Il palco dello Sferisterio
di Marco Ribechi
Francesco De Gregori sold out allo Sferisterio tra molti applausi e poche parole. E’ filato via rapido e diretto il concerto del cantautore romano tanto atteso nel tempio della lirica maceratese.
Francesco De Gregori
Ventidue brani suonati quasi senza sosta, senza fronzoli, con pochissime frasi rivolte al pubblico se non durante i primi tre brani inziali, eseguiti senza band sul palco e solo con chitarra, armonica e voce, modello Bob Dylan. Un concerto molto apprezzato dai fan ma che ha comunque lasciato a qualcuno un piccolo dispiacere: all’appello infatti sono mancati Sante Pollastri e Costante Girardengo, i protagonisti de “Il bandito e il campione”, forse la canzone più famosa ed amata di De Gregori, scritta dal fratello dell’artista, Luigi De Gregori, in arte Luigi Grechi. Il brano che in molti chiedevano tra i bis, non è stato eseguito, così come non si è ascoltato un altro inno generazionale, quel Pablo composto a quattro mani con Lucio Dalla.
Francesco De Gregori
De Gregori solo sul palco apre il concerto nel suo stile più classico, maglietta, cappello e occhiali da sole. In braccio la chitarra e al collo un’armonica così come vuole la più classica delle tradizioni dei songwriters d’oltreoceano. Il primo brano è Cose e, al termine, De Gregori in uno dei suoi rarissimi interventi diretti al pubblico spiega: «Così è come ho cominciato, da solo con la chitarra – racconta l’artista – è anche comodo perché ci si mette una chitarra in spalla e si gira nei locali. Per Venditti era più dura perché lui suonava il pianoforte. Facevo da spalla ad un gruppo che aveva la tradizione di farsi lanciare di tutto dal pubblico, lo stesso pubblico che tutto sommato con me era carino perché mi ignorava. Altre volte mi gridavano “Ma che sei venuto a fa?”, “Se non lo sa Alice che ne sappiamo noi?” e frasi del genere. Il contratto prevedeva che facessi almeno tre canzoni per guadagnarmi la paga, la quarta potevo eseguirla solo se conquistavo la platea. Beh non sono mai andato oltre il terzo pezzo. Questa è la prova che non si possono fare più di tre brani solo con chitarra e voce».
Il pubblico dello Sferisterio
La tradizione è stata rispettata anche a Macerata dove al primo sono seguiti L’uccisione di Babbo Natale e A Pa’. A questo punto entra in campo la band e il ritmo cambia, sfociando spesso nel rock. I brani successivi sono Scacchi e Tarocchi, La testa nel secchio, La storia siamo noi. Sempre molto applauditi dal pubblico che però attende i grandi classici come Titanic, che quasi fa ballare la platea con ritmiche latine, Alice, Rimmel e naturalmente Generale. I pezzi vengono proposti uno di seguito all’altro senza sosta, senza interventi, quasi come in un disco registrato. Il concerto si avvia verso il finale con alcuni dei pezzi più famosi: Buonanotte fiorellino, La donna Cannone, La leva calcistica della classe ’68. Dopo Cercando un altro Egitto De Gregori saluta e augura la buonanotte. Il pubblico non ci sta e comincia a corteggiarlo urlando “bis, bis” e così, dopo una pausa non troppo breve, riesce il chitarrista che attraverso un assolo di chitarra richiama la band al completo sul palco. C’è tempo per Il Vestito del violinista e Viva l’Itala prima che l’artista elogi lo Sferisterio augurandosi di tornare presto, poi il concerto si chiude definitivamente. C’è chi pensa sia un’altra trovata scenica o uno scherzo, non si può andar via senza ascoltare “Il bandito e il campione” ma invece è tutto reale, quell’ultimo “Buonanotte” è definitivo e al pubblico non resta che alzarsi tra gli applausi e avviarsi verso casa.
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E perchè no un gran finale con “La locomotiva”!