Il vescovo Giuliodori incontra
Benedetto XVI per la consegna
del catalogo sulla mostra in Vaticano
dedicata a Padre Matteo Ricci

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«Che cosa ha guidato il gesuita maceratese in questa straordinaria impresa di penetrare in una terra tanto chiusa quanto diffidente e sospettosa? Il desiderio di portare il Vangelo con l’ardore di Sant’Ignazio di Loyola e seguendo l’esempio di San Francesco Saverio. È riuscito dove altri avevano fallito solo grazie ad una fede intrepida e incrollabile, nonostante le numerose e inimmaginabili difficoltà incontrate». Si esprime così S. E. Mons. Claudio Giuliodori, Vescovo della Diocesi di Macerata – Tolentino – Recanati – Cingoli – Treia e Presidente della Commissione Episcopale per la Cultura e le Comunicazioni Sociali, nel contributo intitolato «Da Macerata a Pechino per servire il Signore del Cielo» e contenuto all’interno del prestigioso catalogo realizzato in occasione della recentissima inaugurazione della mostra «Ai crinali della storia. P. Matteo Ricci (1552-1610) fra Roma e Pechino», allestita dal 30 ottobre al 24 gennaio 2010 presso il Braccio di Carlo Magno in Vaticano.

È stato lo stesso Vescovo Giuliodori a consegnare il prezioso volume – curato dal prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, e dal prof. Giovanni Morello, presidente della Fondazione per i Beni e le Attività artistiche della Chiesa – nelle mani del Santo Padre Benedetto XVI che, proprio nel maggio scorso, fece pervenire alla Diocesi maceratese un messaggio benaugurale in vista del IV Centenario dalla morte dell’illustre gesuita.

«È riuscito così a mettere solide basi per una reciproca conoscenza tra l’Oriente e l’Occidente, tra la Cina e l’Europa, tra Pechino e Roma – prosegue il presule marchigiano nella sua introduzione – aprendo una nuova fase per la storia dell’umanità non dissimile da quanto avvenuto, per altri versi, con l’impresa di Cristoforo Colombo. E di questo era ben consapevole, tanto che volle lasciare ai posteri una descrizione dettagliata di questa straordinaria avventura missionaria che si pone sui crinali più significativi della storia dell’umanità. Ma P. Matteo Ricci non ha fatto solo conoscere la Cina al resto del mondo e viceversa. Il suo obiettivo primario è stato quello di portare la Buona Notizia. Ogni suo passo, ogni suo respiro, ogni sua iniziativa nella “Terra di mezzo”, come la chiamavano i cinesi, sono stati guidati dal desiderio di introdurre il lievito evangelico». Nella riflessione, inoltre, non si manca di sottolineare la profonda e poliedrica preparazione culturale che permise a Matteo Ricci di avvicinarsi sempre di più alla civiltà asiatica, ottenendo stima e consenso da parte dei dotti del tempo. Egli, infatti, «aveva scoperto che si poteva ottenere molto di più con gli scritti che con la predicazione e per questo dopo diversi anni che era già in Cina e pur avendo acquisito una buona padronanza della lingua si rimette a studiare scegliendo il migliore maestro a disposizione e perfezionandosi nella scrittura, che per i cinesi è simile all’arte del dipingere». Riferendosi poi all’intensa opera di evangelizzazione svolta dal missionario a Pechino, mons. Giuliodori rammenta che «per introdurli alla visione cristiana e favorirne la conversione, P. Matteo Ricci comprende che era importante toccare la sensibilità profonda e andare alle radici della spiritualità cinese. Nasce così il “Vero significato [della Dottrina] del Signore del Cielo” (Pechino 1603): è l’opera più importante dal punto di vista del dialogo con la tradizione confuciana e del tentativo di innestare il messaggio evangelico all’interno delle categorie filosofiche e morali maggiormente diffuse tra la popolazione cinese o perlomeno nei ceti più acculturati come i mandarini e i letterati». In conclusione, dunque, appare sempre più chiaro che l’esemplarità della figura di Padre Matteo Ricci è destinata a rimanere «impressa in forma indelebile nella memoria e nella civiltà cinese così come il suo geniale metodo di inculturazione e di comunicazione del Vangelo costituisce una delle espressioni più insigni ed emblematiche dello slancio missionario della Chiesa».

Sulla rassegna romana fortemente voluta per ricordare i 400 anni della morte di Matteo Ricci, composta da più di 150 opere e organizzata in cinque sezioni sotto l’attenta e scrupolosa guida del Maestro Pier Luigi Pizzi, sarà incentrato il Reportage a colori del prossimo numero del settimanale d’opinione Emmaus, in uscita per questo fine settimana e in distribuzione a partire da giovedì 5 novembre, mentre venerdì 6 novembre verrà inaugurata nella cripta della Cattedrale la mostra, sempre dedicata a P. Matteo Ricci, composta di 30 pannelli e intitolata “A servizio del Signore del Cielo” (seguirà Comunicato stampa che verrà inviato domani).



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