Pascoli a secco in quota
«Sopra i mille metri non c’è acqua,
è dal sisma che i fontanili sono asciutti»

REPORTAGE sulle alture tra Ussita e Visso tra condotte mai ripristinate e bottini di presa senza recinzione, dove a sei anni dal terremoto si viaggia ancora con le autobotti per abbeverare gli animali. L'allevatore Giovanni Paris: «L’anno scorso, da metà aprile a luglio e poi da ottobre a novembre ho dovuto trasportare 180 quintali di acqua al giorno, sinora sono stati spesi 600-700mila euro. Le sorgenti ci sono, basta captare»

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Fontanile rotto e a secco dopo il sisma

di Monia Orazi

Fontanili a secco d’acqua, condotte mai ripristinate, bottini di presa senza recinzione, in cui si cattura acqua che non arriva mai a destinazione e sui pascoli di Arette di Macereto ad oltre sei anni dal terremoto manca ancora l’acqua, per abbeverare gli animali in estate si viaggia ancora con le autobotti. Lungo quella terra di nessuno che ad oltre mille metri di altezza segna il confine tra Visso ed Ussita, un palo conficcato in terra, con accanto i resti di una sbarra di sollevamento in disuso, si incontra persino un lungo cavo volante, è quello che porta elettricità alla pompa che spinge acqua verso la frazione Cupi di Visso, che nei periodi di siccità resterebbe a secco.

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Giovanni Paris con la madre

Quassù i pascoli, dove gli allevatori della zona portano i loro animali in estate, sono inframmezzati dagli arbusti di ginepro, che in alcune aree hanno preso il sopravvento. Le strade che nel fine settimana sono il regno di escursionisti ed appassionati di bici, gli allevatori devono percorrerle con robusti fuoristrada, andando a passo d’uomo che il fondo dissestato può in breve procurare danni ai mezzi. E’ in questo contesto difficile che continua a vivere con testarda caparbietà, Giovanni Paris, che insieme alla madre ed al padre Costantino gestisce l’allevamento di famiglia, 150 pecore, 100 mucche, alcuni asini e quattro cavalli. E’ lui che a 34 anni rimane l’unico abitante di Vallestretta di Ussita, legato alla natura ed all’allevamento. L’acqua che raggiunge Vallestretta, viene da Casali di Ussita, invece ad Arette di Macereto sono tre i fontanili che non funzionano, sono state posizionate quattro botti in plastica non lontano dal rifugio, ma manca la copertura, qualsiasi animale vi può entrare inquinando l’acqua.

Spiega Giovanni Paris: «L’anno scorso, da metà aprile a luglio e poi da ottobre a novembre ho dovuto trasportare 180 quintali di acqua al giorno, sinora sono stati spesi 600, 700mila euro per trasportare l’acqua per gli allevatori, ma ad oltre cinque anni dal terremoto il problema non si è risolto. A Macereto non c’è acqua, ai turisti che passano l’abbiamo sempre data noi. Sopra Vallestretta ci sono due sorgenti, altre quattro sotto ai Piani di Pao, dove in estate con la transumanza ci sono al pascolo almeno 800 animali. Le sorgenti ci sono basta fare le opere di presa e organizzare la captazione dell’acqua. In mezzo alla vallata, tra le rocce c’è anche una cascata, con la pressione di caduta dell’acqua si potrebbe alimentare anche un mini impianto idroelettrico».

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Sorgente coperta di sassi e griglie

Ha le idee chiare il giovane Paris, che chiede un intervento complessivo che mira a risolvere una volta per tutte il problema: «Intorno ai mille metri non c’è acqua, dopo il terremoto i fontanili sono rimasti asciutti. Per i primi quattro anni il trasporto di acqua è stato garantito dalla Protezione civile regionale con le autobotti, dall’anno scorso abbiamo dovuto provvedere da soli, con un notevole aggravio economico per noi allevatori. Sotto ai Piani di Pao ci sono anche alcuni bottini di presa fatti realizzare dallo storico sindaco di Ussita Nicola Rinaldi. Le sorgenti ci sono, basta captare l’acqua. Si faranno dei bacini di accumulo, ma con le temperature torride, in estate la metà dell’acqua piovana evapora. Sarebbe molto meglio fare dei bacini di accumulo per l’acqua delle sorgenti. Siamo già a metà febbraio e non abbiamo notizie, abbiamo chiesto di incontrare il sindaco di Ussita. Oltretutto con le strade dissestate, portando su l’acqua per il peso le botti si spaccano».

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Bottino di presa con recinzione divelta

Percorrendo il sentiero che conduce a Cupi di Visso, si trovano due bottini di presa, uno ha il recinto divelto, manca persino il lucchetto all’entrata, uno non è allacciato. Andando più avanti poco prima di girare per Macereto c’è un fontanile parzialmente spaccato dal terremoto, rimasto in secca, su cui nessun intervento è stato fatto. Si incontra anche una piccola sorgente su cui sono state messe sopra alcune griglie per proteggerla dagli animali, ma l’acqua è libera di scorrere ovunque. Solo in una parte delle montagne sopra Ussita condotte idriche e fontanili sono stati in parte ripristinati. Sul fronte Macereto sono stati sistemati i trocchi di un fontanile, ma manca l’acqua. Anche a valle, lungo il corso del torrente Ussita a volte quando la centrale idroelettrica è accesa e la portata dell’acqua cala, dopo il terremoto, specie in estate il fiume resta a secco.

 

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Piani di Pao, luogo di transumanza

 

Laghetti artificiali a Ussita e Visso, così c’è acqua per i pascoli



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