di Alessandra Pierini
Vengono dalla Libia, sono scappati dalla loro terra nel momento più difficile, in cui la loro patria era diventata un inferno, sono tutti rifugiati politici arrivati in Italia nel corso dell’ultimo anno e oggi pomeriggio, in gruppo, sono arrivati davanti alla porta della Prefettura per chiedere il rilascio di un permesso di soggiorno. Una protesta pacifica quella dei rifugiati libici che, affidati al loro arrivo alle associazioni Gus e Acsim, si sono rivolti alle massime autorità cittadine per chiedere qualcosa in più di un letto in cui dormire.
«Siamo in Italia da mesi e non possiamo continuare a passare le nostre giornate a dormire e studiare l’italiano. Molti di noi hanno delle famiglie da mantenere il Libia e non possono più attendere. In altre realtà italiane i rifugiati hanno già avuto il loro permesso di soggiorno e noi chiediamo lo stesso trattamento».
I rappresentanti degli immigrati sono stati ricevuti in Questura mentre tutti gli altri, una sessantina, hanno atteso fuori dal portone della Prefettura, sbarrato per motivi di sicurezza, intenzionati a restare per far sentire la loro voce.
Il Questore Roberto Gentile e la dirigente Paola Salvi si sono confrontati a lungo con i giovani libici finchè dopo qualche ora è stato raggiunto un accordo. E’ stato fissato per domani un nuovo incontro durante il quale i rappresentanti dei richiedenti asilo politico presenteranno delle liste contenenti i nomi di tutti i richiedenti un permesso di soggiorno e gli uffici competenti accerteranno a che punto sono le pratiche. I dirigenti hanno spiegato agli immigrati che è lo stesso Ministero degli Interni a rilasciare i titoli di soggiorno.
(Foto di Guido Picchio)
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Ho il dubbio che la Signora con la fascia tricolore non l’abbia indossata correttamente; il verde non va vicino al collo?
La guerra è finita potrebbero anche ritornare a casa , quanto spendiamo al giorno per ognuno per farli dormire ,mangiare, vestire e imparare l’ italiano ?????
Non vorrio dì ma per quesso ha spalato la neve?
Chiedono giustamente lavoro, ma la fila è lunga, qualcuno dica loro di passare le giornate a studiare il tedesco!
Bisogna far passare un messaggio che ormai non c’è lavoro per gli italiani figuriamoci per i non italiani!!!!
Ma questo messaggio darà fastidio a qualcuno!!!!!
Se dichiara rifugiati politici quanno la Libia se non me sbaglio dovria esse stata liberata anche con li nostri sordi, quindi fabio non dicino … me sa che dovria glj a casa
@alex stecca
quindi lei conosce le storie di questi signori per ritenerli al sicuro nella Libia “liberata”. Giusto? Me le potrebbe raccontare?
Ipno ma imo speso li sordi per liberà la Libia da Gheddafi allora m’hai da di tu se la Libia non adé libera, perché allora te vorrio di perché imo speso sti sordi! E pò che storie ho da raccontattte? La Libia è libera e che tornassero a casa che sensu c’ha dì che so rifugiati politici? Non te pare? Se così non adé imo appoggiatu na dittatura come l’aldra?
che commentatori grezzi che siete.
In realtà questi signori non sono di nazionalità libica, sono originari di Burkina Faso, Ghana, Somalia, Mali ecc e si trovavano in Libia nel periodo in cui è scoppiata la guerra per motivi di lavoro.
Hanno tutto il diritto di stare in Italia e di chiedere l’asilo politico. Tutti loro vengono da realtà difficili, molti hanno vissuto cose che noi neanche immaginiamo. E’ nostro dovere tendere loro una mano perchè è il momento di dimostrare che l’Italia è un paese civile e aperto che non ha dimenticato la sua lunga storia di emigrazione.
Questi ragazzi devono solo rendersi conto che purtroppo l’Italia sta attraversando un periodo difficile, che se vogliono un lavoro devono rimboccarsi le maniche e darsi da fare; devono soprattutto avere la pazienza di aspettare qualche mese per la risposta della commissione (perchè per chi non lo sapesse i richiedenti asilo vengono ascoltati da una commissione territoriale che per le Marche ha sede a Caserta. Tale commissione convoca il richiedente, ascolta la sua storia e dopo un’attenta valutazione decide se riconoscere lo status di rifugiato oppure no).
Nessuno li sfrutta o li costringe a stare a casa. Per i primi sei mesi di permanenza dispongono di un permesso di soggiorno non valido per lavoro, ma trascorsi questi sei mesi la legge consente loro di lavorare grazie ad un nuovo permesso valido per lavoro.
Magari il mio commento non sarà interessante perchè troppo lungo e noioso, ma a me piace la chiarezza e mi infastidiscono molto l’ignoranza e le solite frasi fatte da maceratese medio stile “se non ve sta ve’ gliete a casa vostra!”.
succede anche questo in Libia —– http://www.imolaoggi.it/?p=12961
http://www.imolaoggi.it/?p=12933
@marco p: l’Italia non spende il becco di un quattrino per “farli dormire mangiare e studiare l’italiano”. Queste attività sono finanziate attraverso fondi europei da cui le istituzioni italiane hanno guadagnato un bel pò!
Riflettiamo un attimo e pensiamo che in fondo questi ragazzi rappresentano anche una risorsa per l’Italia: sono manodopera giovane, disposta a svolgere lavori che gli italiani preferiscono evitare, pagano i contributi per una pensione che non riceveranno e portando con se le proprie famiglie garantiscono un ringiovanimento della popolazione.