, forse viene ritenuta una parola sinistra, social comunista o fanfaniana, ma se applicata per vent’anni, mette in moto un notevole volano di carattere economico, invece qui si va avanti a bonus, senza programmare. Pensiamo alla manutenzione, quanto lavoro può creare. In Italia ogni anno si spendono 5 miliardi di euro per riparare i danni da dissesto idrogeologico, se si chiede impegno ai cittadini con redditi più alti, si investono risorse in questo, dopo dieci anni si inizia a guadagnare».

Rossi ha poi parlato della strategia delle aree interne di Barca: «Barca ha condotto sperimentazioni limitate, andrebbe applicata su larga scala. Qualcuno si deve far carico dell’Appennino, vanno investite più risorse in sanità, sennò rischiamo la privatizzazione. Siamo scesi come spesa sotto il 6,5 per cento del Pil, l’Ocse dice che sotto questa soglia è difficile mantenere la cura delle persone, è stato messo un tetto per le spese del personale, che subirà dei tagli, si può spendere la stessa cifra del 2004, meno l’1,4 per cento. Nel 2018, spenderemo la stessa cifra del 2011». Il discorso si è concluso con l’analisi economica di liberalizzazioni e privatizzazione di servizi pubblici, di interesse generela, che secondo Rossi dovrebbero tornare ad essere pubblici per il loro ruolo sociale. «E’ ora di pensare anche alle direttrici est-ovest dell’Italia, non solo come fatto sinora all’asse nord-sud, se vogliamo dare un futuro alla dorsale appenninica, tra Toscana e Marche c’è un’area con caratteristiche comuni per il paesaggio ed i prodotti agroalimentari, un tessuto economico di piccole imprese, bisogna puntare su turismo ed agricoltura di qualità». A salutare i presenti anche il consigliere comunale settempedano Francesco Borioni, ognuno dei candidati ha spiegato alcune parti del programma ai presenti.



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