Cinzia Maroni con il giornalista Enrico Girardi e i due registi della Norma, Ugo Giacomazzi e Luigi di Gangi
Il pubblico riempie gli Antichi Forni
di Marco Ribechi
(foto di Andrea Petinari)
Una Norma dalle mille sfaccettature quella presentata al secondo appuntamento con gli aperitivi culturali degli Antichi Forni di Macerata. Il dibattito annuncia la prima messa in scena dell’opera di Vincenzo Bellini su libretto di Felice Romani, in programma questa sera allo Sferisterio. Dopo una prima giornata in cui le discussioni si sono incentrate attorno alle figure di Otello e Jago (leggi l’articolo) è ora una figura femminile a dominare la scena. All’evento hanno preso parte il musicologo e giornalista del Corriere della Sera Enrico Girardi e i due registi dello spettacolo, Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi. «Norma è una donna che definirei enciclopedica – spiega Girardi – ha moltissime sfaccettature. Da un lato è una sacerdotessa e dall’altro incita alla sanguinosa battaglia. E’ madre ma rappresenta anche l’elemento naturale in chiave romantica. E’ un’attrice estremamente menzognera ma allo stesso tempo è capace di grande sincerità quando parla del suo amore. Incarna un po’ il binomio natura cultura che affliggeva la borghesia dell’800. Se la società appariva come predatrice a caccia di materie prime la borghesia era alla ricerca delle sue origini più tribali e ancestrali. Così anche nell’opera abbiamo da un lato i romani, che potrebbero incarnare l’industrializzazione, dall’altro i celti che invece ricordano questo stile di vita più legato alla natura».
Il musicologo e giornalista Enrico Girardi
Ed è appunto Norma ad unire i due mondi: «Il suo nome in più di un’interpretazione – continua il musicologo – potrebbe significare della Normandia, normanna. Cioè una donna del nord. E’ un equivoco assegnare al suo nome il significato di “regola” poiché lei è una donna assolutamente fuori da ogni schema, appunto da ogni norma. Cosa di cui si accorse anche la censura vaticana. Il suo comportamento mistico evoca anche l’idillio Alla Luna, di Giacomo Leopardi». I registi invece spiegano il tipo di ricerca fatta attorno all’opera prima di portarla in scena: «Ci siamo riuniti in tavoli di lavoro con dei preziosissimi collaboratori per cercare di comprendere cosa Norma potesse dirci, per comprendere i personaggi e anche lo Sferisterio con il suo muro immenso. Norma ci racconta una storia d’amore, a metà tra il cervello e il cuore, i due organi più evidenti nelle sue passioni legati da un filo rosso. E’ in grado di mettere a confronto, allo specchio, due società diverse e divise come quella dei romani e quella dei celti. Ha capito che una società non può chiudersi nei suoi rituali, vive la vita in maniera amplificata. Dall’altro lato l’abbiamo interpretata come una grande madre. Ci ricorda le magare siciliane, cioè le donne che curano i bambini con potere taumaturgico. Ha la capacità di sfondare il muro che separa i suoi due mondi che in scena corrisponde a quello dello Sferisterio». Come al solito l’appuntamento ha registrato il pienone e gli ospiti hanno potuto gustare anche un buon bicchiere di Ribona unito alle delizie del Forno di Matteo che ha offerto focacce condite con “i pomodori dell’orto della mamma” come sottolinea il simpatico fornaio. Questa sera l’appuntamento è allo Sferisterio per la prima della Norma mentre il prossimo aperitivo culturale, in programma domenica alle 18, vedrà la partecipazione di Goran Bregovic.
Luigi Di Gangi
Ugo Giacomazzi
Il direttore artistico del Macerata Opera Festival Francesco Micheli
Cinzia Maroni
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