di Marco Ribechi
Non si arrestano le discussioni relative alla questione “gender”, al centro di una fitta rete di dibattiti anche in prospettiva delle future elezioni comunali e regionali. Già alcune forze politiche e candidati hanno utilizzato la visione pedagogica in questione per difendere il ruolo dellla famiglia “naturale” accusando gli oppositori di voler crescere individui dalla sessualità confusa e poco definita. Molto si è detto sul gender ma appaiono ancora poco chiare le sue finalità ed il pensiero pedagogico situato alla base di questo approccio didattico. Le disquisizioni erano iniziate soprattutto in seguito all’incontro promosso alcuni mesi fa dalla diocesi e dall’avvocato Amato del movimento “Giuristi per la vita” (leggi l’articolo). Cronache Maceratesi ha chiesto il parere di un esperto del settore: la professoressa Paola Nicolini, docente di psicologia dello sviluppo e psicologia dell’educazione all’università di Macerata, autrice di diversi libri e articoli su riviste, sia a livello nazionale che internazionale.
Professoressa Nicolini, qual è il punto di partenza per affrontare in maniera corretta la questione del gender?
Credo che prima di parlare di gender sia necessario spiegare il processo di costruzione dell’identità che avviene in ogni individuo. Questo processo, studiato accuratamente da diversi psicologi, accompagna l’essere umano durante tutto il ciclo della vita, necessitando di un continuo lavoro di ritocco della propria identità e talvolta di radicali modificazioni, come nel caso di una importante transizione professionale, di una separazione o di una vedovanza, nel momento in cui si diviene genitori o si subisce per qualche motivo una invalidità permanente. Molteplici sono i fattori che intervengono in questo processo, da quelli biologici a quelli sociali e culturali. Questi ultimi forniscono l’orizzonte di significati entro il quale si può proiettare sè stessi e rappresentarsi identità possibili: se si nasce in una zona del mondo in cui è permesso alle donne guidare e lavorare, già fin da bambine queste potranno immaginare la propria futura identità magari fuori di casa, conquistando l’autonomia che serve a divenire secondo quel progetto di sé. Al contrario, se si nasce all’interno di una cultura in cui le donne sono prevalentemente dedite alle cure familiari e domestiche, esse avranno come riferimento per il proprio divenire quel tipo di ruolo e si indirizzeranno via via a compierlo. I significati ovviamente mutano, spostandosi lungo lo spazio e il tempo, dando luogo a differenti modi di pensare se stessi e, di conseguenza, di costruire la propria identità.
Che cosa significa questo per la formazione di un individuo?
Significa che, a parità di dotazione biologica, quel che possiamo divenire è dato dall’interazione con condizioni ambientali esterne con una cultura entro la quale veniamo formati e che fornisce continuamente i riferimenti a cui ancorarci per poterci adattare. Nessun essere umano è, in questo senso, universale e, man mano che cresce, le sue connotazioni risentono sempre più dei luoghi fisici in cui vive e dei relativi significati. Questo è anche il motivo per cui, se si deve migrare presso culture molto diverse da quelle di appartenenza, si fa fatica nell’adattamento, perché la nostra mente ha abitudini e immagini legate a specifici contesti e riformularle richiede impegno e consapevolezza.
Ha senso paragonare questo processo di formazione dell’identità di una persona comportamento degli animali in virtù di ciò che sarebbe naturale?
E’ proprio questo lo snodo centrale del discorso, che risiede nella differenza tra l’animale e l’essere umano, in quanto negli animali prevale certamente il dato biologico ed essi non hanno alcun compito di costruire la propria identità: una rondine può nascere in Africa o in Italia, è sempre una rondine e non deve “diventare se stessa”, differenziandosi da tutte le altre rondini; inoltre migra per istinto, non può decidere se farlo o no, ad esempio in presenza di epidemie come l’aviaria o, supponiamo, in caso di una glaciazione. L’essere umano, invece, non solo ha come compito di sviluppo specifico il “divenire se stesso”, differenziandosi da tutti gli altri esseri umani, ma può decidere, può scegliere perché non è condizionato pesantemente solo dalla biologia, ma dotato della possibilità di costruire sistemi di significati che nel loro insieme formano le differenti culture. L’essere umano ha l’opportunità della libertà, che lo affranca dal solo dato biologico e lo rende, per l’appunto, umano.
Eppure ci sono dei punti di contatto tra esseri umani e animali.
Un autore del secolo scorso, Lev Vygotskij, ha ben spiegato questa differenza, quando si è per un certo tempo preteso di poter dire qualcosa sulla mente umana studiando il comportamento di cavie o di cani in laboratorio. Vygotskij ha cioè sostenuto che l’essere umano è, sì, parte della natura e in questo senso condivide con gli animali i cosiddetti “processi psichici inferiori”. Tuttavia la mente umana ha, a differenza degli animali, la possibilità di produrre significati, che si interpongono tra la percezione di uno stimolo e l’organizzazione di una risposta. Gli esseri umani possono appellarsi a valori, a buone maniere, a questioni di interesse o di convenienza, a opportunità future che prevalgono su quelle presenti, per rispondere a una situazione. Valori, abitudini, pianificazione delle opportunità nell’asse temporale allontanano l’essere umano dal mero dato biologico, che è una dotazione presente dalla nascita, ma che subito si modifica in base al luogo, al tempo e alla particolare modalità di interazione con altri esseri umani, con tutte le loro particolarità e differenze.
Da queste premesse può spiegare cosa si intende con la parola gender?
La teoria dello sviluppo di genere si situa nella cornice appena illustrata. Lo sviluppo sessuale è legato al dato biologico, la costruzione dell’identità di genere è legata al dato socio-culturale. In epoche storiche durante le quali l’omosessualità era non solo permessa, ma valorizzata, ad esempio nella Grecia classica o nell’antica Roma, l’orizzonte di significati entro il quale un bambino poteva proiettare la propria identità futura attingeva anche a quella possibilità e dava luogo a percorsi del tutto accettati, senza che questo creasse timori o difficoltà e men che meno scherni o rifiuti. E’ perciò il caso di specificare che quella di genere non è affatto una ideologia, ma una teoria che cerca di comprendere e di spiegare come individui diversi, a parità di corredo biologico assumano identità diverse, tra le cui dimensioni emerge anche un orientamento di genere. Se pensiamo che l’essere umano sia caratterizzato dalla libertà di scelta, allora non possiamo appellarci alla sola biologia per dire qualcosa sul genere.
Ma non c’è il pericolo che i bambini restino scossi da questo tipo di educazione?
Di norma la prima identificazione sessuale si compie nell’infanzia, per assimilazione alle caratteristiche corporee del genitore. Tuttavia il momento più delicato nella costruzione dell’identità di genere è durante l’adolescenza, quando il corpo va incontro alla maturazione degli organi sessuali e parallelamente il/la giovane si sente spinto/a verso i propri coetanei, sganciandosi dalla famiglia per andare incontro alla sua auonomia, anche di genere. In questa fase, sapere che non si è determinati dal solo patrimonio biologico aiuta quei giovani che avvertano spinte differenti da quelle eterosessuali a non sentirsi colpevoli, diversi, emarginati. Aver avuto una corretta informazione, anche sul piano scientifico, sostiene un passaggio che può rivelarsi tragico per alcuni, come spesso purtroppo si sente dire quando ormai è troppo tardi e il peso della propria differenza diventa insopportabile per fragili spalle. Giovani che sono colpevoli di nulla, se non del fatto di vivere in una cultura che non si aggiorna, che valuta la differenza di genere come una patologia o una malattia, che lega l’omosessualità e il lesbismo a immagini di perversioni, alla masturbazione o alle fecondazioni artificiali, che nulla hanno a che fare con la costruzione dell’identità e che, semmai, riguardano una parte di tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla loro appartenenza di genere.
Per concludere cosa si può dire a chi vuole affrontare il dibattito?
La questione di genere ha bisogno di delicatezza, di conoscenza, di pensiero critico, di capacità di ragionare e, almeno, di sospendere i pregiudizi per dedicarsi a un ascolto attento e aperto. E’ necessario il dialogo e la collaborazione tra istituzioni formative e famiglie. Scuole e genitori devono potersi confrontare sempre più spesso e con crescente collaborazione, per assicurare una educazione di qualità. Questo è vero sempre e non solo per le questioni di genere.
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La professoressa Nicolini è persona nobile e alta, di ammirevole cultura, intelligenza e sensibilità ma purtroppo è solo un’insegnante di una piccola università. Sfortunatamente la massima autorità morale del mondo è un analfabeta sessuale, abituato ad identificare l’inconscio con il demonio, che ha del dolore e della sofferenza un’idea puramente economica o nosologica, costituzionalmente incapace di comprendere l’infelicità sessuale, la bisessualità tormentata non come peccato di una minoranza di pervertiti ma in quanto condizione naturale di ogni persona onesta e autocosciente.
Mi sembra che la prof Nicolini abbia di fatto detto tante cose senza in effetti dire alcunche..perche’ se e’ vero che nell’antica grecia o nell’antica roma vi erano anche gli omosessuali o in alcuni casi gli eunuchi…e’ anche vero che la famiglia era impostata in un certo modo e che la determinazione sessuale era fondamentale…non si parlava all’epoca di matrimoni ma di mero sfogo di piacere fisico perche’ tale lasciivita’ era tollerata..leggasi anche orge e baccanali…resta comunque il dato assolutamente saliente che l’educazione di un figlio a livello etico comportamentale sessuale e’ compito proprio della famiglia e non di una normativa e che il dato biologico e’ e rimane comunque fondamentale. E poi diciamolo…mi sembra che anche nelle coppie omosessuali ci sia una differenza di ruoli…c’e’ chi si tiene il ruolo di donna e chi di uomo..oppure no?Nella scuola oggigiono ci sono problematica,come l’integrazione,i programmi da aggiornare,le strutture fatiscenti,la sicurezza dei ragazzi contro forme striscianti come la droga,che andrebbero affrontati e non pensare all’attuazione di una normativa che vuole tendere addirittura alla spersonalizzazione delle favole classiche …avete mai letto voi una fiaba dove il principe invece di sposare la principessa…sposa lo stalliere?? Proprio perche’ i ragazzi si formano fin dalla tenere eta’,sicuramente trattarli come “COSE” senza un identita’ che dovrebbero assumere successivamente una volta giunti a maturita’ mentale sembra la piu’ crudele della realta’ in cui crescere.Non tutte le teorie sono buone a priori.Con questo non sono contro la felicita’ di persone con un orientamento sessuale diverso dal mio ma semplicemente ognuno e’ libero di vivere come vuole senza per questo cercare pero’ di minare i fondamenti della vita altrui.
E che ci si può fare Pavoni, forse consigliare alla massima autorità spirituale del mondo la lettura del Simposio di Platone? Ma non lo so mica cosa poi ne verrebbe fuori, specie a livello di campagne elettorali.
Beh, i greci antichi sapevano prenderlo nel di dietro con filosofia. A noi moderni, la cosa può, anche se non sempre, risultare fastidiosa, ma certe scelte a volte devono essere anche coraggiose. Poi come dice Ceresani siamo cosi complicati che magari vogliamo essere uomini e lo siamo, ma anche donne e sempre uomini siamo.
Tema spinto sui “massimi sistemi”.. ad ognuno va lasciata la possibilità di autodeterminazione della propria identità sessuale…io la mia scelta l’ ho fatta da tempo, senza condizionamenti nè dubbi di sorta: eterosessuale.
signor Micucci, temo che la scuola abbia compiuto su di lei un’operazione truffaldina di travisamento e di terrorismo capzioso, le posso assicurare che gli antichi greci della classe elevata benché fossero tutti omosessuali in gioventù non lo prendevano nel didietro né con filosofia né con ragioneria… l’omosessualità tra erastes ed eromenos era qualcosa di nobile ed elegante, consisteva in un amplesso gentile ed educativo, difficile da immaginare per la nostra moderna volgarità… e se l’hanno ingannata demonizzando così la storia antica non crede che il suo libero arbitrio possa essere stato condizionato per scopi diversi dal pieno sviluppo della sua autentica personalità?
L’ideologia del gender è portata vanti da una setta, che non è accettata da tutti gli omosessuali. Si chiama LGBT, ossia lesbiche, gay, bisessuali e transgender. E’ potentissima e riverita, al punto che uno dei più oscuri presidenti degli Stati Uniti, Barack Obama, ha fatto installare nella Casa Bianca, insieme ai gabinetti per “maschi” e “femmine”, pure una gabinetto per “LGBT”. Gli americani sono eccessivi in tutto, perfino nel ridicolo. Andando avanti di questo passo, dato che ormai Renzi è al libro paga politico dei Democratici americani e delle superiori logge finanziarie mondiali, luoghi del potere satanico, farà mettere i gabinetti “LGBT” pure nelle scuole, mentre i sindaci del PD li metteranno nelle città da essi governate. Come se i sessi dei normali e dei deviati fossero differenti. E’ solo un modo per ghettizzarsi.
Perché il Gender nelle scuole? Forse i bambini di 4 anni e poi quelli delle elementari, e poi gli adolescenti delle medie e ragazzi delle superiori hanno bisogno di essere ideologizzati sugli obiettivi della loggia LGBT? La loro esperienza visiva se la fanno già oggi non appena sanno usare il computer con i siti porno… E’ necessaria la letteratura esaltante la bellezza di essere gay, dono di dio: la goduria maggiore da fornisce un amplesso con uno dello stesso sesso, al posto di quella fornita dall’amplesso naturale, ormai considerato passatista? E’ necessario raccontare ai bambini quanto è bello essere una famiglia in cui Francesca vive felice con Franco e Giorgio. Oppure, la goduria che si prova e si fa provare facendo un servizietto con la bocca nello spogliatoio di una palestra. E’ pornografia che si legge nelle scuole col Gender.
Quella di imporre il Gender nelle scuole è una vigliacca pretesa di chi sa che se i corsi di formazione LGBT venissero fatti nelle sedi del PD, o di Sel, o dell’Arci Gay, questi fallirebbero miseramente. Nessun genitore vorrebbe fare mettere le mani di una psichiatria deviata nelle mente dei propri figli. Quindi, l’unico posto dove imbottigliare figli e nipoti è la scuola. E non puoi ribellarti, perché è pronta la legge Scalfarotto contro l’omofobia, sempre del PD, Sel, M5S e Scelta Civica, a tapparti la bocca. Siamo alla dittatura organizzata dalla Sinistra e dai laicisti. Che sia un piano satanico e malvagio lo dimostra l’attenzione di politici, governi e parlamenti occidentali (mentre la Russia è indenne al fenomeno LGBT). Un piano che spersonalizzi l’individuo, gli faccia perdere l’identità personale. Tant’è che la nota Kyenge del PD voleva imporre all’anagrafe il “genitore uno e genitore due”… Una proposta ridicola, suggerita dagli alti vertici del partito, che, fatta in Congo, avrebbe fatto guadagnare al proponente un colpo di “panga” in mezzo al cranio.
Ma, ci rendiamo conto cosa è diventata con questo Gender la cosiddetta Sinistra, mischiata alla DC. Che brutta fine per un partito che proviene dal PCI del Compagno Enrico Berlinguer.
Termino citando un detto inglese: “God created Adam and Eve, not Adam and Steve”.
Dimenticavo, che alle Regionali abbiamo da una parte lo schieramento di Sinistra che ha votato la delibera della Giunta oggi uscente sul Gender nelle scuole marchigiane e relativo finanziamento, dall’altra un altro schieramento formato dal governatore uscente Spacca e dall’ex-assessore Giorgi, che ha votato la stessa delibera quando erano insieme alla Sinistra. Chi non l’ha votato sono la Lega, Fratelli d’Italia e il M5S, non presente.
Pavoni , se i greci da giovani erano tutti gentili ed omosessuali non me ne frega un tubo. Non ho mai avuto questa curiosità nell’approfondire le loro attitudini sessuali e ne hanno condizionato il mio libero arbitrio perché quando ho sentito parlare per la prima volta di gay, libero arbitrio o istinto animalesco, le mie attenzione erano già rivolte da tempo al sesso a me opposto. Signor Pavoni, io ho sessant’anni e ancora giovanissimo frequentavo sulla costa romagnola locali dove essere omosessuali non rappresentava il benché minimo problema. Ne tanto meno me ne sono interessato in seguito se non sporadicamente in qualche conversazione dove l’argomento era l’orientamento sessuale ma sempre con la massima superficialità in quanto per me il problema a torto o a ragione non esiste.
Quello che mi da fastidio del Gender che oltre ad essere una teoria che è tutta da verificare, venga importata nelle scuole elementari dove i bambini già confusi dai vari psicologi, computer telefonini che non so che visione danno del mondo devono anzi tempo sentir parlare di orientamenti sessuali. Poi quella frase che ho letto in cui si parlava di animali per loro natura omosessuali e paragonabili all’uomo mi fa pensare che questa del Gender sia già di per se una forzatura. Poi a proposito della gentilezza greca, mi viene in mente che il primo nazista della storia sia stato Platone che nella ” Repubblica ” parla del suo stato ideale. Più o meno sarà come quello che adesso sta in Corea del Nord.
Caro Micucci, indipendentemente dal piacere o meno (a me piace), è l’imposizione nazista, o bolscevica, o totalitaria del Gender nelle scuole e senza che i genitori potranno intervenire con la legge Scalfarotto, che mi fa girare i “cosiddetti”. C’è qualcosa di più.
Questa invenzione, giustificata dall’omofobia che è di molto inferiore alla violenza sulle donne, non è una politica che viene fuori da una ideologia umana. E’ un influsso che Arimane (chiamiamolo Satana per capirci meglio) opera sui suoi sodali terreni dai piani invisibili. Quindi, il Gender è una emanazione satanica. Se non vale per atei e materialisti, ciò vale per i cattolici che militano nei partiti del Gender e della legge Scalfarotto, ossia PD, Sel, M5S e Scelta Civica. Poi ci sono altri partiti che sono chiaramente contrari al Gender e alla legge Scalfarotto. C’è infine l’UDC che non sa che pesci pigliare, che ormai puzza ed è finita in braccio al PD.
è la realtà ad essere caotica e confusa: ci sono eterosessuali che hanno rapporti eterosessuali, ci sono eterosessuali che hanno rapporti omosessuali, ci sono eterosessuali che hanno rapporti omosessuali e eterosessuali, ci sono eterosessuali che non hanno rapporti sessuali, ci sono omosessuali che hanno rapporti omosessuali, ci sono omosessuali che hanno rapporti eterosessuali, ci sono omosessuali che hanno rapporti omosessuali e eterosessuali, ci sono omosessuali che non hanno rapporti sessuali, poi ci sono i bisessuali, i transessuali e un’infinità di altri tipi strani e in tutto questo enorme casino che è il meraviglioso mondo della natura umana il pericolo più grande è l’ignoranza… è dovere della scuola dare quanta più informazione possibile, quanto prima possibile… perché se si è ignoranti si è completamente indifesi…
Pavoni…scusi ma sembra che lei si stia arrampicando sugli specchi…la scuola deve insegnare ai nostri figli per le materie di sua competenza in ambito umanistico scientifico ma—…l’educazione come ci e’ stato detto piu’ volte…non puo’ essere data dalla scuola perche’ non si puo’ e non si deve sostituire alle famiglie…e quindi e’ il nucleo familiare che deve educare e preparare i nostri giovani con l’esempio prima di tutto e con il confrontarsi ogni giorno nei modi e nei tempi che si ritiene opportuni.E se proprio la vogliamo dire tutta…oguno sotto le coperte a mio avviso e’ libero di fare quello che vuole ma allo stesso tempo la coperta non deve essere cosi’ larga ed ingombrante da coprire anche chi non vuole essere coperto.Libera scelta delle famiglie di educare i propri figli e se la natura e il comune sentire ci vuole ancora per la maggior parte eterossesuali non saranno sicuramenti soggetti come il bieco Scalfarotto a farci cambiare idea.
«Fino a che punto l’uomo è libero e fino a che punto decidono le circostanze, quando conta il libero arbitrio e quando interviene il fato – questi sono misteri e tali rimarranno.»
(Mahatma Gandhi)
l’educazione è un processo dialettico, di apertura, di scambio di conoscenze e presuppone un certo possesso di conoscenze o quanto meno la disponibilità ad acquisirne… francamente vedo negli oppositori del gender una preoccupante rigidità… sento dire:” io sono eterosessuale, io sono eterosessuale, io son venuto bene, me possano cecà se non sono eterosessuale, solo gli eterosessuali, i genitori eterosessuali hanno diritto di parlare di sessualità ai loro bambini, ai loro figli che sono roba loro e così li salveranno dall’omosessualità, terra di Satana”. Vorrei ricordare che viviamo in una società ipersessualizzata, che l’invadente influenza di tv, internet, pubblicità, cartoni animati, videogiochi ha reso i bambini di oggi insolenti, aggressivi, egocentrici, scostumati e questo forse è un problema più grave dell’omosessualità. Come può un povero genitore aspirare al monopolio dell’educazione? In base a quali capacità, a quali competenze? Soprattutto non mi sembra che i genitori abbiano la volontà o il tempo di educare. Se la scuola affidasse a degli psicologi il compito di aiutare i disgraziati bambini di oggi, magari ci potrebbe essere una piccola speranza di miglioramento.
me possano ceca’…io e mio moglie siamo eterosessuali ma stiamo educando i noistri due figli alla tolleranza verso tutti perche’ se’ uno ama ed e’ ricambiato e’ questo vhe conta aldila’ del sesso.Ma sicuramente i nostri figli sanno che la famiglia primigenia ‘ì composta come la nostra ovvero padre madre e figli perche’ vengono su con questo esempio e con l’esempio dell’amore che ci pervade. Ma da qui a dire che dovrei veder delegata la mia responsabilita’ verso soggetti come ad esempio gli psicologi per cui spesso vale la massima “medico cura te stesso” proprio no.Sicuramente ritengo di avere nell’ambito del parlare di sessualita’ai miei figli molto piu’ diritto io da genitore che un professore o un qualsiasi altro tizio deputato a tale compito . Forse la rigidita’ non e’ negli eterosessuali ma negli altri che a tutti i costi devono cercare di far passare le loro “ragioni” anche nei confronti di chi tale ragioni non ha interesse o motivo per accoglierle o condividerle.Sicuramente comunque non e’ l’ambito scolastico la panacea dei mali per le nuove generazioni e soprattutto sicuramente non sono gli psicologi i santoni a cui affidarsi per risollevare le sorti delle nuove generazioni.
Ma non si gioca più al dottore?
Aggiungo un “santone”:
«La scelta c’è dove c’è confusione. Per la mente che vede con chiarezza non c’è necessità di scelta, c’è azione. Penso che molti problemi scaturiscano dal dire che siamo liberi di scegliere, che la scelta significa libertà. Al contrario io direi che la scelta significa una mente confusa, e perciò non libera.»
(Jiddu Krishnamurti)
Comunque, soprattutto dopo le prove maiuscole offerte da noi opinionisti certificati di CM, Macerata va senz’altro proclamata anche capitale planetaria del dibattito sul gender.
SatanaSodomaGomorraOrgeRomani e Greci antichi che prendevano e davano,tutto questo solo per dare una miglior conoscenza della propria sessualità,mi sembra un pò eccessivo.Ruolo di padre o di madre non sò proprio cosa significhi quindi non capisco che differenza ci possa essere se un bambino viene adottato da una coppia omosessuale di due maschi o di due femmine,l’importante è che lo amino come noi”etero”(che tristezza dover dare un’etichetta all’amore)lo facciamo con i nostri figli.Se poi un domani i miei figli mi dovessero portare a casa un compagno e non una compagna non vedo il problema,farei loro una semplice domanda:Siete Juventini?ladri e drogati in casa mia no.
Poloni…battuta di bassa lega…. lo dice uno juventino doc…forse interista…sa’ a scuola a noi insegnavano a rispettare e salvaguardare le specie protette o in via di estinzione…
Sfavillante questo intervento della pastorella Nancy Wilson:
Gesù ha avuto uno stile di vita marginale
La vita relazionale di Gesù come riportata nei vangeli differisce enormemente da ciò che è chiamata la famiglia nucleare. Per esempio, è scritto che Gesù amava Lazzaro, Marta e Maria. Cosa attirò Gesù verso questo gruppo familiare molto poco tradizionale, costituito da un uomo celibe che viveva con le sue due sorelle?
Due donne sterili e un eunuco costituivano il gruppo che Gesù aveva scelto. Possiamo affermare che erano tutti eterosessuali celibi? E se Marta e Maria non fossero state sorelle ma si chiamassero così l’una con l’altra come hanno fatto molte coppie lesbiche attraverso la storia?
Il vangelo di Giovanni evoca non meno di otto volte “colui che Gesù amava”, ugualmente chiamato “il discepolo amato”. I teologi ed esegeti fanno riferimento raramente al fatto che Gesù intrattenesse un’amicizia particolare con un uomo. Il fatto che Gesù fosse o no omosessuale non è stato studiato a causa dell’omofobia.
La Bibbia, infatti, ignora il matrimonio così come noi lo conosciamo, cioè etero, monogamo e per tutta la vita. La Bibbia tratteggia il matrimonio in termini di proprietà e di transazioni commerciali, di poligamia, di famiglia allargata, di gruppi tribali, di matrimonio secondo la legge del Levirato o ancora secondo altri costumi.
Le tendenze ostili al matrimonio che si trovano nel Nuovo Testamento e la deprecazione della sessualità da parte dei primi teologi sono ben conosciute dagli storici e dai sessuologi.
Le comunità dei primi cristiani, descritte negli Atti, erano costituite da vedove senza figli, anziane prostitute, emarginati dalla società, celibi, eunuchi, neri, ebrei, pagani. Questi, che prima erano emarginati, rappresentavano il compimento della profezia di Isaia 56: “la mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutti i popoli”.
I racconti biblici di due coppie omosessuali mostrano a gay e lesbiche esempi di fervido amore vissuto in circostanze difficili. Il libro di Ruth riporta una storia d’amore ma non si tratta di un romanzo tra Ruth e Booz. Infatti, il personaggio principale è Noemi e Ruth è l’”eroe redentore”. La relazione di Booz e Ruth, lungi dall’essere romantica, rientra nella sfera del dovere di famiglia e di proprietà.
Il racconto contiene la più emozionante promessa di fedeltà che potrebbe unire due persone in tutta la Bibbia: “Ruth risponde (a Noemi): non insistere perché ti lasci e mi allontani da te! Dove tu andrai io andrò, dove tu dimorerai, io dimorerò; il tuo popolo sarò il mio popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio; dove tu morrai, io morrò e là sarò sepolta”. Ruth 1, 16-17.
Benché questo passaggio sia utilizzato durante cerimonie di matrimoni eterosessuali, è una promessa fatta tra due donne! Morti i mariti durante la guerra, Ruth fa questa dichiarazione a sua suocera. Ruth si sposa con Booz, un parente prossimo e da anche a Noemi un posto nella sua famiglia. Ella portò ugualmente in grembo un bambino per Noemi.
Hanno Ruth e Noemi una relazione omosessuale? Non c’è modo di sapere. Tuttavia è evidente che le due donne hanno una relazione appassionata e ardente di lunga durata. Questa relazione è celebrata dalla Bibbia.
Uniti da un’alleanza d’amore
Un’altra storia, quella di Davide e Gionata, si tesse in un epoca in cui le coppie di guerrieri/amanti, costituivano una pratica comune e nobile.
Il triangolo tragico della passione, della gelosia e dell’intrigo politico tra Saul, Gionata e David ci conduce a una delle più esplicite espressioni omosessuali della Bibbia. Ecco le parole di Davide, alla morte di Gionata: “L’angoscia mi stringe per te, fratello mio Gionata. Tu mi eri molto caro. Il tuo amore era per me prezioso più che amore di donna” (2, Samuele 1-26).
L’autore insiste sulla bellezza maschile di Davide (1 Samuele 16, 12) in questa storia d’amore e di lealtà posta sotto il segno della poesia romantica (1 Samuele 18, 1-5), degli incontri segreti (1 Samuele 20, 1-23, 35-42), di baci e di lacrime (1 Samuele 20, 41), del rifiuto di mangiare (1 Samuele 28, 32-34) e dell’alleanza esplicita del guerriero/amante alla quale Davide resta fedele dopo la morte di Gionata.
Non si può leggere questo racconto senza capire che Gionata era l’amore della vita di Davide. Secoli di interpretazioni omofobe della Bibbia hanno messo questi personaggi nell’armadio per troppo tempo.
È veramente tutto? Solo qualche profezia riguardante la sterilità, gli eunuchi e solo due coppie omosessuali? C’è molto di più da scoprire ed i teologi e gli esegeti dovrebbero riflettere sulle seguenti domande:
– Gli eunuchi nella storia di Giuseppe (Genesi 39-45) e il libro di Ester sono omosessuali, eunuchi che risiedono nelle corti reali e che servono i responsabili religiosi?
– Una parabola (Luca 15) presenta una donna che ha perso una moneta, ne aveva dieci e ne ha persa una. I gay e le lesbiche rappresentano la moneta perduta e ritrovata oggi? I gay e le lesbiche rappresentano il 10% della popolazione. Sono la decima parte dell’umanità costituente il lievito di ogni cultura?
– Un centurione si rivolge a Gesù affinché guarisca il servitore a lui caro (Luca 7). La parola greca in Matteo 8 è “pais” che significa giovane schiavo. Questa parola,all’epoca serviva ad indicare generalmente un giovane uomo nell’ambito di una relazione omosessuale. Perché Gesù apprezza la fede del centurione e non dice nulla del suo stile di vita?
– L’apostolo Paolo non ha alcuna simpatia per gli eterosessuali che non riuscivano a controllare i loro istinti. Allo stesso tempo, la sua vita affettiva ruotava attorno a uomini come Timoteo, Barnaba e Sila. Forse che le sue lunghe diatribe riguardo le persone con le quali lavorava e riguardo le chiese, il suo instancabile zelo missionario, siano in parte un modo per reprimere la sua omosessualità?
– Un giovane uomo ricco è venuto a parlare con Gesù (Marco 10, 21), “Gesù fissato il suo sguardo sopra di lui, lo amò”. Qual è il legame tra la spiritualità incarnata di Gesù e il suo amore per uno straniero in necessità? Quali studi sono stati fatti relativamente alle otto volte in cui Gesù ha detto di amare qualcuno? Qual è il legame tra l’amore di Gesù per gli altri e la sua sessualità?
– Che ne è di Lidia (Atti 16), commerciante, indipendente, pagana, venditrice di porpora e prima cristiana europea. Non è fatta alcuna menzione di un marito o di figli. Al contrario, è detto che dirigeva un gruppo di donne alle quali Paolo predicava. Lidia era lesbica?
Qual è il vantaggio per i gay e le lesbiche nel cercare di ritrovarsi nella Bibbia? È bene conoscere i personaggi della Bibbia così com’erano e non in modo irreale pretendendo che fossero tutti etero. Nelle allusioni o nei riferimenti biblici ai gay e alle lesbiche non c’è alcuna condanna. Che ciò permetta ai gay e alle lesbiche di leggere senza timore la Bibbia e di sperimentare nella loro vita il suo messaggio di salvezza e di sostegno.
Rev. Nancy L. Wilson
Quale battute, le sentenze parlano chiaro.Forza Barça!!!!!
anzi dirò di più: parlare della natura come di una realtà esistente al di sotto del linguaggio è privo di senso, non c’è una natura in sé, c’è la natura del linguaggio…