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Francesco Gerardi, esame in Regione:
«Destra e sinistra sono uguali,
Forza del Popolo la vera alternativa»

LE INTERVISTE AI CANDIDATI GOVERNATORI - Docente, 48 anni, di Fabriano: «Questa corsa è una vetrina per farci conoscere, approfittare della par condicio e preparare il terreno per le elezioni comunali del 2026. La prima azione? Creare uno sportello per le istanze dei marchigiani a Palazzo Raffaello»

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Il candidato governatore di Forza del Popolo, Francesco Gerardi

Chi è Francesco Gerardi?
«Sono nato a Fabriano, ho 48 anni e, anche se da qualche anno vivo in Emilia Romagna per lavoro, le Marche restano le mie radici. Insegno filosofia e storia in un liceo, sono giornalista professionista, anche se non esercito più dal 2020 dopo essere stato redattore al Qn nella sede centrale di Bologna. Dopo aver vinto il concorso da docente, ho scelto di dedicarmi all’insegnamento».

Quali esperienze politiche ha alle spalle?
«Nessuna: questa è la mia prima esperienza e anche la prima tessera di partito che ho sottoscritto».

Come è maturata la scelta di aderire a Forza del Popolo?
«Durante quella che noi definiamo una “pseudo pandemia” sono state imposte misure che ritengo incostituzionali. In quegli anni, da insegnante sospeso perché privo di green pass, ho deciso di impegnarmi in prima persona in politica. Forza del Popolo esiste come laboratorio democratico fin dalla fine degli anni ’90, ma ha trovato nuova linfa sotto i governi Conte e Draghi. Da qui il mio tesseramento e oggi il ruolo di dirigente nazionale».

Perché la candidatura a governatore delle Marche?
«Il nostro partito sta mettendo radici in tutte le regioni. La raccolta firme è stata una grande sfida che abbiamo superato, riuscendo addirittura ad andare oltre il necessario in sole cinque settimane. La candidatura è una vetrina per farci conoscere, approfittare della par condicio e preparare il terreno per le elezioni comunali del 2026, dove saremo presenti in 17 città marchigiane, da Senigallia a Macerata, da Fermo a tanti Comuni più piccoli. Io sono l’unico candidato nativo marchigiano che non vive in regione, ma tutti gli altri sono radicati nei rispettivi territori».

Perché né centrosinistra né centrodestra?
«Per noi sono due facce della stessa medaglia: cambiano facciata, ma le politiche restano quelle imposte da Bruxelles e dai grandi centri di potere internazionale. Noi vogliamo costruire un movimento meritocratico e democratico, post-ideologico, capace di rispondere ai bisogni reali delle persone. Non a caso, il nostro manifesto cita più volte il Vangelo».

Sanità: quale la vostra proposta?
«La sanità assorbe i tre quarti del bilancio regionale. Vogliamo riportarla ai livelli di trent’anni fa, con un servizio pubblico efficiente e accessibile a tutti. Abbiamo al nostro fianco ex primari e docenti universitari che condividono le nostre critiche all’attuale sistema. Proponiamo di riaprire presidi e pronto soccorso, reintegrare i medici di base nel sistema pubblico, assumere medici e infermieri. In più vogliamo introdurre le medicine integrate nel servizio sanitario, superando una medicina che a volte non cura davvero ma cronicizza le malattie».

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Quali proposte invece per l’economia?
«Proposte concrete e sovraniste: abolizione del bollo auto per le famiglie numerose, introduzione di una valuta complementare regionale – il Baiocco, in omaggio alla storia monetaria delle Marche – per favorire scambi e dare fiato all’economia locale. Inoltre, un’Accademia regionale dei mestieri e dell’artigianato per recuperare saperi che rischiano di scomparire, specialmente nelle aree interne. E ancora: incentivi a chi investe proprio in quei territori oggi penalizzati».

Sul turismo come intendete intervenire?
«Le Marche hanno un grande potenziale che va valorizzato, soprattutto nelle zone interne. Ora c’è invece una dicotomia tra costa ed entroterra. Proponiamo incentivi per il turismo enogastronomico, religioso, esperienziale. Per i balneari, siamo contrari alla direttiva Bolkestein, che penalizza chi ha costruito attività e lavoro sulle nostre spiagge: vogliamo garantire loro tutela e continuità».

Se venisse eletto quali sarebbero i primi atti da presidente di Regione?
«Non un singolo atto, ma una rivoluzione politica: ribaltare il rapporto tra cittadini e istituzioni, restituendo sovranità al popolo. La prima azione sarebbe comunque quella di creare uno sportello per le istanze dei marchigiani, così da permettere a chiunque di accedere direttamente al palazzo e far sentire la propria voce».

Che obiettivo vi date per queste elezioni?
«Il primo risultato è già raggiunto: aver raccolto le firme, essere presenti con il nostro simbolo e avere accesso alle tribune elettorali. Ora vogliamo superare lo sbarramento del 3%, che non è un’utopia. Ma soprattutto ci rivolgiamo agli astensionisti: sono loro che possono fare la differenza. Il nostro obiettivo è crescere gradualmente, fino a governare i territori e, un giorno, il Paese».

(redazione CM)

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