A Piediripa un carcere da 200 posti,
l’idea del garante Giancarlo Giulianelli
«C’è l’ok del Comune»

MACERATA - Il progetto prevede di reperire un'area adeguata probabilmente tra Piediripa e San Claudio: «Non uno spazio escluso dalla città ma un quartiere con spazi fruibili da tutti come la biblioteca e il teatro»

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Giancarlo Giulianelli

Un carcere da circa 200 posti, in un’area di dieci ettari tra Piediripa e San Claudio al confine tra i comuni di Macerata e Corridonia. Una ipotesi a cui sta pensando il garante regionale dei diritti, Giancarlo Giulianelli, che ha già incassato il parere favorevole del sindaco di Macerata, Sandro Parcaroli, per un progetto che al Comune non costerebbe nulla visto che l’opera sarebbe finanziata dal ministero per le Infrastrutture e realizzata assieme a quello della Giustizia. Tra l’altro Macerata è attualmente l’unica provincia delle Marche che non ospita un carcere.
«Stiamo cercando di reperire un’area o più aree – spiega Giulianelli – poi la proporremo per iniziare un iter che è tutt’altro che semplice. Il primo passo da compiere era quello di ottenere l’ok dell’amministrazione che è prontamente arrivato».
L’idea alla quale l’avvocato maceratese sta lavorando prevede una casa circondariale a misura d’uomo, rispettosa del dettato costituzionale, e che abbia tutti gli spazi, soprattutto all’aperto, necessari ai detenuti per le attività trattamentali: «L’idea moderna, o meglio attuale, del carcere è quella di uno spazio non escluso, di un quartiere della città con spazi fruibili anche dall’esterno come ad esempio la biblioteca e il teatro. Sono esperienze che nelle Marche abbiamo fatto ad esempio con il primo festival dei teatri in carcere. Basterebbe applicare l’ordinamento penitenziario che nel regolamento di attuazione prevede opportunità trattamentali e riabilitative per i detenuti. Spesso però è la carenza di personale che si riverbera a cascata sulla riabilitazione».
Fondamentali gli spazi all’aperto si diceva: «Nelle Marche abbiamo in questo senso esperienze molto significative, ad esempio al carcere di Barcaglione è attivo l’orto sociale che risponde al fabbisogno alimentare del carcere e addirittura dona il surplus alla Caritas. A Montacuto abbiamo organizzato con l’associazione Bambini senza sbarre delle partite di calcio tra detenuti e figli. Sono esperienze importanti».
C’è anche il discorso dell’affettività: «E’ un aspetto molto importante. i detenuti dovrebbero avere il giusto spazio per ricevere le visite dei familiari . Il Covid ha avuto tantissimi aspetti negativi ma in questo ha spinto verso una risposta positiva data dagli incontri a distanza che certo non sostituiscono quelli in presenza ma portano comunque conforto».
Il garante lancia anche un monito sulla sanità penitenziaria: «In carcere si fa difficoltà nel mantenere gli standard previsti. La carenza di medici fa sì che anche nel carcere si soffra di lungaggini anche di anni. A Montacuto stiamo lavorando su un progetto sperimentale di telemedicina ma siamo ancora in fase iniziale».

(Redazione Cm)

 



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