di Ugo Bellesi
Per fortuna non siamo soltanto noi che con Cronache Maceratesi cerchiamo di portare avanti le istanze dei terremotati e a segnalare non solo i ritardi delle casette e della rimozione delle macerie ma anche le cose che non vanno per il verso giusto affinché ci si ponga rimedio. Infatti, casualmente, abbiamo trovato al nostro fianco due trasmissioni televisive di un certo successo come “Propaganda live” di Diego Bianchi e “Non è l’arena” di Massimo Giletti. Venerdì 10 dicembre Diego Bianchi ha fatto un lungo servizio sui luoghi del terremoto nell’area di Arquata e all’imbrunire con la sua troupe ha visitato numerose famiglie ospitate nelle famose casette. Ebbene è successo che il suo collega giornalista in ogni alloggio visitato ha dovuto impegnarsi a risolvere numerosi problemi come il riscaldamento non funzionante, il gas che non arrivava ai fornelli, la luce elettrica che saltava e via elencando. Era chiara la dimostrazione, senza neppure dover polemizzare troppo, che le casette e i relativi impianti sono stati realizzati molto affrettatamente e forse neppure da personale preparato se anche un giornalista era in grado di riparare quei guasti.
Assai più impegnativa, sul fronte del terremoto, la trasmissione di Giletti andata in onda domenica 17 dicembre, perché si è partiti da una perlustrazione, da parte di una troupe, di tutti i cantieri delle casette nell’area di Visso. Il risultato è stato che, pur essendo sabato (si badi bene che c’era un impegno con le imprese appaltanti che gli operai dovessero lavorare anche la domenica e anche di notte) in nessun cantiere c’era una persona al lavoro. Abbiamo visto cantieri tutti chiusi con le transenne e abbandonati mentre al di fuori degli sbarramenti troneggiavano i cartelli indicanti le date di inizio dei lavori e le date di ultimazione degli stessi. Ovviamente i lavori, in base a quelle prescrizioni, sarebbero dovuti terminare almeno uno o due mesi prima.
Il collegamento con Giuliano Pazzaglini
C’è stato poi un collegamento con il sindaco di Visso, Giuliano Pazzaglini, circondato da un buon numero di cittadini terremotati, il quale, senza peli sulla lingua come sempre, ha spiegato che per iniziare i lavori delle casette «servono nove passaggi» che sono stati tutti accentrati e per di più le gare di appalto per la fornitura delle strutture sono competenza della Protezione civile nazionale mentre l’urbanizzazione delle aree è di competenza della Regione, per cui i sindaci sono stati del tutto esautorati. Pazzaglini ha poi sostenuto che è stato un errore decidere di costruire tutte le casette ad un piano, il che ha reso difficile reperire tante aree idonee alla installazione su terreni di montagna. Progettando invece delle casette a due piani andava urbanizzata soltanto la metà delle aree necessarie all’edificazione, risparmiando forse i due terzi dei costi ma anche i due terzi del tempo necessario per costruirle. Ancora più “velenosa” la sua risposta a chi domandava perché i consorzi di imprese impegnati nella costruzione delle casette non avessero impiegato un maggior numero di operai (come sollecitato anche dalla Regione nei confronti di Arcale che si era aggiudicato l’appalto).
Da sinistra Giorgio Gervasi (presidente Arcale) insieme al governatore Luca Ceriscioli nell’area Le piane di Pieve Torina
Infatti Pazzaglini ha detto che la multa da pagare in caso di ritardata consegna delle casette è tanto bassa che alle imprese conviene pagare la sanzione (minacciata dalla Regione) anziché assumersi l’onere di pagare un maggior numero di dipendenti. E la trasmissione poteva finire lì, senonché Massimo Giletti ha tenuto a sottolineare che sia nella puntata della settimana precedente che in quella andata in onda il 17 dicembre, aveva invitato a partecipare il presidente della Regione Marche o un suo rappresentante. Ebbene in entrambe le occasioni c’è stato un netto rifiuto ad intervenire, con varie motivazioni. Lo stesso Giletti come anche gli altri ospiti presenti non hanno mancato ovviamente di ironizzare. E’ inutile infierire su questo episodio ma è evidente che le Marche (le “nostre” Marche e tutti i marchigiani) non ci hanno fatto una bella figura.
Un boiler rotto nell’area Sae di Visso
Ma torniamo ai problemi dei terremotati per sottolineare che ormai è opinione diffusa che le famose casette, dopo i danni provocati dal gelo ad alcune tubature ed impianti (come i boiler che sono scoppiati), hanno dimostrato di essere più adatte alle zone di mare che a quelle di montagna. Tanto più, sostengono alcuni, che i tetti sono poco spioventi per cui se arriva qualche grossa nevicata rischiano di non reggere al peso della neve che in certe aree può arrivare a due metri di altezza (come appunto è accaduto lo scorso inverno 2016). Della grave situazione si è reso interprete il vescovo di Ascoli, mons.Giovanni D’Ercole, che, segnalando il problema al commissario per la ricostruzione Paola De Micheli, ha detto tra l’altro: «Le casette in costruzione non sono adeguate ad affrontare il gelo dell’inverno e ad una vita dignitosa. Va trovata una soluzione diversa per questa gente che ha già sofferto tanto per il terremoto».
Un murales a Caccamo
E la sofferenza della gente è palpabile ma ce la dimostrano anche le statistiche. Dal 24 agosto 2016 si sono registrati almeno otto suicidi provocati da depressione post terremoto. In provincia di Fermo, dove ha trovato alloggio la maggior parte dei terremotati del maceratese, l’incremento del tasso di mortalità è pari al 64%. Nel distretto di Camerino nel giro di un anno il consumo di benzodiazepine (un antidepressivo) è aumentato del 72%. La lentezza della burocrazia provoca un senso di abbandono difficile da rimarginare. Nell’area montana sono ventimila le persone che non hanno più casa. I medici di famiglia fanno quello che possono ma occorrono punti unici di accesso con le figure dello psicologo, dell’infermiere di comunità e dell’educatore. L’aver perso la casa crea un disagio enorme per gli anziani ma anche per le famiglie che si trovano “spaesate” lontane dai luoghi di origine, senza un punto di ritrovo con la loro comunità. E anche quando saranno consegnate tutte le casette, la situazione non cambierà molto. Infatti le famiglie che ritornano nel loro ambiente si ritroveranno come in un grande condominio, senza un luogo di aggregazione, con negozi lontani e magari con i parenti sistemati in casette troppo distanti. Ben presto si avrà il desiderio di rientrare in una casa vera, di mattoni. E ci si chiederà: tra quanto tempo? E la risposta sarà: «tra 15/20 anni, se tutto va bene!»
Un’assemblea dei comitati a Ussita
Il che significa che si guarderà al futuro come ad un tunnel senza fine, con tanti interrogativi e poche risposte. Tutto questo ragionamento per far capire che questa gente ha diritto di essere informata, di avere contatti costanti con quanti si occupano di ricostruzione. E’ tempo, non di tenere convegni ad alto livello, ma di organizzare riunioni, assemblee, incontri con i terremotati per conoscere le loro esigenze, le loro speranze, i loro desideri. Ma soprattutto per dare loro delle certezze, per illustrare le prospettive del loro territorio, per far capire che quelle aree sono preziose per il futuro di tutte le Marche, che nessuno ha intenzione di vederne lo spopolamento perché nessuno vuole che le aree interne siano destinate al saccheggio e alla colonizzazione. Ma innanzitutto bisogna partire dal concetto di non ostacolare chi vuole farcela da solo. Bisogna pensare a dei progetti innovativi per le aree interne partendo innanzitutto dalla ricostituzione delle comunità. Tutto questo con l’obiettivo di ricostituire il sistema economico costituito da piccole e medie imprese, soprattutto quelle specializzate in prodotti di eccellenza.
Purtroppo, in questo momento, ai problemi delle casette in ritardo, delle macerie ancora da portar via, delle “zone rosse” in diversi centri, si aggiunge il fenomeno che anche la ricostruzione stenta a partire. La situazione è stata esaminata da Michela Rossi, responsabile Cna per le imprese edili della provincia, la quale ha sottolineato che iniziano solo adesso i lavori di mezza in sicurezza e ciò ad oltre un anno dal sisma. «La normativa – ha detto – non aiuta a favorire l’avvio della ricostruzione: il rimpallo dei progetti tra chi realizza e l’Ufficio ricostruzione crea poche certezze sul futuro e di conseguenza ritardi e immobilismo». C’è poi il problema che le aziende edili del territorio sono poco dimensionate per cui «partecipare ad appalti milionari di svariati milioni di euro – evidenzia la Rossi – diventa impossibile per le nostre imprese. Appalti come sedi municipali, teatri o altri grandi contenitori pubblici necessitano di imprese forti finanziariamente e con numerosa manodopera». Ma anche per lavori meno impegnativi c’è il problema finanziario. «Infatti – sottolinea la responsabile della Cna – l’azienda deve in pratica anticipare il denaro per far partire il cantiere e potrà poi vedere liquidato il lavoro al 40% dopo il primo stato di avanzamento. Siccome siamo di fronte ad una ricostruzione lunga, molti temono di indebitarsi a fronte di una riscossione che avrà tempi lunghi».
Sportello rotto in una sae appena consegnata
Poveri cristi
Grazie a chi prova a portare l'attenzione su tutto ciò. Però vedo che Ceriscioli non perde un " taglio di nastri per farsi vedere " Ma nelle zone delle S.A.E è mai andato a verificare di persona e senza telecamere?
Forse era più semplice far fare i lavori ad imprese del posto che conoscono bene il territorio.Io vado spesso nella provincia di Macerata e la situazione è critica ma i marchigiani sono tosti .Daje Marche ❤
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Non dimentichiamoci anche dei vari commenti autentificati e da facebook che, o perché vengono da zone terremotate o perché sono edotti dagli articoli di CM o perché chi li scrive ha ben capito come funzionano le cose in Regione e soprattutto da chi veniamo rappresentati,che qualsiasi cosa possa venir fuori da qualsiasi altra fonte, non ci meraviglia e la abbiamo già contestata sia pure solo scrivendo o chi direttamente sotto le finestre del governatore. Il loro operato, mettendo i puntini sulle loro inefficienze (bisogna sempre scrivere in punta di penna ) è sotto gli occhi di tutti. Leggendo questo articolo, vengono fuori cose orribili che già si conoscono, come l’aumento di benzodiazepine e poi tutto il resto. E andiamo sempre peggio, come le porte montate alla rovescia ad Amatrice, i boiler che scoppiano, l’approssimazione in tutto, i ritardi, il fango dappertutto meno dove dovrebbe stare, l’assessore che dice che sono morte solo 47 animali a fronte di 10.000 e tanto, tanto altro e lo ridico non c’è un barlume di speranza, ancora. Solo pubblicità infame, falsa,vergognosa, indegna ecc…
Quella del PD da Giletti fa venire il voltastomaco!!!!! E poi perchè non se sta zitta gli conviene di più!!!!!!
ma se le casette non erano adatte al clima di questi posti perchè sono li?