Il concerto di ieri allo Sferisterio
di Marco Ribechi
Può un uomo solo occupare tutti gli oltre cento metri del palco dello Sferisterio senza farne percepire alcun vuoto? La risposta è sì se quest’uomo si accompagna con un pianoforte e si chiama Stefano Bollani.
Stefano Bollani sul palco dello Sferisterio
L’artista milanese, nella notte di ieri, davanti a un’arena stracolma, ha strappato piogge di applausi offrendo uno spettacolo singolare ad un pubblico preparatissimo. Il tema della serata era infatti “Jesus Christ Superstar”, trasformato attraverso variazioni musicali alla maniera di Bollani ma sempre riconoscibile e comprensibile. Proprio nella stessa arena che negli ultimi anni con grandissimo successo ha ospitato per ben due volte il musical e la star che fin dal lontano 1974 interpreta il ruolo di Gesù, l’intramontabile Ted Neeley. I maceratesi quindi hanno una discreta preparazione sulle musiche di Andrew Lloyd Webber e anche sul racconto, non sempre fedele ai passi biblici, messo in scena da Tim Rice.
Bollani però prende con delicatezza questi temi dalla fama colossale facendoli propri, senza trasformarne l’identità e accompagnando gli ascoltatori nel medesimo percorso sonoro, unendo fantasia e fedeltà. Ne risulta un concerto piacevole, a tratti pirotecnico grazie alla valanga di note che fuggono dal pianoforte in un vortice sonoro, così come Bollani ha ormai abituato il suo pubblico. Particolarmente efficaci i temi più rock, quelli in cui a parlare sono i sommi sacerdoti Anna e Caifa (This Jesus Must Die) oppure Giuda nel finale (Juda’s death), forse il pezzo più psichedelico di tutto il musical. Interessante anche l’aneddoto sul brano dedicato all’eccentrico e narcisista Re Erode (King Herod’s Song) che a quanto pare era stato inizialmente pensato per Rita Pavone ma senza successo. «Pensate ai gradi di separazione tra Gesù Cristo e Rita Pavone» esclama ironico Bollani. Come un vero presentatore l’artista alterna i brani a spiegazioni tecniche e a simpatiche battute che conquistano il pubblico ancor più di quello che hanno fatto le sue dita. Al termine c’è ancora spazio per qualche bis. Alcuni temi tratti dal film su Renato Carosone, musicato dallo stesso Bollani, e, a mo’ di trastullo, la divertente Sopra i vetri di Enzo Jannannacci, un brano poco conosciuto ma che mette in campo tutta l’ironia del musicista medico milanese. Lungo il colonnato dell’arena, da sinistra a destra, si sentono solo applausi e “Bravo” urlati con entusiasmo e partecipazione in una serata davvero speciale nella sua semplicità.
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