Da sinistra: Paolo Bortolameolli, Cinzia Maroni, Enrico Girardi, Henning Brockhaus
di Marco Ribechi
La Traviata degli specchi in attesa del nuovo debutto allo Sferisterio ritorna agli aperitivi culturali. Sarà uno spettacolo nuovo sotto molti punti di vista quello che andrà in scena questa sera all’arena, replica dell’acclamatissima opera messa in scena per la prima volta nel ‘92 e diventata una delle rappresentazioni cult nella storia della lirica maceratese, ma allo stesso tempo reduce da significativi cambiamenti e ammodernamenti, tanto da far dire al regista Henning Brockhaus: «Ora è fortemente migliorata». Proprio Brockhaus quindi, insieme al maestro Paolo Bortolameolli, sono stati i protagonisti del format di approfondimento sull’opera organizzato nel cortile dell’asilo Ricci e diretto da Cinzia Maroni. A tenere però le redini dell’intervista il giornalista Enrico Girardi.
Al centro Enrico Girardi
L’incontro si apre con il ricordo di Graham Vick con cui il giornalista aveva parlato per l’ultima volta proprio nel salotto maceratese, alla vigilia del tanto discusso Flauto Magico. Mentre in passato Girardi di Traviata aveva analizzato l’aspetto musicale oggi l’attenzione è tutta sulla protagonista come suggerisce il titolo del dibattito: “Tra donne sole: Manon, Maria, Margherita, Violetta”. Proprio dall’intreccio di personaggi letterari e reali trova genesi la Violetta di Verdi. «Partendo dalle fonti troviamo per prima Manon – spiega Girardi – la protagonista femminile del romanzo Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut. Da una copia di quel libro ritrovata in un’asta parte tutta la vicenda de La signora delle Camelie di Dumas, in cui Manon viene presa a modello per analizzare la vita della nuova protagonista Margherita. Ma di nuovo questo testo non è altro che il racconto autobiografico dello stesso Dumas, che all’epoca era invaghito e frequentava la prostituta Madamoiselle Alphonsine, ovvero Marie Duplessis, per gli amici Maria». Il romanzo di Dumas, anche grazie allo stratagemma di tirare in ballo tanti personaggi della borghesia parigina del tempo, chiamandoli solo con l’iniziale e facendo partire il “totonomi” , ottiene un successo inaspettato tanto da spingere Dumas a farne un pezzo teatrale. Verdi lo vede e compone la Traviata trasformando però il personaggio femminile che, nell’opera, viene quasi beatificata, cosa che invece non accadrà con le altre donne citate.
Paolo Bortolameolli
Sostanzialmente d’accordo il regista Brockhaus che infatti, proprio per raggiungere maggiore attinenza con il romanzo e quindi creare un’opera con più alto valore di critica sociale, ha apportato alcune modifiche (che non sveleremo) per rendere più chiara la lettura. Ma se nell’interpretazione dei personaggi è possibile discutere la musica mostra un atteggiamento ben chiaro da parte del compositore. «Verdi fa proprio il romanzo di Dumas – dice il direttore Paolo Bortolameolli – infatti la musica sempre va verso una benedizione e trasposizione di Violetta tramite l’amore. Credo che il compositore abbia voluto dare la sua interpretazione personale alle vicende di queste donne. Sicuramente si tratta di una musica estremamente interessante che pur rispettando la tradizione guarda al futuro, non solo accompagna lo svolgimento della scena ma collega le emozioni e i sentimenti dei personaggi. I suoni parlano della fragilità di Violetta, gli acuti, le dissonanze, i silenzi, ci rimandano a una protagonista in difficoltà».
Claudia Pavone
Prima della chiusura dell’incontro c’è spazio anche per un saluto da parte di Claudia Pavone nascosta tra il pubblico, ovvero la Violetta che stasera salirà sul palco dello Sferisterio per farci scoprire questa nuova Traviata degli specchi trasformata in molti punti chiave. L’aperitivo offerto da maga Cacao chiude l’ultimo appuntamento della prima settimana. Sabato 31 luglio arriverà Alberto Batisti ad offrire il suo intervento nel dibattito: “Parigi, o cara: Verdi e la Francia”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati