Natale in container,
l’odissea degli allevatori terremotati:
“Sono malati, non possono vivere lì”

PENNA SAN GIOVANNI - Teresa Sufferini denuncia la situazione in cui sono costretti a vivere il fratello Giovanni, sua moglie Sabrina e la madre Assunta per stare vicino ai loro animali

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Giovanni Sufferini e Sabrina Frattari nella tenda a novembre

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Il container stalla dove vivono Giovanni e Sabrina

 

di Federica Nardi

Quattro cuori, tre generazioni e un container troppo freddo per restare se si è malati e disabili. È un Natale di scelte difficili per la famiglia di Giovanni Sufferini e Sabrina Frattari, la coppia di allevatori di Penna San Giovanni senza casa dopo il terremoto di agosto che non può né andarsene (per non lasciare soli gli animali) né restare. Perché Giovanni e la madre Assunta di 90 anni sono malati, Sabrina è infortunata e la nipote vive con loro. E la Regione, dopo aver parlato di casette di legno, li ha lasciati con la prospettiva di vivere in container per tre anni. La stalla dove tengono gli animali, in contrada San Bartolomeo, è ancora tutta da rifare. I lavori sono bloccati. Giovanni si sta riprendendo da un’operazione salva vita e Sabrina si è fatta male governando gli animali. Ma per loro la costa non è mai stata un’opzione. La Regione dopo il 24 agosto gli aveva detto che c’era un container a disposizione in attesa di un modulo abitativo, così non hanno chiesto l’autonoma sistemazione (leggi l’articolo).

Si sono arrangiati prima con una tenda, poi con un container stalla che ha spazio per una sola persona. Letto, bagno e frigorifero in pochi metri quadri: ecco la vita degli allevatori terremotati. Hanno mandato mamma e nipote altrove e hanno atteso, nonostante i problemi di salute. E poi la beffa: da una stalla al container a tempo indeterminato. «Si parlava di un container temporaneo in attesa delle casette di legno – racconta la sorella di Giovanni, Teresa Sufferini – e invece la Regione alla fine ha detto che ci devono restare per tre anni. Un congelatore d’inverno e un forno d’estate, con tutte le spese a carico loro per riscaldarlo o rinfrescarlo. È stato montato ma hanno deciso di non usarlo, non si può vivere là dignitosamente soprattutto con tutti i problemi di salute che hanno». Per il pranzo di Natale la convenzione per gli sfollati che permetteva loro di andare a mangiare al ristorante non è stata valida. Si sono alzati dal letto e si sono ritrovati altrove, a casa della sorella di Giovanni. Ma non possono vivere troppo lontani dagli animali. Il sindaco, dice Teresa, «sta cercando di mediare, ma chissà quanti altri allevatori sono nella stessa situazione. Hanno bisogno di aiuto».

Penna San Giovanni, 60 senza casa Coppia vive in tenda da agosto



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