di Marco Ricci
Alle prossime elezioni amministrative che vedranno andare al voto 44 comuni della provincia il Partito Democratico non arriverà con alleanza preconcette o formule stabilite a tavolino. A dirlo è stata la segretaria provinciale, Teresa Lambertucci, che ha chiarito come la scelta di andare alle elezioni senza un modello caduto dall’alto sia stata condivisa con i coordinatori cittadini. Non vedremo quindi – come già non si stanno vedendo – né modelli Marche né modelli Macerata, modelli che male si applicano su un territorio provinciale suddiviso in piccoli e piccolissime amministrazioni. “In molti casi – ha spiegato ancora Teresa Lambertucci – non ci sono ancora liste e le alleanze non sono sempre già state definite. Aspettiamo anche l’eventuale provvedimento che emanerà il governo relativo sia alla possibilità nei comuni con meno di 3000 abitanti di un terzo mandato per i sindaci uscenti e un ampliamento del numero di consiglieri”. Ma al di là delle scelte di governo, qual’è sul terzo mandato la posizione della segretaria provinciale del Pd? “Personalmente sono piuttosto contraria ad un terzo mandato – ha detto – e ritengo che la norma non vada nel segno della modernità. Ma anche in questo caso saranno i singoli circoli a decidere”. Anche perché in alcune piccole realtà non è facile trovare qualcuno disposto ad amministrare un comune per 300 euro al mese, con pochissimo personale e tutti gli obblighi che la legge prevede. O qualcuno che in effetti il sindaco lo sappia fare. Il problema per il Pd si porrebbe comunque solo a Apiro, Urbisaglia , Loro Piceno e Pioraco, comuni che in ogni caso sembra si stiano organizzando per un nuovo candidato sindaco.
Qualche problemino il Partito Democratico l’ha avuto ad esempio a Porto Recanati, dove la scelta di candidare Sabina Montesi ha portato alle dimissioni di due membri del direttivo e di una della segretria cittadina. “Faccio appello perché la questione si risolva nei migliori dei modi – ha spiegato a proposito la segretaria provinciale – augurandomi che il centro sinistra si presenti unito. In altre realtà si sono invece già svolte le primarie – Potenza Picena e Montefano – e domani andranno invece a scegliere il candidato sindaco del centro sinistra i cittadini di Monte San Giusto e Camerino. In lizza per la candidatura sangiustese Federica Trifoglio e Andrea Gentili (leggi l’articolo), mentre a Camerino si sfideranno Mario Mosciatti e Fabio Trojani. “Le primarie si sono svolte in un clima di serenità e di buona partecipazione – ha affermato la Lambertucci ricordando come a Montefano gli elettori che sono andati a scegliere il candidato sindaco siano stati di più di quanti votarono per Renzi alle recenti primarie nazionali”. La segretaria Pd si salva poi in corner per quanto riguarda il comune di Treia, con la possibilità o meno che Pettinari e Capponi si ritrovino insieme. “Io sto preparando un Pd che sia in grado essere un riferimento politico e programmatico per le amministrazioni della provincia – ha risposto – sull’onda non solo della vittoria alle primarie di Matteo Renzi ma anche dei tanti coordinatori renziani che abbiamo sul territorio. In molti comuni, come così anche a Treia, si stanno valutando le possibile alleanze che si faranno però su basi programmatiche precise”.
E cosa dovrebbero contenere i programmi amministrativi dei candidati sindaci di centro sinistra? Secondo la segretaria provinciale i temi da affrontare sono principalmente due. L’impegno per i servizi sociali e per lo sviluppo, uno sviluppo che vorrebbe mirato sopratutto ai giovani. “Le nostre amministrazioni – ha spiegato – stanno ormai comprendendo che le uniche risorse si trovano in Europa e i comuni nei prossimi anni dovranno essere in grado di sviluppare progetti comprensoriali, partendo dalla valorizzazione dell’ambiente e del turismo”.
Ma tra libertà di scelta e primarie, come riuscirà a declinarsi il modello Renzi in provincia di Macerata, modello che – almeno stando alle parole del premier – prevede risparmio, riforme e ringiovanimento della politica? “Le maggiori riforme sui territori – ha ribattuto la segretaria provinciale del Pd – arriveranno con il nuovo assetto istituzionale che varerà il parlamento. Personalmente sono già favorevole all’unione di comuni, senza l’obbligo di legge che potrebbe essere approvato da qui a poco. Con l’abolizione delle provincie – ha proseguito Teresa Lambertucci – si avrà un nuovo assetto dello stato che prevederà risparmi e riorganizzazione”. Ma intanto che le provincie ci sono, non sarebbe forse il caso di pensare già fin d’ora alla riduzione dei costi della politica, magari riducendo il numero di assessori provinciali che, con le poche risorse a disposizione, non è che abbiano troppo da fare? “Aspettiamo che l’attuale disegno di legge si trasformi in legge, quando scopriremo quali funzioni rimarranno alle provincie. Poi è chiaro che, valutando questi nuovi aspetti e scenari, il tema andrà affrontato”. Quello che si intuisce è che la nuova segreteria del Pd sia orientata verso cambiamenti per piccoli passi ma che possano essere duraturi, in attesa che la legislazione nazionale consenta di intervenire in modo più strutturale.
A chiusura d’intervista ci verrebbe da chiedere a Teresa Lambertucci cosa ne pensa, davanti a una regione che ha perso il doppio del pil e il doppio dell’occupazione rispetto alla media nazionale, dei dubbi del governatore Spacca, esternati su facebook, se correre per l’Europa o correre per il terzo mandato nelle Marche. Sarebbe una domanda troppo cattiva, a cui peraltro siamo sicuri che non risponderebbe, e dunque soprassediamo.
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Cara Teresa, sei sempre la migliore, anche se l’intervista, questa volta, è un po’ in politichese.
Immaginiamo che perlomeno su un no secco alle candidature post mortem il PD si presenti compatto.
I Comuni sono al centro di rilevanti trasformazioni, che li rendono protagonisti istituzionali per il rilancio della competitività e, nel contempo, attori decisivi per lo sviluppo dei governi locali.
Ma manca ancora un progetto un’idea attorno alle quale ragionare sul futuro dei comuni, soprattutto quelli piccoli, e su come intendono affrontare le sfide congiunte che derivano da più fronti: quello internazionale, dominato dalla crisi economica e dalla necessità di stabilizzazione finanziaria, e quello nazionale, che richiede interpreti sempre più consapevoli e responsabili di politiche strategiche per il perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica coerenti con le attuali esigenze di contenimento della spesa pubblica. Tutto questo anche alla luce delle disposizioni europee che hanno introdotto di recente il conseguimento della coesione territoriale quale obiettivo centrale, accanto alla coesione economica e sociale. Una novità che porterà le Regioni destinatarie di sostegno finanziario ad essere definite non più in base ai limiti amministrativi: le politiche d’intervento dovrebbero indirizzarsi, invece, verso sistemi territoriali in cui determinate caratteristiche di omogeneità funzionale si intrecciano con coalizioni di attori e istituzioni cementate da valori comuni. I loro confini sarebbero quindi altri rispetto a quelli amministrativi (e possono cambiare nel tempo), mentre diventano decisive le agglomerazioni e le reti, entrambe forze motrici dello sviluppo.
Siamo in presenza di un’esplicita sfida istituzionale che impone la ridefinizione dei sistemi amministrativi comunali e non solo e che perciò richiede una nuova immaginazione geografica, prima che politico istituzionale, il cui obiettivo sia il perseguimento di fini collettivi, coinvolgendo processi non solo economici, ma sociali ed ambientali.
Non solo efficienza economica, ma coesione sociale, inclusione, integrazione e pluralità di attori.