Musicultura, rinnovo con sforbiciata:
possibile fuga verso altri lidi?

MACERATA - Il rischio concreto è che il capoluogo perda la rassegna musicale, come accaduto anni fa con il jazz e con Carlo Perucci. La vicenda è anche stata discussa in maggioranza, come conferma l'assessore agli eventi Riccardo Sacchi che getta acqua sul fuoco: «Abbiamo optato per una proroga di un anno con una riduzione del contributo di circa il 10% per correttezza nei confronti dell'amministrazione che verrà: non vogliamo fare come Carancini»

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Riccardo Sacchi allo Sferisterio durante una delle serate dell’edizione 2023

di Luca Patrassi

Se una convenzione triennale è al termine, le parti in causa di solito si incontrano per programmare il futuro. Se ciò non accade potremmo essere ai titoli di coda, a meno che in realtà non sia amore puro ed allora si procede anche senza intese.

Musicultura è alle serate finali – oggi e domani – dell’edizione 2025 con il consueto movimento di persone e di personaggi, dello spettacolo e non. Accade che la convenzione triennale tra Musicultura e il Comune di Macerata sia terminata ed accade anche che nessuno del Comune abbia detto mezza parola sul futuro. “A pensare male si fa peccato ma spesso ci si prende” diceva il collaudato Giulio Andreotti e a sondare un po’ il dietro le quinte ecco manifestarsi subito qualche retropensiero. Mentre fino a qualche settimana fa agli uffici era stato chiesto di riconsiderare il quadro legato alla programmazione finanziaria con la previsione del rinnovo triennale della convenzione con Musicultura (190mila euro l’anno agli organizzatori dal Comune), nei giorni scorsi in giunta e in maggioranza ha fatto capolino una posizione nuova che sembra però nascondere qualche non detto dal sapore amaro. L’assessorato agli Eventi Riccardo Sacchi, sostenuto da alcuni gruppi della maggioranza, è orientato a proporre una proroga di un solo anno riducendo il corrispettivo.

MUSICULTURA-SFERISTERIO-2--325x217Nessuno dice che si tratti di una mossa contro Musicultura, le giustificazioni sono di varia natura: la prima è addirittura di etica politica. Si sostiene che, siccome manca appunto un anno alla fine della consiliatura, non si può ipotecare le scelte anche dell’amministrazione che entrerà nel 2026, centrodestra o centrosinistra che sia. La seconda motivazione è legata alle difficoltà economiche dell’ente. Difficile credere alla tesi di una politica in odore di santità che non vuole prendere decisioni che arrivino temporalmente nel prossimo mandato amministrativo. Peraltro, se fosse questo il problema, basterebbe convocare uno di quei rarissimi consigli comunali (una media di due al mese negli ultimi tempi) e mettere all’ordine del giorno la questione Musicultura per aver modo così di registrare la posizione di tutti, maggioranza ed opposizione. Pensare di tagliare i fondi a Musicultura e non registrare nessuna conseguenza è da irresponsabili e non a caso in questi giorni circolano voci di trasferimenti di sede. Musicultura ha festeggiato 20 anni allo Sferisterio, è un festival di assoluto rilievo nazionale, ha un enorme risvolto mediatico (RadioRai e programmi televisivi), è un formidabile biglietto da visita per la città (mille i gruppi che ogni anno partecipano), è un attrattore anche turistico quando si svolgono le selezioni e le finali.

Cosa ha Musicultura che non piace? L’eventuale colore politico? “Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra” canta(va) Giorgio Gaber qualche decennio fa. Per alcuni le esperienze maturate non sembra siano servite a nulla. Non si è andati avanti decenni fa con il festival jazz allo Sferisterio per la gioia degli umbri che sono partiti con Umbria jazz che è diventato un fenomeno musicale e turistico ben noto. Non andava bene allo Sferisterio Carlo Perucci (l’uomo che portò la lirica a Macerata e la ribalta mondiale con, tra i tanti monumenti, Del Monaco, Pavarotti, Nureyev e Ken Russell). Ora si rischia uno storico tris.

Cosa pensa della questione l’assessore comunale Riccardo Sacchi? «Musicultura – dice l’amministratore – è un asset strategico per la città e sono perfettamente consapevole del valore artistico e economico del festival. Della questione si è parlato in maggioranza e non sono emerse contrapposizioni, critiche di alcun tipo. La convenzione verrà rinnovata per il 2026 con una riduzione di circa il 10% del corrispettivo, dovremmmo passare dai 190mila a 170mila. Non un’azione contro Musicultura ma dobbiamo prendere atto di una riduzione delle risorse finanziarie che ha portato a tagli anche agli altri festival. Il rinnovo è per un solo anno per una questione di correttezza nei confronti di chi ci sarà dopo le elezioni, non prendiamo impegni per condizionare la prossima amministrazione. Per capirsi, non facciamo come fece Carancini alla vigilia delle elezioni quando firmò il rinnovo per tre anni di un vertice dello Sferisterio. Certo rinnovare convenzioni per più anni sarebbe l’ideale per permettere alle associazioni una programmazione ma appunto siamo alla vigilia delle elezioni e ci vuole correttezza. Tutti i festival sono stati ridotti con percentuali tra il 10 e il 30%. Peraltro ho coinvolto Musicultura in un progetto condiviso dai Comuni del cratere sismico e quindi avranno introiti che andranno a limitare il disagio derivante dalle ridotte risorse comunali maceratesi, ovvio che il taglio mi addolora, ma nessuno di noi vuol mettere in discussione Musicultura».

 

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