Alessandro Savi
«In tutta onestà, non mi sento di rimproverare nulla all’amministrazione Parcaroli e all’assessore Riccardo Sacchi che hanno cercato di difendere, ad un tempo, l’interesse e l’identità calcistica della città. Sarebbe però onesta e doverosa da parte loro una rettifica della valutazione e del giudizio politico sulla vicenda Lube. Soprattutto oggi che vivono in prima persona la delusione del tradimento e della doppiezza dei propri interlocutori». Sono le parole di Alessandro Savi, esponente maceratese di Articolo Uno, in merito alla vicenda calcistica che ha visto il Matelica in procinto di sbarcare ad Ancona per affrontare il prossimo campionato professionistico, dopo anni in cui sembrava essere sempre sul punto di stabilirsi a Macerata. Le sue argomentazioni, però, iniziano con un paragone del passato. «La scelta del presidente del Matelica Mauro Canil di spostare la sua squadra a giocare in Ancona ha dei tratti simili ed altri addirittura sovrapponibili alle vicende che determinarono la scelta della Lube di trasferirsi a Civitanova – esordisce Alessandro Savi -. Allora, e anche oggi, la minoranza (che dallo scorso settembre è al governo della città) attaccò l’amministrazione comunale con una speculazione che fu, ed è tuttora, di un qualunquismo disarmante.
Il Palas Fontescodella durante una partita della Lube
A tal riguardo, non posso non ricordare il grande sforzo profuso dall’amministrazione Meschini (due bandi per una nuova struttura a Villa Potenza che, a causa dell’insorgere della crisi economica, andarono deserti) e quello dell’amministrazione successiva che cercò di aumentare la capienza del Fontescodella una volta preso atto dell’impossibilità di realizzare un nuovo palas che avrebbe comportato un esborso superiore al budget di un intero anno del bilancio dei servizi sociali. La Lube giocò su due tavoli: mentre rinunciava al contributo annuale versato dal comune di Macerata per contribuire all’ampliamento del Fontescodella, trattava con il comune di Civitanova per lo spostamento in riviera. E, com’è noto, scelse Civitanova. Oggi è avvenuta più o meno la stessa cosa: l’amministrazione Parcaroli ha trattato con il Matelica del patron Canil il trasferimento definitivo a Macerata concedendogli tutto ciò che aveva richiesto ma ponendo un solo e sacrosanto veto sul nome della futura società. “Macerata-Matelica”, infatti, non poteva che essere un nome transitorio, destinato a diventare in un paio di anni “SS Maceratese 1922”, nome glorioso di una società che si appresta a celebrare il centenario. Ma Canil ha scelto Ancona, proprio come la Lube scelse Civitanova – prosegue l’esponente di Articolo Uno Macerata -.
Il sindaco Sandro Parcaroli
Abbiamo perso un treno? Direi proprio di no. Innanzitutto perché nel calcio l’identità conta moltissimo: senza il nome “Maceratese” nessun tifoso si sarebbe mai appassionato alla squadra e questa realtà “ibrida” sarebbe rimasta comunque matelicese e non maceratese. Non è poi da sottovalutare la macchia che sarebbe in ogni caso rimasta nella storia della nostra società che sarebbe salita in serie C non per propri meriti (come avvenuto appena un lustro fa) ma per una “operazione di palazzo” che avrebbe per certi versi ricordato l’approdo della Lube in Serie A1 avvenuto grazie all’acquisto di un titolo sportivo di un’altra società. Meglio la coerenza, dunque. E, in tutta onestà, non mi sento di rimproverare nulla all’amministrazione Parcaroli e all’assessore Riccardo Sacchi che hanno cercato di difendere, ad un tempo, l’interesse e l’identità calcistica della città. Sarebbe però onesta e doverosa da parte loro una rettifica della valutazione e del giudizio politico sulla vicenda Lube. Soprattutto oggi che vivono in prima persona la delusione del tradimento e della doppiezza dei propri interlocutori».
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