Giovanni Testori, da “L’amore”
I
T’offro, amore,
guarda,
gli zigomi, le palme
e l’ultima forza
dell’insana maturazione;
l’estremo riguardo
della luna ancor disabitata
e la mano che scende,
la cintura disserra,
nelle bende avverte
l’empito, la viola;
e la bocca,
i fianchi,
il labbro t’offro,
la speranza,
il mio stesso battesimo,
la mia firmata dannazione,
perché tu
dal profondo
m’assicuri che,
nell’ora delle vipere e del sangue,
rivisiterai il nulla
che t’ha amato.
Ma anche senza questo
t’offro, amore,
pel nonsenso che ci morde
e, madre incauta,
a sé ci chiama,
nel suo ventre smisurato,
ci serra, ci ravvolge.
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