Gianfranco Fabbri, da Album italiano (Campanotto Editore, 2002)
*
I silenzi a Venezia
son fatti di rumori minuscoli
di tanti palpiti, qui
là, che potrebbero essere gli atomi,
i voli musicali di qualche procellaria,
il flutto dell’onda, la voce d’una donna
che miagola al suo bambino una canzone-fiaba.
Ma potrebbero essere soltanto le sottrazioni
di tutti quanti i morti, le avarizie
che la vita ha preteso, la cattiveria
del clima, la nebbia e questo cielo buio
senza più lume.
*
Ma Venezia è un concetto.
Il treno la sposta verso Chioggia,
dove il mare è una landa, dove
van via le navi a Palestrina.
La gelosia di sé, l’acqua riprende
tutto nel contorno. Passano
antichi i bei ciuf-ciuf, e va la sponda,
va la palude verso il largo.
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