Cementificio Sacci,
mobilità per 71 dipendenti

CASTELRAIMONDO - Lo annuncia Massimo De Luca della Cgil: "Le nostre paure peggiori si sono materializzate". Nelle prossime settimane, previsti incontri in Regione tra i sindacati e la proprietà

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Il cementificio Sacci

Il cementificio Sacci

«Ad oggi l’unica certezza per lo stabilimento Sacci di Castelraimondo, è l’avvio ufficiale della procedura di mobilità». Questo l’annuncio di Massimo De Luca della Fillea Cgil (Federazione italiana legno e affini) per i 71 dipendenti dell’unico cementificio marchigiano. Quella che attende i sindacati è una corsa contro il tempo, per cercare di strappare al nulla della disoccupazione i lavoratori. Persone che risiedono in una zona già duramente provata dalla crisi del settore edile e costruzioni, oltre alla perdita di numerosi posti di lavoro nel settore manifatturiero industriale. La lettera inviata dalla proprietà è stata consegnata alle rappresentanze sindacali Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil, alle rappresentanze del settore trasporti, alle rappresentanze sindacali unitarie di stabilimento ed alla Regione Marche. «A distanza di qualche giorno dall’ufficializzazione da parte della Cem 15 controllata della Cementir, holding del gruppo Caltagirone – afferma De Luca – è giunta oggi la comunicazione di avvio della procedura di mobilità che riguarda soltanto lo stabilimento di Castelraimondo, mentre sono confermati i dipendenti degli altri stabilimenti e degli uffici centrali Sacci a Roma. Questo fa temere che il fine sia la chiusura dello stabilimento di Castelraimondo. Le nostre paure peggiori si sono materializzate».

Massimo De Luca

Massimo De Luca

Ricevuta la notizia i sindacati si sono subito attivati. Martedì 12 è previsto il primo incontro con i nuovi proprietari del gruppo Cementir. La trattativa, secondo le norme, potrà avere una durata massima di 75 giorni. Altri due incontri sono previsti mercoledì 13 in Regione Marche con l’assessore regionale al Lavoro, Loretta Bravi, ed il 18, sempre a palazzo Raffaello, è stato convocato un tavolo tecnico alla presenza della proprietà. «In questi giorni sono state avanzate ipotesi bizzarre e prive di fondamento su quello che sarà il futuro dello stabilimento di Castelraimondo – aggiunge De Luca – e l’unica cosa vera è che dal primo ottobre 71 dipendenti resteranno senza lavoro. Occorre lavorare tutti insieme, ciascuno secondo il proprio ruolo, perché in un territorio già duramente penalizzato dalla crisi, non si compia l’ennesima chiusura aziendale, lo scippo di posti di lavoro». Un’ulteriore osservazione conclude la riflessione di Massimo De Luca: «Lasciamo stare le provocazioni – sottolinea il sindacalista – occorre essere seri e concreti per dare una mano ai lavoratori. La decisione non colpisce soltanto loro, ma anche l’indotto, gli addetti alla cava, ai trasporti ed alla mensa. Il 12 sarà il primo incontro di una lunga serie, speriamo nel supporto della Regione e nel tavolo nazionale al ministero dello Sviluppo economico previsto nella risposta all’interpello dell’onorevole Irene Manzi, per far tornare indietro Cem 15». Nella lettera della proprietà si specifica che i 71 dipendenti di Castelraimondo, sono ritenuti “strutturalmente eccedenti rispetto alle esigenze aziendali”, per questo scatterà il licenziamento e la messa in mobilità. 



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