di Maria Stefania Gelsomini
Mentre in città non si è ancora spenta l’eco suscitata dal non decoroso debutto del Nabucco (leggi la recensione), si avvia alla conclusione la prima settimana di programmazione del Macerata Opera Festival 2013. Ci si riferisce, è ovvio, agli eventi che hanno seguito l’inaugurazione ufficiale della stagione lirica il 19 luglio con la prima allo Sferisterio perché il MOF, com’è noto, aveva preso il via già il 1° luglio con l’anteprima della Festa dell’Opera al teatro Helvia Recina.
In generale, il bilancio è positivo per quanto riguarda le presenze e gli incassi, con 100mila euro per Nabucco, 100mila per Trovatore e 35mila per il concerto dedicato a Beniamino Gigli. Più altalenante il resoconto sugli spettacoli. Confermato l’apprezzamento per le attività “extra moenia”, quelle del Festival OFF, che hanno registrato una buona partecipazione da parte dei giovani e dei giovanissimi ma non solo, dai consueti Aperitivi culturali del mezzogiorno agli Antichi Forni, ai Fiori Musicali nel Parco di Villa Cozza, alle letture e musica di Pomeridiana delle ore 19.00 lungo le scalette. Buon riscontro anche per lo spettacolo “Da Mina a Verdi” di lunedì al Lauro Rossi (in replica ieri sera al Lido Cluana di Civitanova), per il Nabuccolo, riadattamento dell’opera verdiana per i più piccoli martedì pomeriggio nel cortile della facoltà di Filosofia, e per gli ascolti operistici ad altissima fedeltà dell’Età dell’Horo ieri alla Biblioteca Mozzi-Borgetti.
Dentro le mura dello Sferisterio invece le acque si sono rivelate un po’ più agitate. Ai successi del Trovatore (che ha risollevato il livello e pure gli animi dei melomani dopo il flop qualitativo del Nabucco) e della scintillante carrellata di arie e canzoni in onore del grande tenore recanatese, ha fatto da contraltare una pessima notizia: l’improvvisa e scandalosa cancellazione del balletto Romeo and Juliet di Mauro Bigonzetti, evento clou del ventennale di Civitanova Danza, portato in scena da una delle più prestigiose compagnie italiane, l’Aterballetto. Vittima sacrificale dei tagli del FUS, ma forse anche di un pubblico attratto solo dalla presenza di un nome altisonante (vedi Roberto Bolle lo scorso anno) e, non ultimo, di una non adeguata promozione da parte del MOF come invece è successo per il concerto su Gigli, per la cui “salvezza” si è vista ben altra mobilitazione.
Domani (venerdì) sera intanto c’è attesa per la seconda recita del Nabucco, che tanto ha fatto parlare di sé per la sua Gerusalemme e i suoi fondali di plastica riciclata (magari fossero l’unica nota stonata!). Ma è evidente che il cinquantottenne regista Gabriele Vacis e il suo fedele collaboratore, lo scenofono teatrale (è così che si autodefinisce) Roberto Tarasco, devono credere molto nell’efficacia di questa scenografia se è vero che l’hanno usata qui a Macerata almeno per la terza volta.
In uno spettacolo di prosa andato in scena nel novembre 2009 al Teatro Valle di Roma, intitolato “Amleto a Gerusalemme”, gli attori si muovevano all’interno della stessa Città Santa fatta di bottiglie di plastica. Unica differenza con quella maceratese: la cupola della Moschea di Omar bianca anziché dorata.
GUARDA IL VIDEO DELLO SPETTACOLO “La parola padre”
L’estate scorsa, la premiata ditta Vacis-Tarasco ha allestito lo spettacolo “La parola padre”, una produzione dei Cantieri Teatrali Koreja, teatro stabile d’Innovazione del Salento. Pièce teatrale itinerante, che ha fatto tappa in diverse città italiane, in Croazia e in Albania e che ha debuttato proprio all’anfiteatro romano di Ancona il 6 luglio 2012. I fondali scenici erano anche in quel caso gli ormai famosi muri di boccioni di plastica, identici a quelli del Nabucco maceratese. Ma nulla avevano a che vedere con il muro dell’odio che divide israeliani e babilonesi/palestinesi, nulla a che fare con le guerre del futuro per l’acqua (collegamento già di per sé piuttosto forzato). Erano altri muri, riferiti alla storia dell’Europa e a rapporti personali dei protagonisti: quello di Berlino e quelli dei rapporti padri-figlie (tema centrale dello spettacolo), che a un certo punto venivano smontati e abbattuti dalle sei attrici. Un’ulteriore conferma che la prima maceratese avrebbe meritato ben altro rispetto anche nell’allestimento, oltre che vocalmente. Avrebbe meritato più di una scenografia stra-riciclata, non tanto nei materiali, quanto nell’idea.
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OSPITI – Dopo la carrellata di vip per le prime, sabato è attesa allo Sferisterio per il Trovatore la stilista Alberta Ferretti.
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GLI APPUNTAMENTI DEl VENERDI’ – «Il Nabucco – si legge in una nota del Macerata Opera Festival – è solo il culmine del ricco programma della giornata, che inizia alle 12 alla galleria degli Antichi Forni con i consueti Aperitivi Culturali e prosegue, in serata, al Parco di Villa Cozza alle ore 18 con la rassegna Fiori Musicali e alle 19 con Pomeridiana a cura di Adam accademia, con un reading-concerto intitolato Gerusalemme, il muro, il pianto.
Agli Aperitivi Culturali, il professor Pietro Rescigno, uno dei maggiori giuristi italiani, emerito di diritto civile all’Università La Sapienza di Roma, illustra cosa successe agli albori del diritto d’autore. Forse in pochi sanno che fino a Verdi, in Italia, la produzione musicale non era coperta dal copyright. E che fu la casa discografica Ricordi a chiedere ed ottenere che fosse tutelato il suo diritto di editore e il diritto degli autori a percepire una quota di guadagno sullo sfruttamento della loro opera. Alla discussione segue un piccolo aperitivo con degustazioni gratuite a cura dell’Istituto Marchigiano Tutela Vini.
Alle 18 appuntamento con Fiori Musicali: protagonista è la scuola di musica “Liviabella” di Macerata. Piccoli concerti in concomitanza con gli spettacoli allo Sferisterio, per tutte le persone che si trovano nella casa di riposo e per chi vuole vivere un momento di bellezza e di cultura nel verde nel parco.
Alle 19 per la rassegna Pomeridiana, nel cortile del Municipio, Gerusalemme, il muro, il pianto. La musica del Duo Fileuse, composto dal violino di Laura Tamburrini e dalla fisarmonica di Cristina Scheggia, accompagna le letture dell’attrice Meri Bracalente di testi di Paul Celan, di brani della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso e di componimenti del poeta israeliano contemporaneo Yitzhak Laor».
di Laura Boccanera
L’OPERA FA IL PIENO A CIVITANOVA MA NON PIACE A MARZETTI – E’ stato un viaggio ai confini del melodramma quello di ieri sera al Lido Cluana, dove si è svolta una produzione del“Macerata Opera Festival”, che per la prima volta approda a Civitanova dopo 50 anni di assenza della lirica, nello spazio Liberty del Lido Cluana. Il direttore artistico del Macerata Opera Francesco Micheli ha presentato “Da Verdi a Mina. Ernani Traviata Don Carlo”, vincitore del premio Abbiati, tra i più prestigiosi per il settore. l’Amministrazione comunale e l’Azienda dei Teatri ha voluto inserire nella programmazione estiva quest’opera di grande pregio culturale e artistico, pensata allo scopo di far uscire l’Opera dai grandi teatri che da sempre sono altare della lirica per arrivare diretta alla gente.
Un esperimento riuscito che ha coinvolto ed emozionato oltre mille persone: “Il pubblico civitanovese – ha detto l’assessore alla Cultura Giulio Silenzi – ha dimostrato di apprezzare moltissimo questo tipo di spettacolo legato alla lirica. Sono 49 anni che Macerata organizza l’Opera e non era mai venuta a Civitanova a presentare uno spettacolo lirico. Per questo la serata di ieri è stata importante visto l’apprezzamento. La lirica sarà sicuramente parte del programma estivo del 2014. Con ieri sera è partito un “gemellaggio” che dovrà diventare sempre maggiormente proficuo e fertile per le due eccellenze culturali della provincia. L’auspicio e la nostra volontà è che la dimensione internazionale della danza e la grande tradizione operistica trovino sempre reciproci e maggiori spazi di collaborazione. Siamo convinti che dalla collaborazione di due grandi espressioni artistiche possano nascere risultati di valore”. Presenti alla serata i due sindaci di Civitanova e Macerata, Tommaso Claudio Corvatta e Romano Carancini che hanno voluto questo “gemellaggio” e dal palco hanno salutato la città favorendo l’incontro culturale di due realtà diverse, ma unite dallo spirito di eccellenza culturale.
Sulla serata di ieri è intervenuto il consigliere comunale Sergio Marzetti: “si tratta solo di un’ operazione promozionale di Macerata per pubblicizzare le sue manifestazioni direttamente in una città di mare – dice Marzetti – Civitanova ha portato allo Sferisterio personaggi numero uno nel mondo come Roberto Bolle, Alessandra Ferri, Svetlana Zhakarova e Joaquim Cortez. Macerata ci offre due bravi e giovani artisti dal grande futuro ( una soprano e una pianista ), qualche video e il direttore artistico Francesco Micheli che ha ricostruito la storia da Verdi a Mina, come diceva la pubblicità. Una sproporzione macroscopica, anche se capisco le difficoltà di trasferire al mare uno spettacolo lirico. Se il Lido però non era la zona adatta, si poteva benissimo contattare i Salesiani per Villa Conti, ove sono stati organizzati in passato concerti molto riusciti e apprezzati”. E poi arriva la stoccata politica e il commenta su Futura Festival: “Silenzi le cerca tutte per attenuare la portata di un fallimento colossale come è Futura Festival, ove solo gli Stadio sono riusciti a creare interesse, mentre lo stesso Marc Augè, che ha richiamato una folla straripante a Pesaro, è riuscito appena a riempire le 600 poltroncine in piazza della Libertà. Silenzi e Corvatta ripeteranno il solito ritornello che Futura offre cultura mentre Popsophia offriva spettacolo, che alla Cultura si avvicinano solo quelli che hanno interesse mentre lo spettacolo attira tutti. Sarebbe però interessante spiegare perché una lectio magistralis in una piazza gremita di Curi, Galimberti, Cacciari , Veneziani e altri è solo spettacolo e non cultura mentre quelli invitati a Futura festival da Corvatta, Silenzi e Troli è cultura e non spettacolo”.
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la lirica a Civitanova Alta c’e’ stata per un paio di anni circa 10 anni fa. Quindi non e’ vero che Civitanova non ha mai avuto la lirica da 50 anni !!!
Lavorandoci cnfermo ciò che viene detto sul Nabucco e sulla regia di Vacis. La Tosca di Latella del 2004 anche se criticata per i nudi, aveva di per se originalità e un movimento scenico che molti si sognano di avere.
Grande Maria Stefania: ancora una volta circostanziata, precisa, motivata e motivante. Che bella pagina di giornalismo e di critica.
Potevano chiamarmi per realizzare qualche scenografia… con i materiali di riciclo sarebbe stata forse…… chissà speriamo che il prossimo anno si ricordino.. di noi artisti locali… ma anche validi ma sempre dimenticati e abbandonati…già è vero nessuno è profeta nella propria patria…. Meditate meditate anche se fa caldo…
Il Nabucco, salvo che per i cori, non mi ha mai eccitato.
Quello di ieri sera l’ho ascoltato ad occhi chiusi. Aprendoli, mi sarei solo incazzato.
Sono per le nuove trovate, ma che siano intelligenti…
Tirare in ballo le cose attuali tra israeliani e palestinesi, o camuffare uno in un Chavez, una altro cantante che assomigliava al maggiore Tullio Moneta da giovane in Congo, un asacerdote con un “computer sacro” e con una “torta con lampadine” passata di mano in mano, tra bottiglie e bottiglioni di plastica per l’acqua, con soldati armati di kalashnikov, mi è sembrato voler tirare troppo la corda. Chi ha ideato tutto ciò deve essere un sessantottino pro-Arafat. Si dirà che si è voluto risparmiare sui costumi… Ma, cacchio, i costumi da “pakistani con giacchetta” saranno pure costati. Non sarebbe stato meglio, pur nella povertà del risparmio, vestire quei poveri cantanti con i costumi dell’epoca a cui l’opera si riferisce?
Un po’ come la Carmen dello scorso anno, piena di colore nella musica e spenta di colore nei vestiti e nell’allestimento. Una pena e un freddo che non ti dico…