Il presidio dei sindacati davanti alla Provincia
di Mauro Giustozzi (foto Fabio Falcioni)
‘Acqua pubblica. Gestione pubblica’. E’ lo striscione srotolato dai sindacati Cgil-Cisl-Uil presenti con i rappresentanti di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil stamattina nel piazzale antistante alla sede della Provincia di Macerata in via Velluti a Piediripa prima dell’assemblea dell’Aato3 a cui hanno partecipato numerosi sindaci dei comuni interessati oltre ai vertici dell’Ente, col presidente Sandro Parcaroli e il vice Luca Buldorini. Il presidio con tanto di bandiere delle organizzazioni sindacali ha visto la presenza al presidio delle Rsu delle aziende attualmente operative nella gestione del Servizio idrico integrato del nostro territorio, nello specifico lavoratori delle aziende Apm di Macerata, Atac di Civitanova, Assm di Tolentino, Assem di San Severino, Astea di Recanati-Osimo e Acqua Ambiente di Castelfidardo.
L’incontro con Alessandro Gentilucci
«Sono mesi che stiamo assistendo a continue riunioni che non portano a nulla -ha affermato Manuel Broglia segretario della Uiltec Marche-. Il quadro della situazione ad oggi è purtroppo quella di uno stallo preoccupante. Noi chiediamo che sia mantenuto il presidio dell’acqua come bene pubblico fondamentale e venga finalmente costituita con le modalità consentite dalla legge, ossia con un accordo tra tutti gli amministratori un’azienda unica che sia il motore di questo bene prezioso di tutto il territorio. Col passare delle settimane senza prendere una decisione si avvicina sempre di più e diventa più concreta la possibilità che l’acqua vada a gara e che sia sostanzialmente privatizzata».
L’incontro con il presidente della Provincia Sandro Parcaroli e il suo vice Luca Buldorini
Questo presidio è il primo momento di un percorso di mobilitazione, condiviso con tutti i lavoratori delle aziende nelle assemblee del personale svolte nei giorni scorsi, per la difesa della gestione pubblica del servizio idrico integrato. «Purtroppo quando la politica rinuncia al proprio ruolo di mediatrice degli interessi compositi accade quello che è sotto gli occhi di tutti -ribadisce il segretario provinciale della Cgil, Daniele Principi-. Noi è un anno e mezzo che seguiamo discussioni che non hanno fatto avanzare di un millimetro questa situazione verso una soluzione positiva per il territorio. Oggi siamo qui assieme a tutte le rsu dei lavoratori che attualmente gestiscono il servizio proprio per dire che il tempo è scaduto.
I lavoratori sono preoccupati, i cittadini pure, per cui chiediamo che la politica faccia il suo mestiere cioè trovi le soluzioni a problemi che sono complessi ma che se non c’è la disponibilità a fare un passo in avanti, avvicinando le posizioni in campo, alla fine l’unica soluzione sarà la privatizzazione dell’acqua con pesanti ricadute sui lavoratori che sugli utenti. Noi questo lo vogliamo impedire. Oggi ci siamo mobilitati con le rsu, ma se non ci saranno novità siamo già pronti ad ulteriori iniziative di protesta, sciopero incluso, perché è giusto che tutti sappiano chi sono coloro che si stanno assumendo una responsabilità storica pesantissima come la privatizzazione dell’acqua».
Il presidio ha avuto la visita prima di Alessandro Gentilucci, presidente dell’Aato3 e successivamente del presidente della Provincia, Sandro Parcaroli che ha ribadito ai sindacati «la volontà di chiudere questa vicenda. I tecnici delle società partecipate si riuniscono il prossimo 30 aprile ed ho chiesto loro di darmi una proposta definitiva che mantenga l’acqua pubblica in una gestione pubblica. Io non voglio che si vada a gara questo deve essere chiaro». Dal canto suo Rocco Gravina della Femca Cisl ha tenuto a sottolineare come «delle due ipotesi che sono in discussione si sta cercando di fare una sintesi, anche se ci troviamo in presenza di ipotesi contrapposte. C’è quella che blinda completamente e va nei dettami della legge ed un’altra che invece va fuori da questo binario. Noi siamo favorevoli al piano che tuteli l’acqua pubblica e la gestione pubblica di questo bene: lo stallo è dovuto all’individuare il modello quando invece è determinante come gestire l’acqua pubblica. Qui ci sono sette aziende nel territorio maceratese che operano su questo versante che devono essere inglobate da un unico gestore: se si fosse partiti per tempo da questo punto risolvendo la questione si sarebbe poi trovato il modello. Il tempo è scaduto, bisogna che si trovi un intento unitario immediato».
Giuliana Giampaoli (sindaca di Corrdionia) e Rosa Piermattei (sindaca di San Severino)
Mauro Sclavi, sindaco di Tolentino
Sandro Parcaroli con l’assessora Oriana Piccioni e Gianluca Micucci Cecchi, presidente Apm
Daniele Principi, segretario della Cgil Macerata
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Nessun accenno alla dispersione della sempre più preziosa acqua ???
Leggo che a livello europeo l’ITALIA occupa le prime posizioni con una media nazionale del 42% di perdita per le tubazioni colabrodo al contrario della GERMANIA e DANIMARCA le più virtuose con perdite limitate rispettivamente del 5% e 7% . Dovrebbe essere una priorità il rifacimento delle condutture per limitare tali dispersioni quasi della metà dell’acqua immessa e che non arriva a destinazione finale agli utenti facendo una scelta fra le diverse spese pubbliche essendo queste limitate.
Se non risolvono questa faccenda salvaguardando l’acqua come bene pubblico commettono una vigliaccata insopportabile.
Come avverrà la soluzione di questo problema sarà un ulteriore verifica sulla qualità di questa amministrazione.
Signori sindacati, l’acqua è pubblica sa sempre. Infatti come materia prima non si è mai pagata. Ma non da sempre è stata un serbatoio di risorse per ampliare sempre più il carrozzone politico parassitario delle privatizzazioni che costituiscono un vero e propri sabotaggio all’economia dello Stato e delle famiglie. Leggete la Costituzione Italiana e scoprirete che tutti siamo tenuti a concorrere alle spese pubbliche. C’è solo da capire se la costruzione e manutenzione di acquedotti, fognature e depuratori non appartengono alle spese pubbliche, visto che dopo averle pagate con le tasse non può esistere un giustificato motivo per pagarle due volte con la bolletta dell’acqua e tanto meno non può esistere alcuna gestione per un bene naturale e fondamentale per ogni forma di vita.