Lo Sferisterio diventa una corrida,
Carmen la passione da esorcizzare

MACERATA - Presentato l'allestimento della prima opera che aprirà il 59esimo Mof il 20 luglio. Sarà diretta da Donato Renzetti con la regia di Daniele Menghini. Il direttore artistico Paolo Pinamonti: «Abbiamo la possibilità di realizzare una nuova produzione che indagasse le origini ancestrali del teatro»

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La conferenza stampa di presentazione della Carmen

di Marco Ribechi (foto Fabio Falcioni)

La Carmen trasformerà l’arena dello Sferisterio in una corrida, cresce l’attesa per la “prima” delle prime. Non era mai successo nella storia del Macerata Opera Festival che l’apertura degli spettacoli fosse anticipata dalla presentazione di una delle tre opere in cartellone.

Tradizione rotta per la Carmen diretta da Donato Renzetti con la regia di Daniele Menghini che il prossimo 20 luglio esordirà nel tempio della lirica maceratese, inaugurando di fatto la 59sima stagione operistica. Una Carmen di allestimento tradizionale che promette di colpire e sorprendere, pensata e voluta proprio per lo Sferisterio di cui richiamerà le radici meno conosciute, quelle della tauromachia, tramite una chiave di interpretazione che vede la sua soluzione nella disputa tra apollineo e dionisiaco, ovvero tra ragione e passione, il grande dualismo che domina da millenni il pensiero occidentale.

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L’assessore alla cultura Katuscia Cassetta

Ad aprire la conferenza stampa i saluti dell’amministrazione comunale nella persona dell’assessore alla cultura Katuscia Cassetta, a fare le veci del sindaco Sandro Parcaroli. «Il Mof è l’evento culturale più grande della stagione estiva e in generale il più importante della città – spiega Cassetta – Abbiamo inaugurato varie mostre come quella di Beltrami, quella di Monachesi e prossimamente anche quella di Palazzo Ricci. Eventi che si legano culturalmente all’opera e che dimostrano la grande attività della nostra città che, nonostante sia una piccola realtà di provincia, riesce a far sentire la sua risonanza in tutta Italia e oltre». Dopo i saluti del sovrintendente Flavio Cavalli, che ha fatto sapere gli ottimi risultati parziali del botteghino, la parola al direttore artistico Paolo Pinamonti per svelare alcune indiscrezioni sul nuovo spettacolo che esordirà proprio questa settimana. «Abbiamo pensato un allestimento che legasse l’idea di Carmen allo Sferisterio, inteso come arena – spiega Pinamonti – La Carmen è un’opera talmente bella e conosciuta che è ormai diventata un mito della modernità. Per questo abbiamo cercato di indagare la possibilità di realizzare una nuova Carmen che indagasse le origini ancestrali del teatro, la versione richiama quella Gran’operistica del 1875 realizzata per il teatro di Vienna».

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Il direttore artistico del Mof Paolo Pinamonti

Il nuovo allestimento però, come spiega il regista Daniele Menghini alla sua prima Carmen, vuole richiamare anche le origini dello Sferisterio. «Ho appreso con curiosità come in questo luogo fino al 1930 ci fosse la tradizione delle corride – dice il regista – spettacolo che era in auge in tutto lo Stato Pontificio con il nome di Giostra del Toro. Un legame forte con la Carmen ma ancora più forte è il tema dello spettacolo della morte. Così come in maniera anacronistica tutt’oggi molte persone vanno alla corrida per vedere l’uccisione di un toro, allo stesso modo continuiamo ad assistere all’uccisione di Carmen che è di fatto il secondo spettacolo più proposto a livello mondiale». La domanda è quindi “ma cosa uccidiamo quando uccidiamo Carmen?”. A rispondere è il drammaturgo Davide Carnevali. «Si tratta di una questione fondamentale del teatro in generale – spiega Carnevali – l’uccisione del dionisiaco è una sorta di esorcismo, si ammazzano le passioni cioè quelle cose che ci mostrano il mondo senza ricorrere alla ragione».

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La sala Cesanelli

Ecco quindi la chiave di lettura per comprendere lo spettacolo che vedrà sul palco la ricostruzione di un’arena decadente e l’inserimento di alcuni momenti di lettura pensati per interagire col pubblico e rendere così il tutto più accessibile e decodificabile. Si potranno rintracciare inoltre anche elementi del folklore locale proprio del Centro Italia, in uno spettacolo che parrebbe essere anche molto radicato al territorio nonostante abbia l’ambizione di parlare oltre ogni spazio e tempo. La Carmen, quindi, da semplice donna diventa simulacro del diverso, dell’inusuale, di tutto ciò che per paura la mente e la ragione tendono ad escludere e combattere. Questa potrebbe essere un’altra lettura molto attuale dello spettacolo che permetterebbe di indagare il proprio intimo e la modernità più in generale.

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Il sovrintendente Flavio Cavalli

Quindi, dopo il piccolo spoiler da parte della produzione stessa, non resta che attendere il debutto ricordando che la giornata di giovedì 20 luglio si aprirà alle 12 con il primo appuntamento della rassegna Aperitivi Culturali, organizzati dall’Associazione Sferisterio Cultura e curati da Cinzia Maroni. Il titolo dell’incontro è “Tu es le diable, Carmen?” Con il direttore Donato Renzetti, il regista Daniele Menghini e il drammaturgo Davide Carnevali che approfondiranno questi stessi temi per un pubblico più ampio. L’appuntamento avrà luogo nella sede tradizionale degli “Antichi forni” (piaggia della Torre) lungo le scalette che collegano piazza Mazzini e piazza della Libertà.

 

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