Sulle tracce dei Carolingi
sotto l’abbazia di San Claudio
“Riscriveremo la storia delle Marche”

Nel secondo giorno di carotaggio, l’International Research Institute for Ethnology è arrivato a quattro metri di profondità. Il giornalista Merola: "Il nostro obiettivo non è solo la tomba di Carlo Magno ma riportare alla luce cose perse nel tempo e diverse dalla storiografia acclamata"

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San Claudio scavi archeologici (7)

I lavori archeologici all’abbazia

Abbazia San Claudio

Alberto Morresi, Marco Merola, Maria Vassileva e Domenico Antognozzi

 

di Sara Santacchi

“La nostra è un’indagine con uno scopo: non tanto trovare la tomba di Carlo Magno, che non sappiamo con concretezza se sia o meno sotto l’abbazia di San Claudio, ma  riscrivere la storia delle Marche, convinti che questo territorio nasconda cose perse nel tempo e diverse dalla storiografia acclamata”. Fa così il punto della situazione il giornalista Marco Merola, responsabile per la stampa, del secondo giorno di carotaggio all’abbazia eseguita dell’International Research Institute for Ethnology, dopo il nullaosta concesso dalla Sovrintendenza (leggi l’articolo). “Siamo scesi sotto quota quattro metri e vogliamo vedere cosa viene fuori: se c’è e a quando risale lo strato sotterraneo di San Claudio del Chienti. Oltre che una squadra di professionisti – spiega Merola – siamo gente appassionata e competente convinta che ci siano storie meravigliose non ancora raccontate in questo territorio”. Che la presenza carolingia si possa dare per certa sembra assodato, il che porta a non escludere che anche la tomba dell’imperatore del Sacro Romano Impero possa essere proprio lì, come sostengono da anni Alberto Morresi, Domenico Antognozzi e il professor Giovanni Carnevale, autore di diversi libri in proposito. “Non è da escludere, ma non è ciò che stiamo cercando in questo momento – sottolinea Merola – quella attuale è un’indagine volta a capire le Marche di ieri. Per questo si avvierà una vera e propria indagine su più fronti al fine di leggere il territorio da più prospettive. La dottoressa Maria Vassileva resterà qui anche dopo che noi toglieremo le tende e, in qualità di etnoantropologa, ascolterà la popolazione del posto, la prima a rappresentare una fonte storica”. Dunque, non solo archeologia, ma anche linguistica, comunicazione e studio del territorio confluiranno in quella che è una missione ufficiale in quanto autorizzata dalla Sovrintendenza dei Beni culturali delle Marche “e per questo ringrazio la dottoressa Profumo – sottolinea Merola che poi approfondisce un altro aspetto – Il nostro lavoro è assolutamente a titolo gratuito. Il progetto, come tutti gli altri portati avanti da noi, non riceve neanche un euro di finanziamento pubblico. Ci tengo a precisare che nessuno di noi sta percependo un compenso e che solo il centro studi San Claudio si è fatto carico dell’aspetto logistico, ma la squadra sta lavorando a proprie spese. Anzi – aggiunge – i ragazzi della Macchina del Tempo, tutti altamente qualificati (l’ultimo lavoro è stato la mappatura sotterranea della città di Napoli) hanno portato gli strumenti da lavoro a proprie spese”. Presenti Alberto Morresi e Domenico Antognozzi accanto ai componenti dell’Iriae (dell’International Research Insitute for Ethnology) i primi a sostenere con convinzione la presenza di Carlo Magno sul territorio e, in particolare, che proprio lì, sotto all’abbazia di San Claudio si celi la tomba dell’imperatore.

Abbazia San Claudio (2)

San Claudio scavi archeologici (3)



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