di Marco Ribechi
«”L’adorazione dei Magi” in trasferta ad Urbino per rendere il dipinto più accessibile al grande pubblico». Lo chiede Vittorio Sgarbi, critico d’arte e assessore alla rivoluzione della Città Ducale. L’opera, da sempre in sede fissa nella chiesa di Santa Maria delle Vergini di Macerata, è ora in mostra ad Urbino nell’oratorio di San Giuseppe. Durante l’inaugurazione dell’evento, Sgarbi ne ha sottolineati i pregi lasciandosi andare a commenti che hanno ferito alcuni maceratesi frequentatori della parrocchia ai quali è stato riferito che il critico avrebbe sminuito il luogo come sede fissa per il quadro perché poco frequentato e non idoneo ad ospitare un capolavoro. Ma il critico smentisce. «Non volevo assolutamente offendere Macerata e i suoi cittadini, anzi me ne scuso se qualcuno si è risentito per le mie affermazioni. Data la bellezza del capolavoro in questione ipotizzavo solamente di poterlo mantenere un po’ più a lungo ad Urbino per mostrarlo alle migliaia di turisti che ogni giorno visitano la città, prima di restituirlo alla chiesa e ai maceratesi. La tela potrebbe andare in trasferta ad Urbino per poi ritornare a Macerata. Anzi mi farò io stesso garante affinché l’opera ritorni nei suoi luoghi originari». Nella mostra all’oratorio Sgarbi avrebbe commentato così l’opera durante la sua visita: «Un capolavoro straordinario custodito in una chiesa di Macerata oggi di proprietaria dello Stato, non officiata e anche poco visitata». Urbino come città della grande arte e Macerata come suo satellite quindi? Non sono dello stesso parere gli abitanti delle Vergini che invece riconoscono la Chiesa e le sue opere come faro del loro quartiere e dell’intera città. Il quadro alle Vergini è visibile gratuitamente, nella Città Ducale si può vedere pagando un biglietto di 2,50 euro.
Intanto si sta già muovendo la parrocchia che ha inviato una nota molto preoccupata al ministero per i Beni Culturali, alla direzione regionale per i Beni Culturali, alla direzione del Demanio artistico e alla stessa Regione Marche in cui si chiarisce che: «La chiesa di Santa Maria delle Vergini è monumento nazionale dal 1915 per la sua valenza storico-artistica e architettonica, essendo di scuola bramantesca. Inoltre è sempre regolarmente officiata in quanto vi si tengono tutte le funzioni canoniche e le cerimonie sacramentali con grande frequenza di fedeli. Non è vero che è scarsamente visitata perché non può sfuggire ai turisti la maestosa cupola». Il prestito della tela fa emergere una nuova verità circa la paternità dell’opera oggi attribuita a Domenico Robusti e sostenuta dallo stesso Sgarbi che la riconduce al ben più famoso padre Jacopo, da tutti conosciuto come Tintoretto. «E’ ben visibile una firma in caratteri dorati con scritto “Tentoretto” e datata 1587 – spiega il critico d’arte – sembra inverosimile che un grande maestro permettesse al figlio ventiseienne di attribuirsene il nome. L’opera riecheggia i bagliori cromatici e l’impegno narrativo dagli esiti drammatici propri della fase estrema del maestro veneziano e a mio avviso è da attribuire al caposcuola». Nonostante i malumori di alcuni maceratesi al suo ritorno il dipinto potrebbe così avere un valore ben maggiore e chissà che oltre agli abitanti del quartiere Vergini non ne possa beneficiare la città intera. Grande estimatore dell’arte del territorio marchigiano, tanto da obbligare tutti gli studenti dell’ateneo urbinate a visitare il Palazzo Ducale e la casa di Raffaello, pena il non conferimento del diploma di laurea, Sgarbi è stato recentemente in visita anche a Palazzo Buonaccorsi per l’inaugurazione delle sale d’arte moderna (leggi l’articolo).
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Tutta questa drizzata di penne da parte della parrocchia delle Vergini, con successiva batteria katiuscia di lettere inviate a tutti (malaccortamente trascurando il Segretario Generale delle Nazioni Unite e il Dalai Lama, che potrebbero a buon diritto aversene a male), per una frase di Sgarbi, che ha detto che alla chiesa delle Vergini l’opera è meno a portata di mano di quanto invece potrebbe essere se posta in un grande museo.
E allora? Sgarbi ha chiesto di sottrarla alla disponibilità della parrocchia delle Vergini? No.
Ha detto una cosa priva di verità? No. Perché chiunque capisce che alle Vergini l’opera avrà sempre meno affluenza di pubblico di quanta potrebbe averne se collocata in un medio-grande museo, anche se questo chiunque non fosse mai entrato tante volte, come invece credo che tutti noi maceratesi abbiamo fatto, alla chiesa delle Vergini, né avesse visitato tanti medi o grandi musei, come molti di noi pure avranno anche fatto.
Quindi, dov’è la cagnara? Il neo-attribuito Tintoretto resterà alle Vergini, anche senza la sottolineatura dell’articolista, corso in soccorso della parrocchia con la fondamentale sottolineatura che ora a Urbino, durante la mostra, vedere l’opera costa 2,50 €, mentre alle Vergini si può ammirarla gratis.
Il succo di questa storia è che comunque, grazie a Sgarbi, la parrocchia delle Vergini, e pure Macerata, hanno visto partire in prestito per Urbino un bel quadro di Domenico Robusti, e vedranno tornare indietro un probabile capolavoro di Tintoretto.
Mi sbaglierò, Ma credo che per questa variazione nell’attribuzione prevedo che la parrocchia non invierà lettere di protesta a nessuno.
La solita vecchia storia di quello che quando gli viene additata la Luna, lui guarda il dito.
Esattamente quello che ha fatto lei,Sig. Bonfranceschi: ha guardato il dito.
Speriamo sia soltanto per una scarsa conoscenza dei fatti reali. ….
Le vergini contro Sgarbi. Già così l’articolo è esaustivo.
Per Lilly, sfortunatamente non meglio identificabile per nome e cognome. Quali sono i “fatti reali”, che si evincerebbero dall’articolo, e che io nel mio commento avrei trascurato?
Se,come sostiene Sgarbi,si tratta di un Tintoretto,ora la Chiesa,periferica ed isolata,dovrà affrontare e risolvere adeguatamernte seri problemi di sicurezza.Giovanni Bonfili.
Un quadro d’un banchetto
Ve vojjo ariccontà, ssora Pressede,
un bèr quadro c’ho vvisto stammatina.
C’era un vecchio sdrajato, e stava a vvede
co un zacco d’occhi a ppassce una vaccina.
E cc’era puro un giuvenotto a ssede
co un ciufoletto a ffà una sonatina,
che in testa e ddar carcaggno d’oggni piede
je spuntava un par d’ale de gallina.
Mentre che gguardo… sento un mommorío:
m’arivorto, e un Ziggnore tosto tosto
disce: «Chi è sta vacca, core mio?».
E una siggnora, che jje stava accosto
lí ppronta pronta j’ha arisposto: «Io».
E vvoi cosa averessivo risposto?
Non si potrebbe esporre il quadro all’interno di una bella e sicura sala di Palazzo Bonaccorsi? Credo che dopo tanti anni, soldi ed impegno, sarebbe la ciliegia sulla torta!!!!!
Gian Pool mi ha anticipato! Ma teniemolo noi! Le scuse postume di Sgarbi sono nulla, ha anche detto che si trovava in una chiesa non officiata, almeno prima si informi CAPRA (lo dice sempre lui!)!
Le Marche non finiscono mai di stupire. Adesso tutti si “appecoronano” ai piedi di Vittorio Sgarbi che qui sta trovando una miniera d’oro. Il patrimonio culturale diffuso è una peculiarità della nostra regione e non si può pensare di concentrare tutto in alcuni luoghi, solo perchè hanno padrini che trovano subito spazio sui mezzi d’informazione. Macerata ha i requisiti per valorizzare un dipinto del genere nel migliore dei modi. E poi non va dimenticato il legame con la popolazione dei fedeli. In una stagione in cui si cercano i valori dell’identità ciò non può essere trascurato in nome di interessi di bottega di questo o quel personaggio e dei loro cortigiani.