di Mauro Giustozzi
«Viva Macerata, viva questa piazza, viva Mazzini». Queste le parole del sindaco Sandro Parcaroli non appena tagliato il nastro davanti al busto di Giuseppe Mazzini che è stato inaugurato alla presenza di gran parte della giunta comunale e di alcuni consiglieri, dei vertici delle forze dell’ordine, del prefetto Flavio Ferdani e di cittadini che hanno voluto partecipare a questo evento che ha visto sancire il riposizionamento del monumento che occupa una superficie a terra di tre metri per tre metri, è circondato da un decoro di verde ornamentale, collocato sul lato sinistro a scendere da Piaggia della Torre. Come molti ricorderanno, nel 1992, il monumento venne vandalizzato e la testa marmorea originale di Mazzini (opera del 1897 dello scultore locale Sestilio Rosa), venne fatta sparire e fu immediatamente rifatta dallo scultore contemporaneo Sandro Piermarini di Macerata, mentre la decorazione del fusto che sorregge il busto è opera dello scultore palermitano Salvatore Gianrizzo.
Il sindaco Sandro Parcaroli durante la cerimonia
«Ringrazio il mio assessore Iommi –ha detto il sindaco Parcaroli- per aver avuto l’idea di collocare qui il busto di Mazzini, perché Iommi nella nostra giunta è colui che ha idee di riportare molte cose di questa bella città nei luoghi più idonei e così ha fatto in questa occasione collocando Giuseppe Mazzini nella sua bellissima piazza. Un grazie a tutti coloro che oggi sono qui presenti per questa cerimonia che giunge, non a caso, in occasione del 150° anniversario dalla morte di Mazzini».
Il busto di Mazzini dopo anni in cui era rimasto nascosto tra la vegetazione di largo Donatori di Sangue, in via Don Minzoni, è tornato a svettare in piazza Mazzini. A pensare allo spostamento del busto fu l’assessore Silvano Iommi che, nel lontano 2008, quando era consigliere comunale, aveva presentato una mozione che fu approvata all’unanimità per chiedere che la statua di Mazzini fosse ricollocata nella piazza a lui intitolata. E ora che è diventato assessore, insieme alla giunta nello scorso autunno ha dato attuazione a quella scelta che ora si è compiuta. E proprio l’assessore alla valorizzazione del patrimonio ha voluto ricordare con quanta determinazione si sia battuto per arrivare a questo risultato finale di portare Giuseppe Mazzini nella piazza di Macerata a lui intitolata.
L’assessore Silvano Iommi
«Oggi voglio ringraziare tutti coloro che sono stati al mio fianco per portare qui questo busto che ha quasi 120 anni –ha esordito Silvano Iommi- alcuni pezzi sono stati fatti in una seconda fase ma il fusto che sorregge tutto appartiene ad un opera risalente al 1897. Grazie al sindaco Meschini ed al consiglio comunale del 2008 che votò una mia mozione che proponeva lo spostamento di questo busto da largo Donatori del sangue a piazza Mazzini. E grazie all’attuale consiglio comunale, la giunta, il sindaco Parcaroli che mi ha consentito di poter completare questo trasloco, di attuare questa operazione. Ci abbiamo messo 15 mesi, Macerata è forse una città lenta ma in fondo arriva sempre. La lentezza della saggezza per certi aspetti che qualche problema lo crea ma il risultato lo porta a casa. Siamo gente picena piuttosto dura ed ostinata e lo siamo stati anche in questa occasione. Si poteva fare prima, si poteva fare meglio, ognuno aveva una sua idea dove collocare questo busto nella piazza che è la vera piazza popolare della nostra città. Non è la piazza centrale, luogo della omologazione e rappresentanza di fronte al palazzo del governo. Ma il luogo popolare è questo di piazza Mazzini in compagnia di una toponomastica interessante che comprende via Fratelli Ciccarelli altri personaggi importanti nel periodo risorgimentale, corso Cairoli e via Gioberti un ambiente molto consono a Mazzini. Ricordo a tutti che nel 1897 quando il busto di Mazzini fu inaugurato ci furono tre giorni di festa a Macerata».
L’assessore Iommi ha poi ricordato quello che significa questo primo passaggio di spostamento del monumento dedicato a Giuseppe Mazzini. «Il busto è stato posto a sud, guarda la città, non è a nord quindi non diventerà nero ed irriconoscibile come era prima a causa delle piante di cui era circondato che gocciolavano resina –ha sottolineato ancora- non è ancora del tutto ultimato perché manca l’illuminazione ed alcuni ritocchi, è un’opera ancora in corso e credo che sia il primo passo, un viatico per riaprire il più presto possibile il Museo del Risorgimento che sapete è stato chiuso nel 1905 e decine di casse strapiene di cimeli sono ancora nei depositi della biblioteca Mozzi Borgetti».
Riccardo Piccioni
La figura storica di Mazzini nel 150° anniversario della morte è stata ricordata dal professor Riccardo Piccioni, docente di Storia del Risorgimento presso l’Università di Macerata. «Fa onore all’amministrazione ed all’intera città -ha detto Piccioni- la scelta di dedicare un’attenzione così partecipe e sentita alle sorti di questo monumento a Giuseppe Mazzini. Non sono tante le città italiane che lo hanno fatto in occasione di questa ricorrenza che si celebra oggi. E questo la dice lunga sui legami che Macerata instaura col suo passato, col territorio e con la storia dei personaggi che lo hanno modellato nel corso del tempo. Di Mazzini potrei parlare per ore e giorni interi. In questo ambito mi preme sottolineare l’iconografia di questa statua che raffigura una tipica espressione di Mazzini, un volto serio, austero, pensoso, da eterno vecchio qualcuno direbbe, con la barba curata e di nero vestito a lutto. Scelta che fece da giovanissimo, appena ventenne, in segno di lutto per la sua patria martoriata e calpestata dalle armi dello straniero. Essere un capo rivoluzionario come egli fu significa solitudine, sentire il peso di obiettivi alti che non arrivano mai. E tutto intorno ci parla di morti, di sacrificio, di giovani che hanno dato la vita alla patria. Va anche detto che Mazzini già in quell’epoca parla degli Stati uniti d’Europa con una visione che ci riporta ai giorni nostri. La Giovine Italia che ideò Mazzini poi altro non è che un prototipo e precursore della forma partito che nacque alla fine dell’Ottocento».
Pasquale Miniero
A concludere la cerimonia di inaugurazione del busto il vice presidente dell’Associazione Mazziniana Italiana Pasquale Miniero che ha voluto ricordare in particolare «la rivista Roma del Popolo che fu iniziata nel 1871, durò un anno e che portò Giuseppe Mazzini ad illustrare quelli che erano i suoi temi che spaziavano dalla guerra franco-germanica, la politica internazionale le classi artigiane, il manifesto sulla rivoluzione francese, l’internazionale di Napoli le reliquie di Foscolo, il Comune e l’assemblea. Tutti articoli che riproducono i temi che Mazzini aveva portato avanti nei 30 anni che aveva vissuto a Londra. Argomenti che portò avanti sino alla fine della sua vita, tanto che poi la rivista finì».
Giuseppe Mazzini arriva nella sua piazza «Finalmente, un viaggio lungo 13 anni» (FOTO)
Il busto di Giuseppe Mazzini si trasferisce nella piazza a lui dedicata
Giuseppe Mazzini si trasferisce, iniziati i lavori per spostare il busto (Foto)
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Complimenti. Ottimo lavoro.
Non fini di dire “Viva Mazzini “ che si aprì uno squarcio lungo quanto la piazza da cui uscirono altissime fiamme sputanti birra bollente. Poi fulmini, grandine gigante e palle di fuoco provenienti da un vicino vulcano appena risvegliatosi caddero sul gruppetto dei risorgimentali leghisti e nostalgici di ogni tipo, anche quelli della cantina che una volta si trovava in fondo alle scalette, mentre un terremoto sconvolse l’intera piazza meno i bar frequentati dagli stranieri che non fanno dormire il noto abitante zonale. Il tutto durò pochi minuti. Poi tornò il sereno e un silenzio che non faceva il minimo rumore, assoluto, da pomeriggio estivo all’ora della pennichella. In piazza non era rimasto nessuno. Ognuno era fuggito come poteva e senza aspettare chicchessia. Era rimasto solo il busto dell’eroe che improvvisamente aprì gli occhi e dopo essersi guardato tutt’attorno, scoppio in una fragorosa risata a cui subito fece eco la statua di Garibaldi che si mise ad urlare che sembrava Ciccio Ingrassia in Amarcord: “Voglio un cavallo, portatemi un cavallo, prima che battezzano pure me!!”
Apostolo del Risorgimento!!!!!
Mazzini da buon cospiratore e rivoluzionario, da deista cultore dell’iniziazione e della profezia, da fondatore seriale di società segrete, da repubblicano intransigente ha poco da spartire con la “lentezza della saggezza” richiamata con bonaria ironia dall’architetto Iommi (e da collegare al già noto “dinamismo dell’immobilismo”), che lo ha fatto tuttavia approdare da nord a sud, seppure col contrappasso del fondale un po’ straniante dell’ex ufficio del catasto; mentre forse gli sarebbe idealmente più consona questa “gente picena piuttosto dura e ostinata”, se non pencolasse tra la preservazione disincantata di una identità originaria e la coltivazione appassionata delle appartenenze di pensiero e di azione…