I Fumi della fornace
a Montecassiano,
tra gli ospiti Luigi Lo Cascio

A VALLE CASCIA la quarta edizione della rassegna dal 26 al 28 agosto, tema di quest'anno: il deserto come luogo di costante interrogazione del possibile. L'intervento dell'attore siciliano è previsto il 27

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Il contromanifesto della rassegna

«Di un pugno di sabbia faremo l’inizio di un giardino come, di tutti i granelli di silenzio, abbiamo fatto, dopo l’esodo, il nostro cielo». Con le parole del poeta Edmond Jabès s’inaugura la quarta edizione dei “Fumi della fornace” che si svolgerà dal 26 al 28 agosto a Valle Cascia di Montecassiano, divenuta una specie di cantiere permanente dove si agitano e si incontrano vitalità provenienti da tutta Italia. Il tema di questa edizione sarà il deserto, come luogo di costante interrogazione del possibile. Tra gli ospiti: Luigi Lo Cascio con un suo intervento intitolato Sul deserto (il 27 agosto); letture di Ida Travi, Franca Mancinelli, Rosellina Massi Scataglini, Graziano Graziani ed Emanuele Franceschetti; concerti di Canio Loguercio, Roberto Paci Dalò e La Macina.

Ad apertura delle giornate una serie di tavole rotonde dal titolo Isola e isole – dialoghi per il mondo a venire che ospiteranno Matteo Meschiari, Paolo Godani, Fabio Condemi, Alessandro Mazzi, Francesca Matteoni e Adriano Ercolani. Per il primo anno I fumi della fornace ospiteranno anche un nuovo progetto sonoro che si svolgerà al termine di ogni giornata a partire dalle ore 23:30: Universo a sonagli è curato da Andrea Balietti e Simone Doria e ospiterà Babau, Jadhbadjk e Carolina Martines. La direzione artistica del festival è di Giorgiomaria Cornelio, Valentina Compagnucci e Lucamatteo Rossi.
La festa è sostenuta dalla Regione Marche e dal Comune di Montecassiano, ed è patrocinata dai Comuni di Macerata, Appignano, Treia e Porto Recanati, e dall’Accademia di Belle Arti di Macerata.

Alcuni dei progetti ospistati.

“La specie storta. Terzo movimento: fossili di rivolta” –  A partire dal 2020, Congerie ha dato vita a La specie storta, un rito teatrale collettivo in tre movimenti orchestrato da Giorgiomaria Cornelio e Lucamatteo Rossi. Quest’anno il capitolo conclusivo indaga l’età matura e la stortura come marchio costitutivo. Il progetto si è costruito attraverso un lavoro teorico attorno al tema dell’infanzia degenerata, aperto a molteplici contaminazioni, oltre che a una sperimentazione sul campo insieme al gruppo di performer, scenografi e ricercatori che compone Congerie. Tratto costitutivo di questo progetto è il rapporto con il territorio: il lavoro è stato concepito nel segno di una radicale riattivazione dei luoghi della frazione, volto a coinvolgere la comunità in un esercizio teatrale aperto.
Voce e musiche di Omero Affede con Enrico Bordoni e Isabella Carloni. Le scenografie sono di Luca Luchetti ed Elena Martusciello. I costumi sono disegnati e realizzati dalla Casa di moda Mavranyma.

“Dimora sul limite. Passaggi per organismi diffusi” –  Progetto curatoriale di Diana Caponi e Giulia Pigliapoco, che prende avvio dalle domande: “Si può contenere il deserto? Come si è nomadi se il viaggio è immobile, inatteso, sotterraneo, impercettibile? Interrogativi che si riflettono nella serie di strutture mobili progettate dall’architetto Lorenzo Malloni che popoleranno la festa e saranno attraversate da pratiche interdisciplinari, performance e installazioni che ripensano il modo di abitare partendo dal deserto; ovvero come l’architettura, il luogo, i corpi possano ridisegnare, costruire, mappare, inventare nuovi spazi o plasmarli. Un’indagine sull’abitare, e sulle sue crisi. Tra gli ospiti: Cristina Kristal Rizzo, dance-maker attiva sulla scena della danza contemporanea e tra i fondatori dello storico collettivo Kinkaleri, con il quale ha collaborato attraversando la scena performativa internazionale; Lucia Amara, teorica dell’arte scenica particolarmente interessata alla sperimentazione tra teoria e pratica e tra i critici chiamati da Romeo Castellucci alla Biennale Teatro di Venezia del 2005. Tra gli artisti anche Gaetano Palermo, Mauro Campagnaro e Roberto Paci Dalò.

“Rubina Giorgi. La scena del possibile: teatro, symbolon e corrispondenze” – Mostra a cura di Valentina Lauducci che raccoglie l’eredità di Rubina Giorgi, studiosa che ha dedicato la propria vita alla ricerca di un’idea altra dell’uomo e del mondo. Filosofa, poetessa, docente universitaria, saggista, scomparsa nel 2019, ha vissuto gli ultimi diciannove anni a Macerata, rappresentando un punto di riferimento per gli artisti del territorio. Nella sua sterminata produzione, Giorgi ha dato alle stampe libri imprescindibili come Esercizi 1 per la storica “gialla” Feltrinelli e Figure di Nessuno, saggio di ispirazione per intellettuali alla stregua di Michel de Certeau. In mostra, testimonianze della sua collaborazione con il critico teatrale Bartolucci e alcuni dei più importanti gruppi teatrali d’avanguardia della scena italiana (Socìetas, Il Carrozzone/Magazzini Criminali, Teatro Rebis, Sperimentale Teatro A), corrispondenze private inedite e non con figure eminenti del panorama artistico italiano (L. Saffaro, A. Tagliaferri, S. D’Ambrosio, E. Grasso, D. Brancale, F. Ermini, A. Fazzini). Un omaggio nel segno delle “Corrispondenze dalla villeggiatura”, rassegna dedicata ai roveti ardenti (agli artisti spirito-guida, ai maestri) dell’impianto filo-poetico del festival, che quest’anno renderà omaggio anche al poeta Franco Scataglini, con un intervento serale al Parco della Poesia di Rosellina Massi Scataglini.

“Il fiume non canta più” –  Una mappa fotografica di Gianmaria Pennesi, a cura di Valentina Compagnucci. La mappa fotografica comprende una precisa area geografica delle Marche, quella del fiume Aso, dei Comuni da esso bagnati e del torrente Menocchia. Ciò che oggi rimane dell’antico mondo contadino sono le case: nuove possibili esistenze e riscoperte di quei luoghi dimenticati e abbandonati dallo sviluppo. Immagini della vita mutata in cui tutto è così come vive. Elogio all’incolto, alla dignità di ciò che resta.

 



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