Ricordo della Shoah,
il prefetto ai giovani:
«Siate influencer della memoria»

CIVITANOVA - Questa mattina al teatro Rossini cerimonia per la Giornata dedicata alle vittime dell'Olocausto. Consegnate ai familiari di due civitanovesi deportati le medaglie d'onore
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I familiari di Giuseppe Amaolo e Gioacchino Bracalente, deportati dal 1943 al1945

di Laura Boccanera (foto di Federico De Marco)

Commozione e impegno nel tramandare la memoria, nella giornata dedicata al ricordo delle vittime della Shoah a Civitanova. Una cerimonia che si è svolta con la formula del consiglio comunale aperto al teatro Rossini e che ha avuto come spettatori i ragazzi e le ragazze delle scuole.

tavolo-giornata-della-memoria-civitanovaTanti i temi toccati attraverso alcune parole chiave che i relatori hanno voluto porre in evidenza, dall’ “indifferenza” ricordata dal sindaco Fabrizio Ciarapica, fino alla “paura” evocata dall’assessore Barbara Capponi e dalla “normalità del bene” emersa nel ricordo di Carla Martella, figlia di Mario Martella insignito della massima onorificenza del popolo ebraico, quella di Giusto fra le nazioni, concessa a tutti coloro che, non ebrei, hanno salvato vite. A presenziare alla cerimonia anche il prefetto di Macerata Flavio Ferdani, il questore Vincenzo Trombadore e le autorità civili e militari della città. Ad aprire la cerimonia il presidente del consiglio Fausto Troiani che ha letto un breve discorso sul ruolo della memoria. Toccante per i familiari dei deportati civitanovesi Giuseppe Amaolo e Gioacchino Bracalente ritirare la medaglia l’onore conferita dalla prefettura a coloro che sono stati deportati per i lavori nei campi di concentramento dal 1943 al 1945.

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Il prefetto Flavio Ferdani

«Le medaglie conferite ai familiari rendono onore a chi ha sacrificato la propria vita attraverso la legittimazione da parte della Repubblica italiana– ha detto il prefetto-. La memoria è un dovere e anche se il tempo può attenuare il dolore ciascuno di noi deve continuare a produrre anticorpi contro il virus della violenza e dell’odio. Occorre tenere viva la memoria ed esercitarla in maniera consapevole. Quando una comunità non ha più il senso vitale del suo passato si spegne per questo occorre avere un passato per avere un futuro. La memoria è una sorgente che alimenta il fiume del presente e ci spinge verso il futuro. Occorre ribadire l’impegno verso le giovani generazioni a non rinunciare a passare il testimone della memoria se vogliamo assicurare rispetto della sacralità della vita umana. Ai giovani oggi qui presenti così numerosi, vi invito ad essere influencer reali per intercettare i veri problemi e riaffermare il valore della memoria e del rispetto, non solo nei confronti della persona fisica, ma anche nei confronti dei suoi diritti e dei suoi sentimenti».

giornata-della-memoria-ghetto-ebraico-e-teatro-rossini-civitanova-FDM-9-325x216Il sindaco Fabrizio Ciarapica ha voluto invitare i ragazzi a riflettere sul termine “indifferenza” e invitando ad una visita al binario 21: «Quella di oggi è una giornata significativa per noi e per tutto il mondo – ha detto dal palco – una data fissata nel calendario universale per non dimenticare gli orrori del regime nazista e fascista verso il popolo ebraico ma anche verso tanti italiani civili e militari deportati in Germania e sfruttati per essere impegnati nelle fabbriche belliche. Queste medaglie a due civitanovesi testimoniano il dramma di chi non è riuscito a tornare fra i propri affetti. Abbiamo il dovere di ricordare e analizzare, anche coi giovani affinchè sappiano scegliere fra il bene e il male». Una scelta sulla quale si è soffermata anche l’assessore ai servizi sociali Barbara Capponi partendo dal concetto di paura: «ho pensato molto a cosa raccontare oggi che non fosse già stato detto – riferisce – e ho pensato di voler parlare della parola paura. La paura è stata la base di ciò che è successo. Avere paura non è un peccato, è una delle emozioni di base. Dopo le emozioni però arrivano i pensieri e oggi non dobbiamo solo avere memoria di chi ha subìto, ma anche di chi ha scelto la parte sbagliata della paura. Non furono i gerarchi nazisti a condannare alcune famiglie, ma i vicini di casa che temevano che sarebbe potuto capitare anche a loro. Come è stato possibile che nessuno si sia fermato di fronte ai bambini? Il peccato è stato scegliere l’azione sbagliata dietro un’emozione che è normale. Ci sarà memoria vera solo quando ciascuno di noi capirà che facciamo la scelta sbagliata di fronte ad un’emozione che è legittima».

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Carla Martella con la foto di suo padre Mario Martella

Toccante la testimonianza di Carla Martella della storia di suo papà Mario, scomparso qualche anno fa proprio a Civitanova, romano di nascita e Giusto fra le nazioni. «E’ con emozione che presento papà mio – ha detto Carla Martella – ma vi voglio parlare della bellezza e della normalità del bene. Salvare chi è bisognoso di aiuto può sembrare eroico, ma è anche profondamente normale. Nel Talmud si dice che chi salva una vita salva l’umanità intera. Salvare una vita mettendo a rischio la propria garantisce la salvezza per l’eternità. Papà Mario fece senza esitazione quel gesto consapevole perché per lui era normale farlo, “tutti avrebbero dovuto farlo, non si poteva non fare”. Così diceva con umiltà e coi lucciconi agli occhi a chi gli rivolgeva domande dicendo “Io ho ricevuto di più di quanto ho dato”. A noi non ha mai raccontato quanto fece per la famiglia ebrea, lo abbiamo appreso solo in seguito quando il nipote dell’uomo salvato scoprì il libro di suo nonno con la cronaca di quegli eventi».

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