di Alessandra Pierini
(Fotoservizio di Guido Picchio e Lucrezia Benfatto)
I muri sono stati abbattuti, i mattoni si sono frantumati, le chiese sono state distrutte ma non c’è terremoto capace di intaccare lo spirito e l’animo e il proprio credo non ha bisogno di una sede stabile ma si può esprimere anche in uno stadio, nella periferia d’Italia, nella piccola Macerata e lungo le strade, tra i colli. «Il nostro pensiero – ha esordito il vescovo Claudio Giuliodori – va a coloro che sono senza lavoro e ai fratelli colpiti dal terremoto che sono vicini e li porteremo con noi nella Casa Santa solida e sicura nella fede in cui ci attende l’abbraccio della Santa Famiglia». Così, col pensiero rivolto ai terremotati dell’Emilia Romagna, si è aperta la 34ma edizione del pellegrinaggio Macerata – Loreto a piedi, nella quale i soliti gesti acquistano un significato ancora più profondo e sono segnati dalle difficoltà che il Paese e il mondo stanno affrontando.
«La mia casa è stata lesionata – ha scritto Alberto di San Felice sul Panaro in un messaggio letto da Ermanno Calzolaio, presidente dell’associazione “Amici del Pellegrinaggio” – e così anche il cuore della mia azienda. Dopo la scossa delle 4,05 siamo usciti fuori impauriti e con la consapevolezza che sarebbe cambiato tutto. Sarà un cammino, un lungo cammino e non una serie di preghiere pronunciate con la pretesa di essere esaudito. Perchè il Signore ha fatto crollare queste chiese? La risposta è solo in lui». Dall’Italia, poi le preghiere si sono trasferite ad un’altra parte del mondo dove si sta, per due italiani, con il fiato sorpreso.
Anche i due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dell’omicidio di due pescatori indiani, hanno infatti chiesto ai pellegrini di pregare per loro. Durante i primi due mesi di detenzione dei due militari, il Ministero della Difesa inviò infatti in india don Peppino Faraci, cappellano di Loreto, il quale portò ai due militari un invito al pellegrinaggio, inviato da don Giancarlo Vecerrica. Per ovvi motivi i marò non hanno potuto essere presenti ma hanno comunque chiesto la vicinanza dei pellegrini.
Ha dato il benvenuto ai pellegrini, provenienti anche da Croazia, Spagna, Svizzera e Francia, il sindaco Romano Carancini: «Le mie braccia sono quelle della città di Macerata che si stringono attorno a voi per manifestare tutto il nostro affetto».
Dopo l’arrivo della fiaccola, portata da Roma, mentre lentamente la notte ha iniziato a manifestare la sua presenza, la celebrazione della messa ha preso il via nello stadio gremito di oltre 90.000 pellegrini (secondo i dati diffusi dall’organizzazione) con gli inconfondibili cappellini, quest’anno di colore verde e alla presenza di autorità civili e religiose.
Il cardinale Mauro Piacenza, dopo aver richiamato richiamato i pellegrini all’obbedienza della fede, ha spiegato: «Ha senso mettersi in cammino solo se si ha una meta da raggiungere e la fatica è meno grave se si cammina con i fratelli. Il pellegrinaggio è una metafora della vita. Noi sappiamo che esiste una metà unica e meravigliosa che chiamiamo vita. Camminando vogliamo testimoniare che la vita ha una meta e che non camminiamo da soli ma con Gesù. Non aspettatevi il miracolo ma aspettatevi il cammino». E il cammino verso Loreto ha preso il via.
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