Bandi e risorse per l’entroterra
La strigliata del rettore Pettinari:
«Servono progetti significativi»

CAMERINO - Una serie di riflessioni, alcune anche amare, dalla guida dell'ateneo sullo sviluppo delle aree interne e sulle strategie messe in campo con i fondi comunitari

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Claudio-Pettinari

Claudio Pettinari, rettore dell’Università di Camerino

di Luca Patrassi

Il convegno, andato in scena ieri a Matelica su iniziativa della Cisl, verteva sul rilancio delle aree interne per il tramite dei fondi europei e del Pnrr. Varie le voci ascoltate, varie le posizioni espresse, poi è intervenuto, autorevolmente, il rettore di Unicam Claudio Pettinari che ha rilevato come, in buona sostanza, le politiche regionali, governative e comunitarie si stiano muovendo in direzione “ostinata e contraria” rispetto alle esigenze dei territori fragili. Che si stia pensando a soddisfare qualche piccola esigenza di oggi, ma non si guardi a investi enti di medio e lungo termine. Pochi minuti di intervento, ma il dire del rettore di Camerino è stato chiaro, preciso e diretto. «Ci sono stati dei bandi – ha iniziato l’esposizione il prof Pettinari – che lasciano l’amaro in bocca. Dicono: vuoi fare lo sviluppo culturale e artistico? Devi avere un teatro, allora mi spiegate , a parte Matelica, dove lo trovate un teatro aperto dopo il sisma? E’ chiaro che con un bando di questo genere ho già tagliato fuori una parte del territorio. Non posso far concorrere strutture che hanno certe caratteristiche ed altre che sono diverse. Vado su un bando per un borgo che deve avere caratteristiche imprenditoriali, bene, io vivo in una zona che è chiamata Borgo San Venanzio, ci sono 500 abitanti e nessuna attività imprenditoriale, quindi quella zona che dovrebbe fare, morire? Non può essere una cosa del genere, andare sui bandi… l’Europa non è che lo abbia fatto sempre e non è vero che dobbiamo farlo perchè ce lo chiede l’Europa. Qualche volta si può fare che quella diventa una priorità, il progetto non è che deve partire dal Comune perchè può capitare che un piccolo Comune non ha la capacità progettuale di partecipare a quel bando. Non capisco perchè noi (il riferimento è all’Università, ndr) siamo quasi sempre tagliati fuori dai bandi, o siamo utilizzati come consulenti o di supporto».

Spiegato il contesto geografico, Pettinari si riferisce ai miliardi che i dirigenti della Regione hanno detto essere stati inseriti nei vari bandi. «Va fatta chiarezza sulle cifre che si dice siano state investite nelle aree interne. Io ci sono in mezzo nella strategia per le aree interne, queste risorse non le ho viste in questi anni, mi chiedo dove siano andate. Comincio ad avere una percezione, la strategia per le aree interne, non solo a livello locale ma anche  nazionale, i risultati non li ha dati. Già la terminologia non va bene: dobbiamo parlare di aree fragili semmai, perchè aree interne non necessariamente significa aree fragili». L’immagine ad effetto del rettore: «l’impressione è  che in questi sei anni dopo il sisma si sia cercato di curare una broncopolmonite con una sola tachipirina. Le cifre messe a disposizione sono esigue, non è che un intervento da centomila euro per un borgo risolva i problemi di quel borgo. In quel bando poi vengono messi tutti in competizione: quello ha vinto, quello non ha vinto, l’altro ha vinto ma non è in grado di realizzare quel progetto che avrei voluto fare io, tutto è meno che uno strumento di coesione».

Contesto geografico ma anche destinatari dei progetti. «Poi c’è un altro tema. Dobbiamo cambiare tutti – osserva Pettinari – il nostro pensiero, penso alle iniziative rivolte agli anziani del nostro territorio, interventi giusti ma nel frattempo che succede? Che mi sono dimenticato degli interventi necessari per le giovani generazioni. E’ chiaro che poi lo scontro tra generazioni c’è per forza, nel mio Comune abbiamo perso 1400 abitanti, oltre quelli che con il Cas sono da un’altra parte e non torneranno, guardano le foto del 1900, guardare quelle foto ci fa capire tutto. Non c’è un momento dal 1980 ad oggi che ricordano con piacere, in questi ultimi 40 anni il senso di appartenenza non lo abbiamo trasmesso, su questo nessuno ha lavorato, come educare le giovani generazioni a un senso di appartenenza? Se non sentono il senso di appartenenza, loro vanno via».

Gli elementi di rischio contenuti nel Pnrr: «L’impressione l’ho avuta due anni fa, attenzione ci danno delle risorse che devono produrre reddito o che dovremo restituire. Lo Stato in questi momenti mi ha fatto assumere 20 ricercatori, ma non mi ha detto che fra tre anni continuerà a darmi i soldi per pagare gli stipendi: non solo, mi ha detto che quei soldi dovrò restituirli se non produrranno risultati. O si fanno dei progetti significativi, che ci danno prospettive, magari anche rischiando, oppure se facciamo dei progetti che pensiamo ci possano soltanto  far stare bene per tre anni, sappiate tutti che non funziona. Allora puntiamo sui progetti significativi che però nascano ad un tavolo al quale partecipino menti pensanti, il Sanremo di ieri sera purtroppo dimostra che di menti pensanti in questo Paese ce ne sono sempre di meno».

Cisl a Matelica, un convegno per l’inaugurazione della sede

 



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