di Claudio Ricci
(foto di Lucrezia Benfatto)
E’ una provincia che si lecca ancora le ferite della crisi quella che emerge dal quadro del lavoro nel 2015 tracciato da Cgil Cisl Uil nel report annuale in occasione della festa del 1 maggio. Sono 131.060 gli occupati del territorio con il settore dei servizi a fare la parte del leone (79.650 impiegati) seguito da industria (39.751) e costruzioni (7.860). Calano del 4,7% i lavoratori dipendenti a fronte di un aumento degli autonomi di oltre 10mila unità. Anche se superiore alla media regionale (62,1%), rispetto al 2014 l’occupazione scende di un punto e si attesta al 62,8%. Si consolida il gap tra quella maschile (70,7%) e femminile (54,9%).
12.987 le persone che cercano un lavoro con un calo del 2,2% rispetto all’anno scorso. In diminuzione del 12,4 % le donne disccupate che comunque rimangono oltre 6mila. Aumentano dell’11,4% gli uomini in cerca di un impiego. In generale i disoccupati passano da 13.278 a 12,987 e scende del 2% il tasso di disoccupazione per i giovani compresi tra i 15 e i 24 anni. Aumentano però di 1,4 punti i disoccupati nella fasica 15-29 anni. «Non ci sono segnali di ripresa rispetto alla situazione pre-crisi del 2007 – commenta il segretario provinciale Cgil Daniel Taddei – Anzi ci sono parametri che inquinano la lettura come l’aumento dei lavoratori autonomi. In reltà si tratta spesso di dipendenti subordinati a cui i datori di lavoro chiedono di aprire la partita iva per scaricare i costi e le fiscalità aziendali».
Preoccupante il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali nel primo trimestre 2016. «I dati sul ricorso alla cassa integrazione sono allarmanti anche se modificati dalle nuove regole di accesso introdotte dal jobs act – spiega Taddei – Al 31 marzo le aziende del territorio sono ricorse alla Cig ordinaria del 212% in più rispetto al primo trimestre 2015». Preoccupa sul medio periodo la mancanza di concertazione tra le parti sociali. «A livello provinciale manca un piano di sviluppo imprenditoriale ed economico complessivo- continua Taddei – Ci sono i dipendenti delle realtà importanti che riescono ad aggregarsi e lottare per tutelare i propri diritti ma altre centinaia di lavoratori di piccole imprese che non hanno la forza di poter combattere. Manca un tavolo provinciale per poter fare sintesi». Alle porte della festa del lavoro il grido dei sindacati è rivolto così alla ricerca di interlocutori per continuare a lottare da una parte per i diritti non ancora completamente tutelati e dall’altra per il mantenimento dei privilegi ottenuti nella contrattazione aziendale.
Una situazione che in provincia trova esempio in due realtà: la crisi della Ghergo Group di Matelica con i lavoratori ancora in stato di agitazione in attesa dell’ acquisto della seconda linea di produzione da parte della proprietà e il contratto di secondo livello ottenuto tra gli altri anche dalle Rsu della Giorgio Armani sempre a Matelica. «Il 31 maggio scadranno gli ammortizzatori sociali- racconta l’Rsu Cisl Francesco Orazi – dopodichè non avremo futuro». Alla Giorgio Armani come alla Gsg di Appignano e alla poltrona Frau invece la battaglia riguarda il mantenimento dei benefit contrattuali. «Abbiamo rivoluzionato per la prima volta l’orario di lavoro – spiega Romina Maccari della Cgil – e ottenuto un premio di produzione di 2.324 euro con la salvaguardia di permessi sanitari e tutela delle situazioni particolari soprattutto femminili».
Tra l’incudine e il martello ci sono gli impiegati statali (in programma una manifestazione regionale per il 20 maggio) costretti a far fronte al mancato rinnovo del contratto nazionale, da 7 anni, e ai tagli imposti dal Governo. «Ci troviamo con 3mila euro in meno di adeguamento salariale – dice Denis Capponi della Uil – tagli alle assunzioni, volontà di privatizzare i servizi e mancanza di intenzione da parte della politica di restituire di orgoglio ai dipendenti pubblici visti come i furbetti del cartellino. Senza contare la gestione del luogo di lavoro. All’agenzia delle entrate ad esempio i pannelli in eternit sono stati sostiuiti con dei pezzi attaccati con nastro adesivo». Appuntamento il 30 aprile e il 1 maggio ai giardini Diaz dove i sindacati saranno presenti alla tradizionale appuntamento della Festa del Lavoro con dei gazebo in cui verrà trasmesso un video informativo con le riflessioni dei segretari di Cgil, Cisl e Uil, Taddei, Silvia Spinaci e Manuel Broglia.
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Ma come!!!qualcuno ha detto che gli italiani si stanno arricchendo!!!!
Se non si aumentano le retribuzioni, magari detassandole, l’economia non ripartire.
Ohibò, ma come! L’ottavo nano, Frottolo, non aveva detto che ,grazie alle sue epocali riforme (ma ‘dde che?) ,l’Italia era ripartita? Forse sì,ma non ha detto in quale direzione…..
il fumo negli occhi e’ tanto ma la realta’ e che il lavoro non riparte e non ve n’e’ ….perdipiu’ il nuovo sistema pensionnistico sta’ creando danni che cresceranno nel corso degli anni.I giovani non trovano lavoro e quanto lo trovano cosi’ come le persone che lo perdono lo trovano partime con condizioni assurde etc…e’ storia che tutti sanno ma che fa’ piacere tacere…detassare ed aumentare gli stipendi potrebbe stimolare il mercato interno che e’ da sempre la fonte di lavoro primaria in italia ma anche qui il governo non ci sente…sempre dietro all’europa mentre gli altri stati fanno il bello e cattivo gioco infischiandosene delle normative europee.
peraltro mi sovviene un altra domanda per ferramondo…ma se la societa’ e’ cosi’ allo sbando dallo scorso anno …com’e’ stato possibile raggiungere tali risultati e…dulcis in fundo…dato che tra addetti ai lavori )calciatori,tecnici,ds e amministratori) parlano tutti con tutti , come ha potuto tutta questa gente,vista la tanto declamata societa’ allo sbando,accettare di “vestire” tale maglia!??